Roberto Fieschi
Molte persone, ancor oggi, credono che alcune teorie e pratiche basate sulla tradizione, o su culture e religioni a noi lontane, siano affidabili, anche in assenza di prove scientifiche di efficacia. Le radici di questi atteggiamenti non sono necessariamente antiscientifici; spesso ci si appella alla necessità di integrare la scienza ufficiale, tenendo conto anche di forze, entità, energie vitali mai definite che la scienza, con la sua visione limitata, ha finora trascurato o sottovalutato; alcuni credono che esista una cattiva scienza ufficiale, omologata e dominata da interessi di parte. Gli esempi sono numerosi: medicine alternative, l’influenza della luna sul vino, rabdomanzia per trovare le sorgenti, eccetera. Secondo le statistiche, in molti paesi oltre metà della popolazione ricorre alle medicine alternative: si stima per oltre 50 milioni di euro, e il settore è in crescita.
Qualche volta, per fortuna, lo sviluppo della medicina basato su prove certe, ha avuto ragione di queste ingenue, a volte nocive, quasi sempre inutili, ma diffusissime credenze. Un esempio è dato dalla rinuncia alla pratica del salasso, pratica diffusa già nell’antica Grecia e accettata fino alla metà dell’Ottocento. Una interessante analisi si trova nell’interessante saggio di Simon Singh e Edzard Ernst: Aghi, pozioni e massaggi. I medici greci credevano che il sangue potesse diventare stagnante, compromettendo la salute; di conseguenza ne raccomandavano l’eliminazione. La tradizione greca era tenuta in grande considerazione. Nel Medioevo il salasso era praticato dai monaci, in seguito dai barbieri, che ricorsero anche alle sanguisughe.
Al-Muʿtaṣim bi-llāh Abū Isḥāq Muḥammad ibn Hārūn al-Rashīd (Baghdad, 794 – 5 gennaio 842), ottavo califfo della dinastia abbaside, si era fatto praticare un salasso il venerdì 21 ottobre 841; contrasse subito una forte febbre e morì il giovedì 5 gennaio 842, malgrado la sua forte fibra e il suo atletico fisico.
Quando gli europei colonizzarono il Nuovo Mondo portarono con sé la pratica del salasso. Il 13 dicembre 1799 George Washington fu colto da un malessere acuto;. Il supervisore della sua tenuta gli praticò un salasso, facendo defluire un terzo di litro di sangue, ma la situazione non migliorava; allora, il giorno successivo, i suoi medici gli praticarono un nuovo salasso di mezzo litro, e qualche ora dopo gli prelevarono un altro mezzo litro. E più tardi un intero litro. Washington, un gigante di un metro e novanta, era stato privato della metà del suo sangue e dopo poche ore, serenamente, si spense.
Il salasso fu uno dei primi trattamenti a essere testato tramite un trial clinico controllato. A ciò si accinse un chirurgo militare, Alexander Hamilton, nel 1809. Egli dimostrò che il tasso di mortalità dei pazienti trattati col salasso era dieci volte superiore a quello di coloro ai quali non era stato praticato. Ma non pubblicò i suoi risultati. Una ventina di anni dopo, il medico francese Pierre Louis confermò i risultati di Hamilton, ma molti suoi colleghi negarono i suoi risultati. Molti medici europei continuarono a praticarlo, tanto che nel 1833 la Francia dovette importare 42 milioni di sanguisughe.
Gradualmente si diffuse un atteggiamento più razionale .
Oggi il salasso è un trattamento accettato solo in situazioni molto specifiche. Il trial clinico contribuì alla nascita della medicina moderna, basata sulle prove di efficacia; insieme al diffondersi delle norme igieniche, ci ha permesso di vivere più a lungo e più sani. Quanto le prove scientifiche incidano sui problemi della salute è dimostrato anche dalle ricerche che hanno rivelato i pericoli del fumo. Ancor oggi, tuttavia, a volte le prove non sono sufficienti; basti ricordare le illusioni intorno alla “cura Di Bella” e la recente assurde controversia sul metodo stamina.
Quanto l’ignoranza e le prevenzioni possano essere nocive è dimostrato, ancora una volta, da un recente drammatico avvenimento: ,nel territorio tribale nel nordovest del Pakistan, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwan, è stato ucciso un capo team del Programma allargato di Vaccinazione (Epi) delle Nazioni Unite; è il quarto volontario ucciso a dicembre. Tutti i volontari di ben 328 squadre , impegnati nel programma di vaccinazione contro la poliomielite nella Khyber Agency, hanno abbandonato in massa nelle ultime ore l’impegno. In questo modo migliaia di bambini resteranno senza protezione contro il virus. Il Pakistan è, insieme ad Afghanistan e Nigeria, uno degli unici tre paesi al mondo a non aver ancora debellato la polio.