Dell’impresentabilità del dottor Sottile, alias Giuliano Amato, abbiamo parlato di recente, riproponendovi una nostra intervista allo stesso, in fuga da domande e risposte. Ma era un’accezione tutta politica o quasi quella che ci spingeva all’analisi. C’è però molto di più. L’Istat parla del raddoppiamento della povertà in Italia dal 2007 ad oggi, con quattro famiglie su dieci che ormai fanno fatica a trovare i soldi per il cibo. La morìa delle imprese tocca livelli apocalittici, la disoccupazione specie giovanile non ha precedenti nella storia repubblicana, se non andando agli anni del primo dopoguerra. E le previsioni? Nessuno le azzarda più; tacito segno che la situazione si teme possa peggiorare.
Ci rendiamo conto che per un parlamentare, abituato a percepire minimo 15mila euro mensili, ad usufruire di una serie di sconti in tutti i settori della vita quotidiana (gratis i trasporti, i servizi culturali, le rette d’asilo dei figli, a Roma anche molti ristoranti e farmacie), sia difficile rendersi conto che ormai per la maggior parte dei cittadini possa fare la differenza anche una manciata di euro ma è così. Questa è la fotografia reale del Paese; di un Paese le cui condizioni drammatiche sono state determinate anche dall’insipienza, dallo sperpero e dalla corruzione dei politici. La Casta, abituata così com’è a ricevere manna dal cielo pubblico, vive una dimensione parallela rispetto a chi deve, col sudore della fronte e magari la creatività del proprio intelletto, sbarcare il quotidiano lunario. E davvero non ce la fa a rendersi conto delle difficoltà altrui. E’ uno dei motivi (uno, non l’unico) per cui lo strappo del sentire tra istituzioni e cittadini è lacerante a tal punto, l’empatia ai minimi storici.
In questo senso l’eventualità di un premierato Amato (probabilmente solo di nome) risulterebbe un doppio schiaffo alla valenza anche simbolica che d’ora in poi dovrebbero rappresentare le più alte cariche dello Stato; l’ex numero due di Craxi ed ex Presidente del Consiglio, l’uomo del prelievo forzoso nottetempo dai nostri conti correnti, oltre a percepire una doppia pensione da oltre 31mila euro lordi mensili, incarna da decenni l’immarcescibilità di un potere stantìo vocato all’autoperpetuamento fine a se stesso. L’esatto contrario di quello che chiede la gente e, probabilmente, di ciò di cui ha bisogno il Paese