La Serie A del 2023-24: squadre “giochiste” contro quelle “risultatiste”

La partita più strana è stata quella fra Fiorentina e Atalanta

Mi sono fatto un’idea di che campionato avremo quest’anno. Un campionato interessante perché, se tornano le mie congetturei, contrapporrà due “blocchi” di squadre che si misureranno su valori e principî, più che su schemi e tattiche. Da una parte avremo le squadre votate allo “stilnovo”, quelle da Europa, che vorrebbero misurarsi con il calcio inglese e che bevono Red Bull (in ordine di convinzione nel loro credo: Milan, Fiorentina, Napoli e Lazio). Dall’altra, le squadre che ci ostiniamo a chiamare “risultatiste” (come se a quell’altre non interessasse vincere!), quelle che si caratterizzano per un atteggiamento scettico nei confronti di qualsiasi utopismo, quelle pragmatiche e “controgiochiste”, che pensano prima di tutto a impedire agli avversari di giocare il loro gioco e che, se proprio dovessero confessare un’idea fissa, sarebbe quella del “non perdete palla in mezzo al campo e non prendete ripartenze facendovi trovare fuori posizione!” (in ordine di apparizione: Juventus, Inter, Roma e Atalanta).

Per una strana coincidenza (ma forse non è solo coincidenza) le prime quattro si affidano tutte a una difesa a quattro, danno ampiezza alla manovra, sperimentano terzini che entrano nel vivo del gioco, attaccano in sei e difendono in uno e mezzo, amano le triangolazioni e il gioco veloce e verticale. Le altre giocano tutte con una difesa a tre, pressano a tuttocampo con pressing di squadra e non individuale, non perdono mai le misure e le distanze, preferiscono un centrale di centrocampo che protegga la difesa, attaccano in modo più scolastico, cercando di valorizzare al massimo le qualità dei singoli e in genere abbassando i ritmi delle partite per non metterle sul mero confronto fisico-atletico (a meno che non si sentano loro più forti e più in forma).

In questo weekend di campionato, abbiamo avuto alcune verifiche in scontri diretti, secondo me tutte appannaggio delle controgiochiste tranne Fiorentina-Atalanta (forse però solo nel risultato, ma ne parlerò dopo). La Juve ha schiantato la Lazio di Sarri, pur concedendole campo e uno sterile possesso palla, ma andando dritta a colpire nei punti deboli, e questa volta con meno episodicità del solito. L’Inter ha aspettato le folate di vento che il Milan provocava con il movimento forsennato di tutti e l’ha infilata cinque volte senza neanche spendersi un gran che. Il Napoli non aveva uno scontro diretto, ma sta dimostrando come sono fragili i meccanismi perfetti delle squadre “belline” (come le chiamerebbe Allegri), soprattutto quando si cambia orologiaio! La Roma di Mou ha giocato al tiro a segno, ed è ingiudicabile. Ma per far capire come appartiene davvero a quel blocco di squadre, basti dire che ieri aveva davanti Dybala e Lukaku, l’attacco che Allegri sognava alla Juve quattro anni fa! Tra queste squadre, c’è indubbiamente aria di famiglia. E Fiorentina-Atalanta?

La partita più strana e contraddittoria che abbia mai visto! Ventitre minuti e spiccioli, prima del cooling break, in cui si sono visti gli effetti del gioco a uomo: nessuna azione, neanche due passaggi di fila se non al portiere, corpo a corpo in ogni zona del campo dove era chiaro che avrebbe prevalso la forza fisica e la stazza dei bergamaschi. Così è stato, complice la solita sciagurata disposizione della difesa viola (Gasp non aveva messo in campo punte proprio per disorientare i difensori, puntualmente…in ritardo, e con l’esile Parisi calpestato come uno stoino). Il gol è venuto non da gran gioco, ma dal fatto che l’Atalanta aveva messo le tende nella nostra metà campo e che la Fiorentina si mostrava impotente anche a pensare qualche contromossa (e qui si conferma il “fondamentalismo” autolesionista di Italiano).

Poi la seconda parte del primo tempo con la Fiorentina che, alla prima comparsa in area avversaria, si vede regalare il pareggio: Bonaventura ha modo di controllare una palla in mezzo all’area e di calciarla dritto in porta con quattro difensori in linea davanti ma inerti. A quel punto l’Atalanta sembra perdere sicurezza. Prende un’altro gol da Quarta che svetta in area su difensori venti centimetri più alti di lui e centra l’angolino. Due occasioni, due gol! C’è una reazione dell’Atalanta, che forse tarda a togliere un inutile De Katelaere, ma che insiste con le percussioni e i dribbling ubriacanti di Lookman fino a ottenere il meritato pareggio. A quel punto per Gasp ci sono in campo anche due attaccanti veri come Scamacca e Pasalic (che fa in tempo a sbagliare un gol che sembrava fatto) e si teme il peggio.

Ma ci pensa Adopo (chi era costui?) a fornire un assist perfetto a Kouamè che mette la punta del piede in anticipo su due difensori e vince la partita. Vittoria meritata per quel che succede dopo. Perché l’Atalanta non reagisce e la Fiorentina, con i subentrati Arthur e Kouamè, gela il gioco e annichila gli avversari. E qui si è consumato il paradosso: ha vinto la squadra giochista senza praticamente giocare, se non negli ultimi dieci minuti, e facendo valere la forza fisica e la resistenza ammirevole dei suoi (che dovrebbe essere prerogativa dei controgiochisti!). E complimenti a Italiano per i cambi, come sempre a casaccio, ma che se non altro hanno incrementato energia e voglia di fare.

Ma, ripensando ai nostri dopo la partita, confesso di avere le idee ancora meno chiare su cosa abbiano in mente la Fiorentina e Italiano quest’anno. L’attacco ha perso Saponara, Jovic e Cabral sostituiti da uno Nzola, pervenuto solo per gli anticipi sugli avversari con spalle alla porta e ancora a secco di tiri in porta, e dal pivello Beltran, che si farà anche, ma che non potrà mai essere un’alternativa a Nzola, come invece sembra voglia Italiano mettendolo regolarmente in campo al suo posto. La difesa, già deficitaria, ha perso Igor non sostituito. Il centrocampo ha perso Amrabat, che bene o male ha garantito al centrocampo forza e continuità di gioco, e lo ha sostituito con il nano Lopez (1,65 di altezza e 57 Kg di peso contro gli 1,85 e 90 di Amrabat). Ma l’anno prima, non si era mandato via Torreira perché era “nano” e si era preso Amrabat…? Temo che se si cerca coerenza in quel che fa la società Viola la si trova solo nel perseguimento di idee confuse. O forse di utili (visto che si è chiuso il mercato con 20 milioni di attivo)? Ma allora che non ci raccontino novelle con le ambizioni europee e, visto anche ieri, neppure con quelle del bel gioco.

Alessandro Pagnini

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