Questione di nome. O meglio, di cognome. Non è una novità che per fare carriera nell’università italiana essere parenti di…è quasi un requisito quasi indispensabile. Quello che non sapevamo, però, è che il l’indice di nepotismo potesse essere calcolato con una formula e che ai vertici della triste classifica nel Nord Italia spiccasse l’ateneo di Modena e Reggio.
Ad aprire il caso è una ricerca del dipartimento di ecologia ed Evoluzione della University of Chicago, condotta da un docente carpigiano emigrato negli Usa, l’assistant professor Stefano Allesina. Lo studio dal titolo “Measuring Nepotism Through Shared Last Names: the Case of Italian Academia” – pubblicata sulla rivista scientifica on line Plos One – ha preso le mosse dal database del Miur, con il suo elenco dei 61.000 docenti in servizio in varie istituzioni accademiche del nostro Paese. Il sistema è semplice: analizzando le ricorrenze dei cognomi uguali, Allesina si è reso conto che la loro percentuale è più elevata di quanto dovrebbe essere, al punto da fargli dire che sono “incompatibili con modalità di assunzione trasparenti”.
Ai primi posti della non invidiabile classifica figurano diverse sedi universitarie del Sud, ma tra i centri del nord Italia spicca il nome dell’Uniersità di Modena e Reggio, quindicesima in assoluto su un totale di oltre 80 atenei censiti e al primo posto in Emilia romagna. Segue di poco l’Università di Parma, al 23esimo posto.
“Quando mi capita di incontrare altri ricercatori italiani all’estero – scrive Allesina sulla sua pagina web dell’ateneo di Chicago – i primi venti minuti li passiamo a discutere lo stato di disordine del sistema universitario italiano. Essendo uno scienziato, volevo il conforto dei numeri. Un giorno mi sono imbattuto in un database pubblico contenente i nomi e le discipline di tutti i professori italiani. Non ho resistito alla tentazione di usarlo per verificare se, come molti accademici e politici dicono, le assunzioni clientelari sono poche e manovrate da un piccolo numero di baroni”.
“Mia mamma mi chiede sempre perché non faccio il professore in Italia: ora ho la risposta” conclude Allesina