La solitudine delle Fiere: ultimo disperato appello

Mentre si sprecano convegni per aree vaste e si investe in grandi strutture che verranno, FierEmilia prosegue la sua attività di successo (nei numeri) in attesa di una sorte che oramai appare inevitabile. Alla faccia della zona nord di Reggio, presunta “vetrina” della città
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Enrico Banfi

Non se se ci avete fatto caso; l’altro giorno al Malaguzzi, discettando di futuro e Mediopadana, di treni ad alte velocità e delle società che cambiano rapidamente nei gusti e nella velocità, nessuno dei relatori presenti (c’erano tra gli altri Vecchi, Delrio e Prodi) ha mai fatto cenno terminologico ad un eventuale centro fieristico o polo convegnistico. Vietato parlarne. Anche perché la fine annunciata delle fiere reggiane (tra le poche ad avere negli ultimi anni bilanci addirittura in positivo ed a vantare eccellenze espositive nazionali, quali l’Ornitologica o il Camer o la Suinicola e il Salone del Cavallo, ormai trasferitosi a Cremona ed altro ancora) chiama in causa con tutta evidenza il fallimento, almeno su questo fronte, della politica locale. Ma anche la classe imprenditoriale e le istituzioni economiche non ci fanno una bella figura. Insomma, la nostra provincia sta perdendo un pezzo importante della propria identità sociale ed economica nel silenzio generale e ormai rassegnato. Mentre altre realtà hanno recentemente fatto di tutto per salvare le proprie fiere, vedi Genova o Brescia o Faenza. Nel frattempo alcune esposizioni importanti hanno annunciato, in assenza di certezze e nella necessità di organizzarsi un anno per l’altro, il loro addio a Reggio Emilia. Altre destinazioni le attendono, altre città ben contente di diventare la loro sede.

Enrico Banfi, che parla da tempo (e invano) a nome degli organizzatori delle diverse manifestazioni, presentando gli imminenti appuntamenti fieristici del weekend, ha lanciato l’ennesimo appello. Anche perché nel dicembre 2016 scadrà il loro tempo e dovrà essere ultimata l’asta per gli immobili del quartiere di Mancasale. L’indotto che ogni anno le Fiere riuscivano a portare alla comunità parla di 100mila persone, che danno da lavorare al reparto del commercio e dell’alimentare, dell’alberghiero e dei trasporti, movimentando decine di milioni di euro. Oltre che dare un lavoro fisso a circa 5mila persone. Soprattutto la regione Emilia Romagna perderà l’unica struttura in grado di organizzare importanti eventi legati alla zootecnia (la vocazione precipua del polo fieristico di casa nostra) e sostanzialmente all’intera filiera del Parmigiano-reggiano.

Intanto FierEmilia organizza per il 5 e il 6 dicembre un altro appuntamento in grado di radunare collezionisti e appassionati da tutt’Italia: Cambi & Scambi assieme alla mostra del Fumetto e dell’Elettronica (con possibilità di acquistare il biglietto a 6 euro invece che 8 scaricandolo dal sito www.expofiere.net). Numeri importanti per edizioni pluridecennali che rischiano da domani di restare nella memoria di tanti. Godiamocela allora per un altro fine settimana.

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