La sicurezza (sul lavoro) non è né di destra né di sinistra

Le cosiddette “morti bianche” non sono, cromaticamente parlando, né “rosse” né “nere. Come i rispettivi cliché sociali di sinistra e destra possono influire anche sulla campagna elettorale reggiana

La centrale idroelettrica di Suviana continua tragicamente a restituire cadaveri ai tentativi ormai disperati dei soccorritori. La vicenda, l’ennesima purtroppo che colpisce il mondo del lavoro, può impattare significativamente anche sulle prossime elezioni amministrative reggiane. Lo dimostrano le decine di migliaia di persone che hanno manifestato in Emilia in segno di solidarietà con le vittime di Suviana.

Il presidio contro gli incidenti sul lavoro organizzato da CGIL e UIL davanti alla Prefettura di Reggio (foto dalla pagina FB della Camera del Lavoro di Reggio Emilia)

Se è vero, come è vero, che la sicurezza e la lotta al degrado e alla microcriminalità non sono un tema di destra o di sinistra, ma riguardano in prima persona ogni reggiano e reggiana indipendentemente dal loro orientamento politico, ciò è altrettanto vero anche per la sicurezza sul lavoro.

card.Zuppi
Strage di Suviana
Marco Massari
Giovanni Tarquini
Claudio Guidetti
Cosimo Pederzoli
Elly Schlòein
Giuseppe Conte
Anche il cardinale Zuppi alla manifestazione dei sindacati a Bologna

Da tempo gli operai e più in generale chi svolge lavori anche di tipo manuale non votano più a sinistra.

In Italia, alle politiche del 2022 il partito più votato dagli operai, secondo l’Istituto demoscopico Pagnoncelli, è stato Fratelli d’Italia, col 34,6%. Al secondo posto i 5S col 16,4%, al terzo la Lega col 13,4%, solo quarto invece il PD, che in via del tutto teorica sarebbe l’erede storico della sinistra, sulla quale in passato tendeva a concentrarsi il voto delle tute blu. A Reggio, città tradizionalmente progressista, le percentuali sono leggermente diverse, ma non si discostano troppo da questo quadro.

Perciò gli incidenti sul lavoro non riguardano solo gli “operai”. Le virgolette sono quasi d’obbligo, visto che oggi la maggior parte dei lavori manuali non solo comporta un’interazione continua con macchinari complessi e costosi, ma richiede abilità intellettuali o relazionali ben lontane da quelle che costituivano il bagaglio di competenze dell’operaio massa del’800 e delle maestranze delle grandi fabbriche fordiste degli anni ’70.

I tragici fatti di Suviana

A cadere dai tetti dei capannoni, oltre agli operai, come accaduto il 5 marzo a Mancasale (1 morto), a venire travolti da un treno (31 agosto a Torino, 5 vittime) o a essere sepolti da un centro commerciale che crolla, possono essere anche piccoli artigiani e partite iva, ovvero persone che per una serie di motivi, benchè i loro contratti non di rado camuffino un rapporto di lavoro subordinato o parasubordinato con una grande impresa committente, sviluppano comunque una loro autonoma imprenditorialità. E dunque non fanno sempre ‘naturalmente’ parte del bacino elettorale della sinistra. In particolare nell’edilizia, il confine tra il profilo dell’operaio e quello della partita Iva può essere sottile.

L’economia deve girare, si dice, e anche noi siamo disposti a convenire sul fatto che troppi lacci, lacciuoli e impedimenti burocratici rischino di non giovare alla creazione della ricchezza e dunque alla diffusione del benessere.

Ma lo stillicidio ormai quasi quotidiano di morti e incidenti sul lavoro (tantissimi gli infortuni che non vengono neppure denunciati) dimostra inequivocabilmente che in Italia la flessibilità, la precarietà e la deregulation di appalti e contratti di lavoro siano ormai andati molto al di là della soglia di guardia.

Basti pensare che, nella recente strage (5 morti) del 17 febbraio a Firenze, al centro commerciale in costruzione lavoravano in appalto e subappalto non meno di 40 imprese (!).

Il perfido meme postato sui social da Dario De Lucia di Coalizione Civica che ha fatto imbestialire massariani, piddini e cespugli alleati. In realtà lo smascheratore non è Scooby-Doo bensì Fred

Se Tarquini ha una speranza, per quanto flebile in una città come Reggio Emilia che da sempre vota a sinistra, di ribaltare i pronostici e di ripetere ciò che venticinque anni fa riuscì a Bologna a Guazzaloca, cioè fare la storia e mandare all’opposizione il PD e i suoi alleati (cosa che in una normale democrazia dell’alternanza potrebbe forse essere utile a prescindere) sta proprio qui. Sta cioè nella sua capacità di dimostrare di essere in grado di rappresentare tutte le anime della città e di farsi carico anche di temi come quello della sicurezza sul lavoro. Pensiamo ad esempio alle conseguenze negative che una legge più lasca, come il codice per gli appalti degli enti pubblici, varata dal governo Meloni nel 2023 e di cui Salvini ama fare improvvido vanto, rischia di generare, favorendo indirettamente la proliferazione dei subappalti e allentando i vincoli che rafforzano la sicurezza sul lavoro. O al contrario ai benefici che la vita quotidiana negli uffici, nei negozi, nei cantieri e nelle aziende trarrebbe da un potenziamento degli organici dell’ispettorato del lavoro. E ancora ai vantaggi che deriverebbero dal rispetto più severo delle normative già esistenti, purtroppo raramente fatte applicare, e dall’innalzamento degli standard di sicurezza in termini di prevenzione degli infortuni. Al Binario49 Tarquini giustamente ha rilevato che il ripristino della legalità in una zona degradata come quella della stazione di Reggio comincia innanzi tutto facendo rispettare le leggi. Ben detto, ma lo stesso vale anche per la sicurezza sul lavoro.

