Altro che navigatori, poeti, astronauti. Una nazione di Copywriters, dovremmo essere. Coniamo slogan come respiriamo, li assorbiamo col latte materno, li declamiamo, ci rivoltiamo in essi come porcelli nel brago – ci piacciono da matti. Credere, obbedire, comprare, quelle robe lì. E i nostri governanti, che lo sanno, ce le ammanniscono volentieri, panem, circenses e favolette stile Esopo.
Prendete ad esempio il nostro attuale Premier: da qualche parte, in qualche momento della sua vita, deve avere ascoltato le chiacchiere delle mamme mentre aspettavano i pargoli all’uscita della scuola, e non si può andare avanti così, e dove andremo a finire, e non c’è più la mezza stagione; e si sarà detto, ma che bella idea! E così ha radunato attorno a sé il Dream Team e ha detto, cari ragazzi, adesso ordino pizza e gelato per tutti, e di qui non esce nessuno finchè non abbiamo partorito assieme l’Idea, in perfetto stile brainstorming.
Deve essersi sentito per un po’ molto storming e non si sa quanto brain, perché con scarsa fantasia il Piano è stato battezzato “La Buona Scuola”, però almeno è chiaro. Così come è chiara la filiazione dell’idea renziana di scuola. Essa discende in modo diretto, chiaro e definitivo dalla concettualità platonica delle idee superne e inalterabili. Quando egli dice “La Scuola è fondamentale”, gli astanti alzano le mani al cielo per ripararsi, come i giapponesi nei film di Godzilla, perché è tale il peso di quella S maiuscola che si sente nella parola che, come nel film dei Lumière “L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat” percepiscono la presenza fisica del concetto che incombe improvvisa su di loro.
Che la Scuola di Renzi sia con ogni evidenza un ideale platonico, non può che essere chiaro a tutti coloro che seguono lo sviluppo della partita. Innanzitutto, è una Scuola senza insegnanti: gli stipendi bloccati a un decennio fa, gli orari occulti sempre più lunghi, le farraginosità, le beghe politiche e sindacali interne, la subalternità rispetto a categorie tutelate quali gli insegnanti di religione, l’assenza di ricambio fanno sì che nei ranghi del corpo docenti si aprano ogni anno di più falle cui nessuna nave, per quanto inaffondabile, può resistere a lungo.
Alla mancanza di organico col quale effettuare le coperture si ovvia con molto volontariato da parte dei pubblici dipendenti, che ormai si portano le biro e la carta da casa, e con il taglieggiamento sistematico dei corsi di studi, che oggi prevedono i nostri antenati essere direttamente i Savoia, così si risparmia su Medioevo, antichità e tutte quelle fregnacce lì. Poi, mancano i soldi per i testi ed il materiale didattico, che ci mettono, di nuovo, insegnanti e genitori degli alunni; infine manca lo stanziamento dei fondi per il riscaldamento e per l’energia elettrica nelle aule, cosa in ogni caso di scarsa importanza perché sono insufficienti e lacunosi anche i fondi per l’edilizia scolastica. Se a questo punto vi state chiedendo di che Scuola allora si stia parlando in sede politica, non siete stati attenti.
E’ una Scuola ideale che esiste solo nel pensiero degli Déi e in quello di chi deve far quadrare una campagna elettorale coi bilanci striminziti che si ritrova. Per cui, non affannatevi più di tanto, e cominciate ad attrezzarvi per pagare un istitutore di condominio, come appunto facevano già gli antichi.