La rivincita del Mediano: presunta trama per rottamare Renzi

Dopo il flop renziano (non propriamente del Pd) alle regionali, si apre la resa dei conti: ci sarebbero trame per un ribaltone a Palazzo Chigi. Indovinate il nome? Naturalmente Graziano Delrio

Il suo nome spunta ormai in tutte le toto-nomine, possibili o del tutto irreali che siano. Qualcuno, dimentico del suo status laicale, l’aveva inserito anche tra i papabili del dopo Ratzinger. Certo è che il nome di Graziano Delrio è oggi tra i più, forse il più spendibile dell’intero arco costituzionale specie di maggioranza.

Non è che piaccia a tutti ma diciamo che non dispiace a nessuno rinvigorendo all’ennesima potenza quella propensione tutta democristiana a presentarsi come uomo per tutte le stagioni e per tutte le ragioni. E così, senza mai praticamente frequentare un solo step del percorso che dall’ultima sezione della Balena bianca che fu portava direttamente all’empireo del Governo romano, il nostro divenne esponente di spicco dell’ala sinistra del frantumato partitone scudocrociato italiano; sindaco per due mandati partendo in quota margherita con la nomea di primo “primo cittadino cattolico” della storia post-comunista reggiana, senza che nessuno l’avesse mai visto, che so, in un’associazione qualunque tra le mille del variegato arcipelago dell’associazionismo religioso. Più sussurri che grida.

Da qui, sorvolando sulla qualità della sua amministrazione (che può essere stata piaciuta o reietta), diventa Presidente Anci, cioè capo di tutti i sindaci italiani e comincia a dare vita ad una sorta di personaggio quale il Giovanni Battista di un ancora sconosciuto Matteo Renzi di Firenze-Nazareth che andava predicando il verbo della Rottamazione. Con l’umiltà tipica del precursore: “io battezzo con acqua ma dopo di me verrà uno…”.

Il resto è storia recente, anzi recentissima: Ministro nel Governo Letta, è l’unico presente nella famosa scena del campanellino. Quando un ancora frastornato Enrico (“…stai sereno”) passa le consegne a chi l’ha appena affossato, Matteo Renzi appunto. Delrio, come nulla fosse, passa da quel Governo a quello appena nato di Renzi, in qualità di suo vice. Poi alcuni mesi di notizie relative a presunti dissapori tra lui e il Premier culminati nel trasloco dagli uffici del Sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio a quelli del Ministero alle Infrastrutture. Insomma sempre in auge, sempre sulla cresta dell’onda, sempre in ascesa, nella buona come nella presuntamente cattiva sorte.

Il suo nome dicevamo circola con insistenza sempre e comunque, si trattasse anche della Presidenza della Repubblica, poltrona che ha mancato per un soffio. Ed oggi? Il Pd dopo le ultime tornate regionali, è tornato ai tempi (numerici) di Bersani pur avendo vinto in cinque regioni su sette. Ma la gioiosa macchina da promesse del renzismo pare in affanno e il clima dentro il partito è da tutti contro tutti. O meglio da una parte la claque renziana, dall’altra le periferie, dall’altra ancora le minoranze. Ed ecco rispuntare nelle cronache giornalistiche la trama di un possibile ribaltone alla guida di Palazzo Chigi. E chi vedrebbero di buon occhio i cospiratori? Sempre lui, Graziano Delrio.

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