La campagna elettorale si scalda. Sic! attacca e Aragona di FdI (che sostiene Tarquini) risponde: “la rivoluzione è bella, un assessorato di più”

Anche in questo settore, a un candidato civico, ancorché moderato, come Tarquini è potenzialmente spalancata una specie di prateria. Il PD è schizofrenico su tutto. Nel Partito di Elly Schlein sui temi del mondo del lavoro le pulsioni movimentiste e a volte un po’ veterocomuniste convivono con approcci liberisti e filoconfindustriali, così come avviene su ogni altro argomento sensibile, dalla guerra in Ucraina ai temi etici. Il PD ha almeno due posizioni contradditorie e pesantemente confliggenti tra loro su ogni argomento politicamente rilevante. Sulle tematiche del lavoro i partitini alleati rimangono spesso arroccati su posizioni ideologizzate, e perciò sono da tempo sostanzialmente incapaci di stare al passo con la modernità, che può piacere o non piacere, ma esiste: la realtà ha la testa dura e raramente si piega ai sogni dei politici. I sindacati lamentano a ragione che il lavoro sia praticamente assente dal dibattito locale, fatte salve la solita sequenza di dichiarazioni indignate e le passerelle di circostanza dei politici, quando una tragedia come quella di Suviana si impone agli onori della cronaca, poi il giorno dopo il lavoro ripiomba nell’indifferenza generale. La sicurezza in città e la lotta al degrado e alla microcriminalità costituiscono problemi epocali che investono tutte le città grandi e piccole, siano esse guidate da amministrazioni di destra o di sinistra. Tuttavia a sfide comunque complesse, e difficili da risolvere, il PD e la sinistra aggiungono un surplus di scorie ideologiche (la sacralità dell’accoglienza, il lassismo verso chi delinque, visto mai come responsabile delle proprie azioni e sempre come eterna vittima della società, la tolleranza, scambiata impropriamente per terzomondismo, verso pratiche religiose discutibili, come il velo che l’islam impone alle donne anche nelle nostre città, ecc.) che anche a Reggio li collocano sempre più lontano dal comune sentire dei loro stessi elettori. A ciò si aggiunga che la coalizione che sostiene Massari, dai calendiani che litigano con i renziani fino agli uni e agli altri che litigano coi Verdi, coi 5S e con Sic, è talmente ampia da essere profondamente divisa su tutto, e non basterà certo il cemento delle poltrone e degli assessorati a tenerla unita e coesa. A Massari servirebbe uno scatto alla Usain Bolt per prendere per le corna e gestire questa cacofonia, ma temiamo che sarebbe impresa ai limiti del sovrumano anche per Che Guevara e Nelson Mandela, figuriamoci per un medico infettivologo. A Reggio il M5S ha già annunciato il suo sostegno a Massari nelle stesse ore in cui a Roma Conte dichiarava che in Puglia i 5S non possono essere alleati col PD, perché il PD, a suo dire, è un partito di cacicchi e capibastone, cioè di ladri. In ogni caso, sabato la quasi Invincibile Armata dei partiti che sostengono Massari si presenta alla città, e se i reggiani desiderano che i vari Claudio Guidetti, Cosimo Pederzoli ecc. diventino i loro nuovi assessori, non devono fare altro che votarli. Contemporaneamente Sangiuliano, ministro dell’Istruzione del Governo Meloni, che alcuni mesi fa si era dichiarato “antifascista e anticomunista”, sarà a Castellarano a commemorare Rolando Rivi, il seminarista 14enne ammazzato il 13 aprile 1945 da un gruppo di partigiani e proclamato “Beato” da Papa Francesco nel 2013.

Berlusconi presidente operaio

Di sicuro il fenomeno di chi voterà una lista di un certo tipo alle amministrative e una lista di colore diverso alle Europee sarà anche a Reggio più marcato che negli anni scorsi. Per non parlare del voto disgiunto, cioè di chi voterà un partito di una coalizione e il candidato sindaco dell’altra, un fenomeno che il 9 giugno sarà tutt’altro che marginale.

Sotto questo aspetto, una lista agile, meno ideologizzata e capillarmente presente sul territorio come quella di Aguzzoli ha notevoli chances di capitalizzare il malcontento dei reggiani, e infatti siamo sicuri che otterrà un buon risultato alle amministrative 2024.

Insomma, sempre nell’ambito dei consigli non richiesti (quelli di 7per24 per intenderci) e un po’ anche perché ci piacerebbe che la competizione elettorale fosse incerta e combattuta fino all’eventuale ballottaggio, se Tarquini vuole avere una chance di diventare sindaco non deve assolutamente commettere l’errore di essere solo il candidato dei professionisti di successo o di chi, con qualche fondata ragione, teme di essere rapinato sotto casa da uno spacciatore o di essere palpeggiata dal giovanotto infoiato di turno. Deve andare a prendere i voti anche nel bacino di elettori nel quale da anni pesca la sinistra, sfidandola sui terreni che PD e soci non sono più capaci di presidiare. Deve interpretare e raccogliere le inquietudini di tutti i reggiani, anche di quelli che da sempre votano a sinistra. A cominciare dai timori e dalle preoccupazioni che ognuno di noi nutre, per noi stessi o per figli, nipoti e parenti, per la precarietà dei rapporti di lavoro e per i rischi che si corrono sul posto di lavoro. 24 anni fa Berlusconi fece tappezzare le strade di cartelloni che lo ritraevano in giacca e cravatta e col casco da muratore in testa assieme alla scritta “Il presidente operaio”. A sinistra molti risero e commentarono con scherno, ma gli operai lo rivotarono in massa.

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