Dopo qualche settimana di pausa, mi sembra giusto recuperare il senso scorretto, volgare, polemico e provocatorio della rubrica. Certo gli spunti non mancano. In questo numero ci occupiamo di due temi: le masturbazioni mediatiche (e politiche) che hanno condizionato questi giorni e le forme acute di finta solidarietà nei confronti dei terremotati.
Masturbazioni mediatiche (e politiche)
Noi italiani siamo creativi, tanto creativi. Abbiamo tanti difetti, tanti pregi. Uno dei difetti che obiettivamente più infastidisce è: come è possibile che ogni qualvolta capiti una tragedia, ci si sforzi a strumentalizzare qualsiasi cosa? Mi riferisco, in particolare, alla parata del 2 giugno. Una manifestazione che, diciamolo chiaro, non si è mai filato nessuno. Sfido chiunque a fare un esperimento: andate per strada e chiedete alle prime 10 persone che incontrate, cosa si festeggia il 2 giugno. Esperimento fatto, mi hanno risposto correttamente in 3. Fondamentalmente, tutti coloro che si sono “indignati” rispetto alla manifestazione, pretendendo l’annullamento, non gliene frega una beata minchia. Come direbbe un famoso politico della bassa italia. E, a proposito di politici, stendiamo il velo della vergogna! Diciamo che stanno alle strumentalizzazioni e alle polemiche inutili proprio come le api al miele o come Berlusconi al bunga bunga. E qui mi fermo.
E’ la polemica e la corsa alla strumentalizzazione a ringalluzzire gli animi di tutti, ad iniziare dai media particolarmente agitati nell’elargire moniti e giudizi. Sia chiaro, questa rubrica non si schiera né con chi ha voluto a tutti i costi la parata e né con chi era contrario. Non ci interessa. E’ stata una polemica inutile e la polemica in sé è la vera offesa alla gente colpita dal terremoto. Non la parata. Questa rubrica invita tutti a riflettere e a sforzarsi culturalmente per andare oltre queste polemiche da quattro soldi e a concentrarsi di più su una funzione di utile informazione, soprattutto in casi d’emergenza. Ad esempio, invece che occuparsi ostinatamente della questione “parata del 2 giugno”, solo per surriscaldare le opinioni della gente e ad alimentarne le vampe, avrebbero potuto aiutare le popolazioni colpite smentendo le tante voci messe in giro dagli sciacalli su ipotetici terremoti che da lì a breve sarebbero arrivati. Certo la notizia l’hanno data, ma così tanto per darla…
La solidarietà impasticcata.
In questo caso, invece, tale rubrica a torto o a ragione si sbilancia in un giudizio vero e proprio. Tagliente, deciso e senza fronzoli.
Mi piacerebbe conoscere personalmente i proprietari di tutte le discoteche di Reggio Emilia che nel week end passato, con la terra che ancora tremava, hanno deciso di lasciare aperti i locali, di alzare la musica a palla, di impasticcarsi come al solito e di fare baracca, come se niente fosse successo, come se tutto fosse normale. Questa rubrica non passerà mai alla storia per aver fatto moralismo, sia chiaro. Anzi. Questa rubrica odia ogni forma di spicciolo perbenismo, né tantomento è dell’idea che, per rispetto delle vittime del terremoto e per gli sfollati, la soluzione possa essere quella di “fermarsi”. La vita va avanti, e tornare alla normalità è il miglior modo per assorbire il dolore di una tragedia davvero pesante.
Quello che si condanna è la finta solidarietà che i proprietari, i soci e i Pr dei locali reggiani ed emiliani hanno ostentato sui social network, a partire da Facebook. Si sono “commossi” e “mobilitati” per “stare vicino alla gente colpita dal terremoto”, hanno invitato tutti a mandare l’sms di soliderietà, hanno persino richiamato alla sobrietà e hanno addirittura criticato Napolitano per la parata del 2 Giugno! Poi, però, a camicia aperta, a pelo selvaggio, e a catena d’oro sul collo, hanno fatto tanto: unz! unz! unz! Sulle note di tanta musica house. Il loro dolore è durato praticamente due giorni, poi il richiamo del divertimento sfrenato è stato evidentemente più forte. IPOCRITI.
In realtà, dell’utilità e dell’intelligenza di taluni personaggi non ci si dovrebbe sorprendere. Si pensi, ad esempio, che sono gli stessi personaggi che reputano la “Reggio che conta” solo quelli che possono permettersi un certo tipo di abbigliamento, un certo tipo di stato sociale e, addirittura, in alcuni casi, anche un certo colore della pelle. Quelli che superano la selezione all’ingresso insomma. Si veda l’interessantissimo video inchiesta “Posso entrare?” pubblicata qualche giorno fa da “Cortocircuito” un giornalino-blog studentesco autogestito di Reggio Emilia.
Ma, ripeto, questa rubrica non fa morale, e il sottoscritto non disdegna ne i locali ne i cocktail.
Apprendiamo, inoltre, e sempre dalle pagine di facebook, dell’iniziativa: “Discoteche unite per l’Emilia” di Mercoledi 6 Giugno presso il Baluardo della Cittadella a Modena. Dalla pagina tuona la richiesta di aiuto con una raccolta di: “VASCHETTE D’ALLUMINIO, PELLICOLE DI CELLOPHANE ED ALLUMINIO, AUTAN, ZAMPIRONI, FORBICI SENZA PUNTA, PENNARELLI, SCATOLONI DI CARTONE, SAPONE LIQUIDO, SHAMPO ECC ECC…”
Ricordiamo alle “discoteche uite per l’Emilia” che le popolazioni colpite dal terremoto non sono esuli di guerra! E facciamo loro un appello: “Care discoteche unite per l’Emilia, potete fare molto molto di più!
Comunque, il senso di questa polemica e di questo giudizio, è costruttivo, non distruttivo.
Chiudiamo, infatti, con una provocazione e chiediamo: “Care discoteche unite per l’emilia avete per caso devoluto l’incasso o parte dell’incasso per le vostre brillantissime serate del week end scorso? Forse, rispetto all’Autan, serve di più!
Attendiamo, fiduciosi, una risposta (che non ci sarà)
La rivoluzione dei diti medi, Reggio Emilia.