La rissa e l’ingiuria: il momento più basso del Parlamento italiano

Lo sconcerto di chi ha assistito ai lavori d’aula dal 10 al 14 giugno 2024

Tutto in cinque giorni. Non è il titolo di un film ma è quello che è successo alla Camera dei deputati nell’ultima settimana. Di tutto, di più. Non è uno slogan ma la misura dello sconcerto e dello spaesamento di chi ha assistito ai lavori d’aula dal 10 al 14 giugno 2024. Si comincia nella solennità delle celebrazioni di due icone storiche della nostra Repubblica, Giacomo Matteotti ed Enrico Berlinguer. Si toccano le loro altezze nei discorsi di chi li ricorda, sia a destra che a sinistra, si respira quella solennità e rispetto delle istituzioni che i due insegnarono nelle loro vite e battaglie politiche.

Solo tre giorni dopo si precipita da quelle altezze in basso, molto in basso,  in rissa, calci, pugni, con un deputato che viene trasportato in ospedale.

Così “quel Parlamento che costituisce il cuore di ogni democrazia viva e che venne umiliato dal regime “, come ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella celebrando Matteotti, subisce una nuova umiliazione, meno pericolosa – non ci sono regimi – ma più mortificante, se possibile, perché sembrava una volgare rissa di piazza fra ragazzi incontinenti.  La miccia, ancora un paradosso, è la Costituzione contesa fra chi la vuole piegare all’autonomia differenziata e chi non vuole che la si tocchi. E, paradosso di ogni paradosso, la causa scatenante è il tricolore, simbolo speciale di ogni destra che lo brandisce in nome della nazione. Stavolta sono le opposizioni a sventolarlo in aula, contro la legge che definiscono ‘Spacca Italia’. 

Un deputato del M5S, Leonardo Donno, ha l’ardire di scendere minaccioso dal suo posto e avvicinarsi al ministro Calderoli,  padre e fiero sostenitore della legge sull’autonomia, agitando la bandiera con cui sembra volerlo avvolgere. Ed ecco che, come un sol uomo i deputati della Lega e di Fratelli d’Italia si avventano contro di lui a difesa del ministro, la rissa poi si allarga a tutti, intervengono inutilmente i commessi per cercare di fermarli ma non ci riescono.

Il presidente Fontana grida a vuoto, richiama all’ordine, espelle i più agitati e assicura un’istruttoria. Poi al tentativo di ripresa dei lavori lascia la presidenza al vice Sergio Costa, che non riesce a placare il caos. Alla fine “la seduta è sospesa, non ci sono le condizioni per andare avanti”.   

L’Aula si svuota e si accendono i social, con note di fuoco da una parte e dell’altra. Su tutti, Fratoianni, Avs: “Quello che è successo alla Camera è di una gravità senza precedenti… Lo hanno pestato letteralmente. In una dinamica di squadrismo intollerabile per l’aula del Parlamento”. L’imputato numero uno è il leghista Lezzi che, spalleggiato dai colleghi della maggioranza, si difende così: “Lo squadrista è Donno, che ha aggredito un ministro. Una cosa indegna. Spero che oltre ad essere espulso paghi per la sceneggiata che ha fatto, perché io non l’ho mai colpito”. Si tira tardi con questo tenore di dichiarazioni e, la mattina dopo, una nota congiunta di tutte le opposizioni convoca la piazza per il 18 giugno, in una grande manifestazione in difesa della Costituzione.

Il 13 l’Aula riprende i lavori sull’autonomia nello stesso clima incandescente.  Stavolta è il vicesegretario della Lega Crippa ad accendere la miccia, sostenendo che “cantare ‘Bella ciao’ è peggio che fare il simbolo della decima Mas”. Reazioni incontenibili, di nuovo si sospende l’Aula. E così avanti tutta la giornata mentre in Ufficio di presidenza si decidono le sanzioni. Alla fine, dopo sei ore, il presidente Fontana entra in Aula e riferisce. Ce n’è per tutti, in primis la “censura con interdizione ai lavori del parlamento per 15 giorni a Igor Iezzi (Lega)”, poi censura con meno giorni a un’altra dozzina di deputati compresi qualcuno di opposizione ma c’è anche la vittima fra i sanzionati, Leonardo Donno, che si becca 4 giorni di censura. 

