Firenze – A Firenze è esposta, a Palazzo Vecchio nella Sala di Leone X, da mercoledì 11 maggio fino al 18 settembre 2022, la copia in gesso della “Pace di Kiev” che lo scultore Antonio Canova realizzò nel 1815, ora rispecchia il vivo desiderio di tutti noi, in netto contrasto con la schiacciante realtà. L’originale conservato al Museo Nazionale Khanenko di Kiev, è ora protetto dai bombardamenti e inaccessibile al pubblico.
La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, con la collaborazione del Museo Novecento e il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, sollecita una profonda riflessione su ciò che l’Ucraina sta vivendo in questo momento, la drammaticità della guerra, le responsabilità e l’inutilità di certe scelte.
L’intento di Nikolaj Petrovič Rumjancev, ministro degli affari esteri russo, quando commissionò, nel 1811, ad Antonio Canova la Pace in marmo bianco, da posizionare nel salone del suo palazzo di San Pietroburgo, era quello di rendere omaggio ai tre trattati di pace che avevano posto fine ad altrettante guerre e che la famiglia Rumjancev aveva contribuito a firmare.
Ogni elemento che costituisce l’unità compositiva dell’opera rappresenta un’icona. Come scrive Vittorio Sgarbi, “L’iconografia della Pace richiama la Nemesi, dea greca della “distribuzione della giustizia”. Il serpente ricorda le medaglie romane, simbolo della guerra. Il fatto che le scritte commemorative siano in latino è il risultato di una trattativa tra Canova e l’ambasciatore di Vienna: l’ipotesi iniziale della lingua russa fu accantonata in favore del latino, lingua franca e simbolo dell’unione tra le nazioni europee, a rafforzare dunque il messaggio di pace dell’opera”.
In attesa di una pace che ci auguriamo arrivi presto, la copia della “Pace di Kiev” è posta in una sala storica di Palazzo Vecchio, tra gli affreschi che raccontano l’ascesa al potere di Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, e conosciuto come papa Leone X, e l’effige di Cosimo I de’ Medici raffigurato come Marte, immagine manifesta della sua politica espansionistica.
La scultura di Canova, oltre a essere un j’accuse, per la devastante azione di un popolo contro l’altro, propone anche uno spunto di riflessione sulla questione delle opere d’arte che durante i conflitti subiscono distruzioni e mutilazioni, come se la bellezza che ha costituito la fonte d’ispirazione diventasse una colpa da abbattere e cancellare insieme al loro significato e della realizzazione del capolavoro in tempo di pace.
“Guardando le bianche immacolate forme della Pace di Kiev non possiamo non pensare al sangue che scorre in Ucraina, – commenta Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento di Firenze – al dramma dei profughi, agli orrori perpetuati tra i civili. E non possiamo non pensare alla sorte di tanti capolavori artistici messi a rischio dalla furia distruttiva degli eserciti”.
Canova realizza la statua prima dell’invasione in Russia da parte di Napoleone. Lo scultore su questo argomento scrive a Quatremère de Quincy l’11 febbraio 1812: «La statua della Pace si farà: vengane la guerra; essa non potrà impedirla. Ma io temo che alla pace generale non si farà statua per ora. Così si potesse farla, come io l’alzerei a mie spese!». Deceduto Nikolaj Petrovič Rumjancev, la sua collezione viene donata allo Stato, inizialmente collocata a San Pietroburgo, successivamente trasferita a Mosca e poi traferita a Kiev.
La pace di Kiev. L’arte vince sulla guerra
Una scultura di Antonio Canova
a cura di Vittorio Sgarbi
Sala Leone X – Palazzo Vecchio, Firenze
11 maggio – 18 settembre 2022
Organizzazione MUS.E con Contemplazioni
Foto di Alessandra Cinquemani