La rinascita del Museo Novecento fra Kaprow e nuove mostre

Firenze – Nel silenzio dei mesi bui Allan Kaprow, o meglio la sua bella mostra, è rimasta sospesa come tutte le attività culturali in Italia. Ora finalmente è tornata alla visione del pubblico del Museo Novecento insieme ad altre due esposizioni. Sono presenti, infatti, nella nota istituzione fiorentina dedicata al contemporaneo, Mario Mafai e Francesca Banchelli.

Così, sabato 11 luglio 2020, il Museo si aprirà in tutta la sua completezza: Allan Kaprow, la collezione permanente dedicata agli artisti del Novecento e le due nuove mostre. Una presenta un grande maestro del secolo scorso, Mario Mafai, dalla collezione Alberto Della Ragione, e l’altra, una giovane emergente, Francesca Banchelli. Entrambe resteranno aperte fino al 12 ottobre 2020.

L’esposizione nel suo complesso suggerisce una lenta e doverosa indagine delle opere e della loro “vicinanza”, all’interno dello spazio museale. Alcune similitudini legano due storie così lontane tra loro.  La scelta di esporre Mafai, nasce dalla collaborazione tra il Museo Novecento e il Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze, a cura di  Sergio Risaliti e a Stefania Rispoli insieme a due studentesse Stefania Delia Previti e Rebecca Ricci, entrambe del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea.

Le opere del romano Mario Mafai ci trasportano verso un periodo storico vicino alla seconda guerra mondiale. Racconta di un clima culturale particolare, di rapporti con gli altri artisti coetanei, come Guttuso e Scipione, della sua Roma, la città eterna, di un impego politico forte del pittore e degli anni duri del fascismo. Venti opere, parte della raccolta molto preziosa di Alberto Della Ragione, dove sono presenti celebrità come Renato Guttuso, Renato Birolli, Scipione e Corrado Cagli. L’acutezza e la sensibilità dei lavori di Mafai rappresentano il fiore all’occhiello della raccolta del collezionista, che era legato al pittore da una lunga storia di stima e amicizia.

Si possono ammirare l’Autoritratto degli anni Venti, uno dei dipinti della serie Demolizioni che sottolinea malinconicamente la nuova visione architettonica,  di impronta mussoliniana, che sta sostituendo i vecchi canoni estetici, poi due dipinti della collezione Fiori secchi, un tema molto amato da Mafai, e un gruppo di vedute romane.

Dall’altra parte con il titolo “I cani silenziosi se ne vanno via”, Francesca Banchelli, toscana di Arezzo, nella sua prima esposizione in un’istituzione italiana, sceglie il confronto tra generazioni e linguaggi. Non è un caso la sua scelta di avvicinarsi stilisticamente al tempo di Scipione e precisamente al suo lavoro Apocalisse. Uno stile che sottintende una ricerca nel mondo onirico e immaginario. Poliedrica, la Banchelli, porta avanti da vari anni il progetto tematico del fuggitivo. Lo fa con materiali e tecniche diverse. I suoi sono personaggi sospesi in un percorso al limite. Sempre in bilico tra il naufragio e l’approdo. Così il lavoro di Scipione e i Fuggitivi stabiliscono un confine non uguale ma simile, di tempo e di spazio. E unisce sottilmente anche Mafai alla Banchelli attraverso il legame che unì l’artista romano all’amico Scipione.

Nel silenzio dei mesi bui Allan Kaprow, o meglio la sua bella mostra, è rimasta sospesa come tutte le attività culturali in Italia. Ora finalmente è tornata alla visione del pubblico del Museo Novecento insieme ad altre due esposizioni. Sono presenti, infatti, nella nota istituzione fiorentina dedicata al contemporaneo, Mario Mafai e Francesca Banchelli.

Così, sabato 11 luglio 2020, il Museo si aprirà in tutta la sua completezza: Allan Kaprow, la collezione permanente dedicata agli artisti del Novecento e le due nuove mostre. Una presenta un grande maestro del secolo scorso, Mario Mafai, dalla collezione Alberto Della Ragione, e l’altra, una giovane emergente, Francesca Banchelli. Entrambe resteranno aperte fino al 12 ottobre 2020.

L’esposizione nel suo complesso suggerisce una lenta e doverosa indagine delle opere e della loro “vicinanza”, all’interno dello spazio museale. Alcune similitudini legano due storie così lontane tra loro.  La scelta di esporre Mafai, nasce dalla collaborazione tra il Museo Novecento e il Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze, a cura di  Sergio Risaliti e a Stefania Rispoli insieme a due studentesse Stefania Delia Previti e Rebecca Ricci, entrambe del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea.

Le opere del romano Mario Mafai ci trasportano verso un periodo storico vicino alla seconda guerra mondiale. Racconta di un clima culturale particolare, di rapporti con gli altri artisti coetanei, come Guttuso e Scipione, della sua Roma, la città eterna, di un impego politico forte del pittore e degli anni duri del fascismo. Venti opere, parte della raccolta molto preziosa di Alberto Della Ragione, dove sono presenti celebrità come Renato Guttuso, Renato Birolli, Scipione e Corrado Cagli. L’acutezza e la sensibilità dei lavori di Mafai rappresentano il fiore all’occhiello della raccolta del collezionista, che era legato al pittore da una lunga storia di stima e amicizia.

Si possono ammirare l’Autoritratto degli anni Venti, uno dei dipinti della serie Demolizioni che sottolinea malinconicamente la nuova visione architettonica,  di impronta mussoliniana, che sta sostituendo i vecchi canoni estetici, poi due dipinti della collezione Fiori secchi, un tema molto amato da Mafai, e un gruppo di vedute romane.

Dall’altra parte con il titolo “I cani silenziosi se ne vanno via”, Francesca Banchelli, toscana di Arezzo, nella sua prima esposizione in un’istituzione italiana, sceglie il confronto tra generazioni e linguaggi. Non è un caso la sua scelta di avvicinarsi stilisticamente al tempo di Scipione e precisamente al suo lavoro Apocalisse. Uno stile che sottintende una ricerca nel mondo onirico e immaginario. Poliedrica, la Banchelli, porta avanti da vari anni il progetto tematico del fuggitivo. Lo fa con materiali e tecniche diverse. I suoi sono personaggi sospesi in un percorso al limite. Sempre in bilico tra il naufragio e l’approdo. Così il lavoro di Scipione e i Fuggitivi stabiliscono un confine non uguale ma simile, di tempo e di spazio. E unisce sottilmente anche Mafai alla Banchelli attraverso il legame che unì l’artista romano all’amico Scipione.

Foto: A bird, A Girl di Francesca Banchelli

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