La querelle della Sindone: la Fede e la Scienza

Firenze – Nell’ anno dell’ ostensione della Sindone di Torino  (nel Duomo, fino al 24 giugno) Franco Cardini e Marina Montesano ripercorrono la storia  in un racconto avvincente  (La Sindone di Torino oltre il pregiudizio. La storia,la reliquia,l’enigma, Edizioni Medusa  Milano 2015)  che, con riferimento alle fonti documentarie  ma  anche  con un significativo richiamo al contesto storico dei vari “spostamenti”  della reliquia, accertati o presunti.

Un primo enigma riguarda già  la sua (ri)comparsa a Lirey nella regione francese della Champagne-Ardenne  nel  1355 perché i canonici che la possedevano  non rivelarono da dove provenisse ma anche  il Vescovo che ne contestò  l’autenticità dicendo di conoscere l’artista che l’avrebbe realizzata, non fece mai quel nome.

Da quel momento iniziò una plurisecolare vicenda di rivendicazioni, controversie, passaggi di proprietà e relative richieste di risarcimenti, scomuniche, accordi diplomatici :  un percorso che interseca  la guerra dei cent’anni, lo scisma d’occidente, le dispute tra ecclesiastici e  feudatari , la traslazione a Chambery, poi  a Torino  e successive  vicende  fino ai giorni nostri.

Altrettanto emozionante è il viaggio a ritroso con le ipotesi  sulla  possibile  provenienza del sacro telo di Lirey dall’Oriente: da Costantinopoli e forse da Edessa  per chi la identifica con il Mandylion(il santo Volto). Ovviamente non possono mancare i templari che con i loro alone di mistero  servono a colmare  i  vuoti di questa cronologia.

Insomma  un percorso di enigmi come in varie altre vicende storico.-religiose  ma  qui si muovono sovrani e grandi feudatari, papi e antipapi; tutte persone che avevano cancellerie  e documentazioni dei vari editti, bolle, riguardanti le controversie sulla Sindone e che  Cardini-Montesano riportano  ampiamente.

Altrettanto penetrante è l’excursus nelle dispute teologiche e politico-teologiche tra iconoclasti, che consideravano la venerazione delle immagini sacre e delle reliquie  una sorta di idolatria e coloro che la ritenevano,invece pratica devozionale: da qui un affascinante viaggio nelle vicende  della Veronica e dei  vari volti santi, che ci porta dal Mandylion di Edessa, alle reliquie conservate a Costantinopoli, dalle Crociate alle imprese delle repubbliche marinare che  fecero affluire molte reliquie in occidente. E  si arriva così al punto

La Sindone è oggetto di culto da quasi settecento anni. Ma Cardini e Montesano sottolineano che la sua storia precedente è assai controversa, come la sua provenienza.  Il pregiudizio a cui i due autori fanno rifermento nel titolo è quello che vorrebbe contrapporre scienziati e credenti mentre- afferma Franco Cardini –  fede e scienza stanno, molto semplicemente, su piani differenti.  “Sindonisti e antisindonisti continuino pure a studiare, magari in spirito di concordia e di collaborazione, la reliquia di Torino – sottolinea Cardini  – nell’intento di provarne o di negarne quanto meno l’identità: ma non perdano di vista il nucleo essenziale del problema, cioè che i motivi della loro rispettiva attenzione rispetto a essa sono inconciliabili non in quanto opposti, bensì in quanto estranei. Continuare nella contesa- conclude il famoso medievista-  è un dialogo tra sordi obiettivamente piuttosto patetico”.

Cardini, insomma, sostiene che è arrivato il momento di porre un limite alla hybris dello scientismo, che “ da qualunque parte venga, si sente infallibile e onnipotente. Perciò ,anche quando difende l’autenticità del sacro lino non si deve avere un eccesso di fiducia nella scienza”. “Perché – spiega ancora  Cardini –  la scienza non potrà mai dirci con certezza assoluta se quel telo di lino ha mai davvero avvolto il corpo non già di un morto di duemila anni fa, ma proprio di Lui, Gesù Cristo. Inoltre, la Sindone  è circondato da un’aura di sacralità e di devozione che impedisce di poterla  ridurre a una cavia da laboratorio e pone un drastico limite a indagini invasive.  Infine- conclude –  le manipolazioni ch’esso ha subìto nei secoli lo hanno trasformato in una “prova inquinata” che molto difficilmente può fornire risposte attendibili alle sollecitazioni scientifiche.

L’epilogo è che ad ogni conclusione scettica se ne oppone una di segno positivo, e viceversa. Insomma,  per lo storico fiorentino, oggi Directeur d’Etudes  dell’Ecole des Hauts etudes (EHSS)  di Parigi   “E’ il culto che rende sante agli occhi delle comunità di credenti le reliquie, non la loro obiettiva e intrinseca autenticità”.