Il Senato non è da meno in questi due giorni. Qui è la riforma del premierato ad accendere gli animi. Si procede, in stereofonia con la Camera, fra una sospensione e l’altra, fra lo sventolare di tricolori, che sembrano diventati il grido di battaglia di chi si schiera a difesa della Costituzione. Difficile da digerire per la destra nazionalista, ben rappresentata in Parlamento. Ma difficile da digerire, soprattutto perché qualche chilometro più a sud, a Borgo Egnazia, in Puglia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni detta Giorgia è impegnata sul G7, con i grandi del mondo e il tricolore qui sventola gagliardo, in sintonia con gli sguardi fieri della premier ospite di casa.  Arriva Mattarella la sera, si attende anche il Papa per il giorno dopo, una prima storica e inedita per un Pontefice.

I fedelissimi di Giorgia a Roma sembrano preoccupatissimi che l’eco della gazzarra parlamentare possa macchiare la sua occasione storica: “Mi sembra un harakiri”, sintetizza sconfortato il presidente del Senato Ignazio La Russa.  Ma dal castello Fortezza arrivano solo immagini perfette, eleganza, sorrisi, strette di mano, performance dei paracadutisti della Folgore che atterrano con precisione assoluta davanti ai leader del G7 sventolando le loro bandiere. E le first ladies in gita turistica fra le italiche bellezze del posto.

Intanto in Francia esplodono le piazze per il caos post europee e anche in Germania, con il crollo della Spd, non sono messi bene. Dell’Italia si è detto. Meloni è stabilmente in sella ma la durissima resistenza delle opposizioni alle sue riforme potrebbe sciupare la festa.

Era iniziata bene la settimana, con il ricordo commosso e bipartisan di Matteotti e Berlinguer. Il 12 era toccato a Berlusconi essere ricordato, a un anno dalla sua scomparsa, ma il clima si è subito deteriorato, con gli schieramenti ben spaccati, altro che celebrazione. Onorato dai suoi di Forza Italia come un padre della Patria: “il grande leader che ha fondato il bipolarismo in Italia. La sua eredità è feconda e le sue idee sono ancora vive”, dice Antonio Tajani che ha preso le sue redini, ma il Cavaliere di Arcore non ce la fa ad assurgere ad icona della Repubblica, è stato ed è ancora troppo divisivo. Viene dai 5 Stelle l’attacco più duro: “Noi riteniamo che l’eredita’ di Silvio Berlusconi in questo Paese sia stata politicamente e moralmente disastrosa, non accettiamo la beatificazione di una persona che ha definito eroe Vittorio Mangano, un pluriomicida mafioso”. Insopportabile per i parlamentari di Forza Italia che lasciano poi l’Aula in segno di protesta.

Un altro film rispetto alle due giornate precedenti. Del resto lo stesso presidente della Repubblica, la mattina marca le differenze: su Matteotti e Berlinguer aveva speso parole commosse, per Berlusconi arriva un solo freddo comunicato dal Quirinale che fa sapere: “Nella ricorrenza di un anno dalla scomparsa di Silvio Berlusconi, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto pervenire ai figli del presidente Berlusconi un pensiero di rinnovato cordoglio”. Tutto qui ma basta e avanza per trarre qualche conclusione politica.

Ora il 12 giugno 2024 verrà sicuramente ricordato non solo come il giorno della morte di Silvio Berlusconi ma anche per l’apertura del G7 in Italia con la prima presidente del Consiglio italiana donna a fare gli onori di casa e l’unica ad avere vinto le elezioni europee.Ma  il 12 giugno verrà registrato nelle cronache parlamentari anche per l’indecorosa rissa scoppiata alla Camera, dove si è visto di tutto, di più.

Total
0
Condivisioni
Prec.
Rossi stellari, vittoria in zona Cesarini

Rossi stellari, vittoria in zona Cesarini

Rimonta all'ultimo tuffo dei Rossi che vincono per 8 cacce a 7

Succ.
Sciopero treni, domenica difficile per i trasporti

Sciopero treni, domenica difficile per i trasporti

I lavoratori incrociano le braccia dalle 15 di oggi fino alle 14 di lunedì

You May Also Like
Total
0
Condividi