La pirateria musicale e gli ipocriti censori

L’imbarazzante spot di artisti a fine corsa

Bob Rontani

Qualche giorno fa, sul sito di un noto quotidiano, è stato pubblicato un accorato video-appello di alcuni artisti contro la pirateria musicale (in particolare sul mancato riconoscimento dei diritti d’autore) che mi ha fatto molto riflettere.

Il problema è molto complesso e di non facile soluzione.

La trasformazione nel corso degli anni del supporto (vinile, CD file MP4), ha reso la musica più immediatamente fruibile, ma anche molto più “fragile”.

L’impossibilità di limitare la progettazione di software specifici, abbinata alla forza/fragilità della tecnologia odierna, rende pressoché impossibile una vigilanza atta a risolvere la questione.

Chiuso il mega sito di download dall’Fbi, il problema si ripresenta in ogni istante. Software costantemente in progettazione, più o meno mascherati, consentono agli utenti/acquirenti di condividere i propri dati, i files vengono immessi nel magma di internet ed il gioco è fatto. Questo a grandi linee è quello che è successo con E Mule.

Ma torniamo al video denuncia: avete visto chi erano i firmatari? Mario Lavezzi, Enrico Ruggeri, Franco Battiato, Gino Paoli, Caterina Caselli ed altri.

http://youtu.be/BbCq9BDMFyw

A parte l’imbarazzante media dell’età anagrafica, e l’ancora più imbarazzante posizione della Caselli (produttrice discografica), le critiche/risposte al loro appello sul web spuntano come funghi dopo un temporale.

Dov’erano, lor signori, quando le case discografiche imponevano ai consumatori costi elevati ai dischi o ai cd (si pagavano, non più di 7-8 anni fa anche 40 euro per un cd nuovo)?

Dov’erano quando, facenti parti di un sistema quasi elitario, con contratti super protetti e remunerati, toglievano spazio ad altri artisti (chiedete degli anni e anni di gavetta dei nuovi musicisti) e investivano sempre e solo sui soliti noti?

Dov’erano negli ultimi 15 anni (gli anni della trasformazione tecnologica) quando sbarravano la strada a nuove idee rivendicando continuamente posizioni da leader per la paura (reale) di non riuscire a stare “al passo coi tempi”?

Dove sono stati in questi anni, mentre a fatica nuove generazioni di musicisti cercavano di interpretare al meglio la realtà del loro tempo?

Cosa hanno prodotto di interessante, di nuovo, di memorabile?

Nel video appello, se non sbaglio, il più giovane sfiora i 60 anni (Ron).

Provate a cambiare gli attori del filmato: provate a inserire, che so, i Negramaro, i Subsonica, i Modà (i primi che mi vengono in mente…). Oppure pensatelo con i Franz Ferdinand, o i Kaiser Chiefs o i Kasabian…

Le nuove generazioni di artisti, colori i quali campano (anche) con i diritti d’autore, mai si sognerebbero, in linea di massima, di appellarsi in questo modo. Sanno che le entrate (se entrate ci saranno) arriverranno solamente se ragioneranno in modo completamente differente.

I Charlatans, 4 anni fa, distribuirono per 2 mesi gratuitamente (registrandosi sul loro sito) il loro 10° album “You cross my path”.

Seguo con passione molti artisti “oltre Manica”.

Conosco le loro carriere e ed i loro passi significativi in questo mercato che sta cambiando.

Da più di 10 anni moltissime band inglesi hanno fatto di necessità virtù.

Escludendo i big, che in tutto il mondo continuano a vendere centinaia di migliaia di cd e altrettanti acquisti/downloads su iTunes, i musicisti inglesi hanno semplicemente capito che la strada della vendita del “prodotto-brano” non è più sufficiente, e sono corsi ai ripari.

La band è un “brand”, prima di tutto. Quindi gli introiti arrivano sotto forma di un merchandising curatissimo e variegato (in tantissimi concerti è presente uno spazio vendita con t-shirt, discografia completa, cappellini, badges e tanto altro….). Poi, cosa più importante, è che la maggior parte dei gruppi ha aumentato considerevolmente il numero dei concerti dal vivo. Senza contare le presenze ai festivals, le apparizioni in tv, le interviste, le presentazioni dei nuovi lavori… insomma , si danno continuamente una mossa. Oserei dire: lavorano.

Infine, quello che mi irrita maggiormente, è che l’appello non tiene conto di una cosa che gli artisti dovrebbero sapere molto bene: il fan, o semplicemente l’amante delle loro “opere” non scarica illegalmente. Il fan vuole l’originale, vuole leggere i testi e guardare le fotografie del libriccino, toccare il cd o il vecchio vinile: di un anonimo compact color acciaio sbiadito scritto con il pennarello nero, magari con difetti di download, non sa proprio che farsene.

Chi scarica illegalmente, il più delle volte lo fa perché ha paradossalmente poco interesse: scaricherebbe anche il vangelo in aramaico, se potesse.

Allora, invece di sbraitare alla luna, ricominciate a fare quello che un tempo facevate: scrivete canzoni con le palle, fatevi amare, uscite dal recinto di intoccabilità.

Donate qualcosa in più a chi vi stima e vi segue.

Siate attivi, completi e originali: aumenterete di nuovo i fan e aumenteranno di nuovo le vendite. Con o senza il download pirata. Fidatevi.

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