La rivoluzione dei diti medi – Chi di dito medio ferisce

La rubrica settimanale di Eugenio Azzinnari. Scorretta, inutile, dissacrante e provocatoria

Mi sembrava opportuno dedicare il terzo appuntamento di codesta rubrica, particolarmente avvezza al dito medio, a chi come Umberto Bossi e in generale alla Lega, hanno fatto proprio del dito medio un programma politico, un ideale da perseguire, una argomentazione mistica, una propaganda politica, un programma elettorale, un esempio da dare ai giovani, una immagine da consegnare alla storia.

Oggi, la storia dell’Italia, la nostra storia,  le nostre tradizioni, la nostra identità, il nostro Tricolore si stanno prendendo una bella rivincita!

Da più di 20 anni questi ometti vestiti di verde fanno carnevale e del folklore, un po’ come dei lepricani made in Padania: sono alti meno di un metro con una giacca color verde smeraldo, indossano un cappello a tricorno, un grembiule da lavoro in pelle, un panciotto di lana, pantaloni alla zuava, calze al ginocchio, scarpe di pelle con fibbie d’argento. Hanno la barba, fumano la pipa e hanno proprio l’aspetto di un calzolaio.

Si trovano periodicamente a Pontida ad esibirsi nel carnevale padano, sono quasi tutte attrezzati con maschere bizzarre. Urlano, urlano tanto.

Hanno un loro simbolo, a prima vista esoterico, che sventolano come a rivendicare la propria bandiera, la propria autonomia. Poi mandano i loro eletti a Roma a giurare e a spergiurare davanti al Presidente della Repubblica Italiana. Ma loro mica sono italiani. Loro sono Padani.

Per 20 anni, dicevo, hanno inondato le strade e i media con il loro folklore, hanno mandato in missione personaggi di elevato valore morale e indiscusso valore politico come Borghezio e Calderoli a seminare il loro credo. Hanno predicato, predicato tanto contro gli orrori di Roma, hanno dato del “ladro” al loro vicino, e magari alleato, seduto in parlamento. Si sono sempre venduti come i duri e i puri della politica, hanno predicato legalità, ordine e giustizia e hanno puntato il dito contro chiunque abitasse a sud di Firenze o giù di li, perché ladrone per il solo fatto di abitare li.

Oggi la Lega è implosa nella sua ipocrisia, nel suo marciume, nella sua volgarità, nelle sue orrende utopie e perché no, per certi versi, anche nel suo razzismo.

Oggi la Lega è morta perché si è guardata allo specchio: si è vista come un mostro, consumata nel suo peccato, si è vista nei fantasmi di Cosentino, i fantasmi di un’alleanza con Berlusconi, nei fantasmi della corruzione e dell’opportunismo, si è vista nelle prese per il culo nei confronti dei propri elettori.

E allora, dato che questa rubrica non è affatto compassionevole, lasciate che il dito medio questa volta venga diretto proprio a loro. A tutti i leghisti.

Un dito medio in particolare a Bossi e al suo opportunismo, il consiglio è di andarsene in Svizzera.Correndo se può. Un dito medio a Castelli e a Maroni e alla loro stucchevole antipatia da salotto. Un dito medio a Renzo Bossi nella speranza che trovi pace, nel suo eterno riposo, con i congiuntivi. Un dito medio a Rosi Mauro, con il vivido consiglio di contattare Dario Argento per un proficuo nuovo lavoro. Un dito medio, giusto per non dimenticare anche le realtà locali, ad Alessandri che a Reggio Emilia è stato capace di rendere tragicomica la Lega più che nel resto dell’intera Padania. Un dito medio, infine, a tutti coloro che pensano anche solo per un istante che le tradizioni, l’identità, l’integrità, la bandiera, la storia del popolo italiano possano sgretolarsi in fantomatiche secessioni.

Reggio Emilia, La rivoluzione dei diti medi.

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