Luca Tadolini*
Negli ultimi dieci anni, la Libia è la quarta nazione aggredita e distrutta da una alleanza militare a guida Usa: nel 1999 la SerbiaKosovo, nel 2001 l’Afghanistan, nel 2003 l’Iraq, nel 2011 la Libia.
Nelle prime 4 Nazioni, ancora oggi, sono presenti forze armate, ovviamente “di pace”, Usa e Nato. In Iraq e specialmente in Afghanistan, è tuttora in corso una guerriglia contro i “liberatori”.
Queste guerre hanno sempre avuto il servile avvallo dell’Onu, e l’appoggio pressoché totale dei mass media del cosiddetto “mondo libero”.
Il bombardamento mediatico dell’opinione pubblica, infatti è stato decisivo quanto quello dell’aviazione delle democrazie occidentali: il movimento “pacifista” mobilitato per il Vietnam e gli Euromissili, è rimasto ipocritamente silenzioso. Il devastante potere distruttivo dell’aviazione Nato+Usa è la vera chiave di volta delle “liberazioni”, dall’ex Jugoslavia alla nostra “quarta sponda” libica. Satelliti, droni senza pilota, missili Tomawak, Tornado, Mirage, bombe intelligenti, spianano la strada alla “democrazia”.
Le centinaia di migliaia di morti iracheni, afgani, ed ora libici sono il prezzo da pagare per la “libertà”, oltre alla distruzione delle migliori infrastrutture e stati sociali del Medio Oriente (Iraq e Libia), ed alla perdita dell’indipendenza e dignità nazionale a favore di governi fantoccio degli stranieri.
A queste guerre è riuscito persino il superamento dello steccato destra/sinistra, caro alla nostra elite politica. La guerra in Kosovo la fece il Democratico Clinton con l’ascaro italiano ex PCI D’Alema, la guerra in Afghanistan ed in Iraq Bush con il fedele Berlusconi, ma con voti parlamentari bipartisan. Oggi Obama, primo presidente Usa di colore, ma non primo Presidente Usa pacifico, attacca la Libia, affiancato ancora da Berlusconi, incitato dal Presidente ex PCI Napolitano.
Con la guerra in Libia crolla l’asse Roma-Tripoli-Mosca, creato da Berlusconi, attraverso l’amicizia personale con Putin e Gheddafi, che garantiva sicurezza, indipendenza energetica, investimenti libici ed imponenti mercati verso Est: una geopolitica intollerabile per Washington e Londra e per l’invidiosa Francia.
La bandiera del tradimento è rimasta nelle mani degli italiani, costretti a mo’ di “super Fantozzi” a bombardare ed uccidere gli alleati libici e l’amico Gheddafi con il quale si era appena firmato un trattato di non aggressione.
In questa storia, però, vivono e muoiono anche uomini d’onore, uomini degni del loro nome e della loro bandiera. Sono quei soldati serbi, iracheni, afgani ed oggi libici che hanno alzato il fucile contro i più potenti eserciti d’Occidente.
Sono loro gli unici combattenti della libertà di questi nostri tempi.
*Storico