Peraltro, anche dal racconto della storia della Sindone, il lettore si può formare un’opinione   ma non è detto che tutti arrivino alle stesse conclusioni anzi  è probabile che non sia così, perché in ogni interpretazione, come ben sanno i giuristi  e come ci ricordava Cartesio, l’elemento soggettivo è  sempre  rilevante.

 

 

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Un primo enigma riguarda già  la sua (ri)comparsa a Lirey nella regione francese della Champagne-Ardenne  nel  1355 perché i canonici che la possedevano  non rivelarono da dove provenisse ma anche  il Vescovo che ne contestò  l’autenticità dicendo di conoscere l’artista che l’avrebbe realizzata, non fece mai quel nome.

Da quel momento iniziò una plurisecolare vicenda di rivendicazioni, controversie, passaggi di proprietà e relative richieste di risarcimenti, scomuniche, accordi diplomatici :  un percorso che interseca  la guerra dei cent’anni, lo scisma d’occidente, le dispute tra ecclesiastici e  feudatari , la traslazione a Chambery, poi  a Torino  e successive  vicende  fino ai giorni nostri.

Altrettanto emozionante è il viaggio a ritroso con le ipotesi  sulla  possibile  provenienza del sacro telo di Lirey dall’Oriente: da Costantinopoli e forse da Edessa  per chi la identifica con il Mandylion(il santo Volto). Ovviamente non possono mancare i templari che con i loro alone di mistero  servono a colmare  i  vuoti di questa cronologia.

Insomma  un percorso di enigmi come in varie altre vicende storico.-religiose  ma  qui si muovono sovrani e grandi feudatari, papi e antipapi; tutte persone che avevano cancellerie  e documentazioni dei vari editti, bolle, riguardanti le controversie sulla Sindone e che  Cardini-Montesano riportano  ampiamente.

Altrettanto penetrante è l’excursus nelle dispute teologiche e politico-teologiche tra iconoclasti, che consideravano la venerazione delle immagini sacre e delle reliquie  una sorta di idolatria e coloro che la ritenevano,invece pratica devozionale: da qui un affascinante viaggio nelle vicende  della Veronica e dei  vari volti santi, che ci porta dal Mandylion di Edessa, alle reliquie conservate a Costantinopoli, dalle Crociate alle imprese delle repubbliche marinare che  fecero affluire molte reliquie in occidente. E  si arriva così al punto

La Sindone è oggetto di culto da quasi settecento anni. Ma Cardini e Montesano sottolineano che la sua storia precedente è assai controversa, come la sua provenienza.  Il pregiudizio a cui i due autori fanno rifermento nel titolo è quello che vorrebbe contrapporre scienziati e credenti mentre- afferma Franco Cardini –  fede e scienza stanno, molto semplicemente, su piani differenti.  “Sindonisti e antisindonisti continuino pure a studiare, magari in spirito di concordia e di collaborazione, la reliquia di Torino – sottolinea Cardini  – nell’intento di provarne o di negarne quanto meno l’identità: ma non perdano di vista il nucleo essenziale del problema, cioè che i motivi della loro rispettiva attenzione rispetto a essa sono inconciliabili non in quanto opposti, bensì in quanto estranei. Continuare nella contesa- conclude il famoso medievista-  è un dialogo tra sordi obiettivamente piuttosto patetico”.

Cardini, insomma, sostiene che è arrivato il momento di porre un limite alla hybris dello scientismo, che “ da qualunque parte venga, si sente infallibile e onnipotente. Perciò ,anche quando difende l’autenticità del sacro lino non si deve avere un eccesso di fiducia nella scienza”. “Perché – spiega ancora  Cardini –  la scienza non potrà mai dirci con certezza assoluta se quel telo di lino ha mai davvero avvolto il corpo non già di un morto di duemila anni fa, ma proprio di Lui, Gesù Cristo. Inoltre, la Sindone  è circondato da un’aura di sacralità e di devozione che impedisce di poterla  ridurre a una cavia da laboratorio e pone un drastico limite a indagini invasive.  Infine- conclude –  le manipolazioni ch’esso ha subìto nei secoli lo hanno trasformato in una “prova inquinata” che molto difficilmente può fornire risposte attendibili alle sollecitazioni scientifiche.

L’epilogo è che ad ogni conclusione scettica se ne oppone una di segno positivo, e viceversa. Insomma,  per lo storico fiorentino, oggi Directeur d’Etudes  dell’Ecole des Hauts etudes (EHSS)  di Parigi   “E’ il culto che rende sante agli occhi delle comunità di credenti le reliquie, non la loro obiettiva e intrinseca autenticità”.

Peraltro, anche dal racconto della storia della Sindone, il lettore si può formare un’opinione   ma non è detto che tutti arrivino alle stesse conclusioni anzi  è probabile che non sia così, perché in ogni interpretazione, come ben sanno i giuristi  e come ci ricordava Cartesio, l’elemento soggettivo è  sempre  rilevante.

 

 

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