Ti prepari ad uscire tirandoti come un elastico, lucidi i tuoi mocassini e la tua valigetta ventiquattrore, apri cordialmente l’ultimo bottone della camicia in modo da dare un tocco di finta trascuratezza che parla di te come di uomo libero, allenti la cravatta, regoli la barba sui 2 giorni – non di più sennò dopo sembri malato, non di meno sennò dopo sembri Renzi – prendi l’uscio e, fatti pochi gradini, ti accorgi che i mocassini che hai lucidato sono scamosciati. Il tuo mondo crolla. Poi rientri in casa, nella quale ti stavi scordando il bambino di fronte ai cartoni animati, urli con le vene del collo a rischio esplosione fino a quando non finisce di vestirsi, lo carichi in macchina, lo porti quasi al lavoro, torni indietro, lo scarichi davanti a scuola (non ti saluta, ché si vergogna); parcheggi come viene viene, ti fai un chilometro a piedi e ti scapicolli in ufficio, dove puoi finalmente dormire davanti alla Home di Facebook, le ascelle pezzate, la camicia frusta, i capelli uno schifo e il senso che forse la vita televisiva non rispecchi poi così a fondo quella reale.
Nello stesso momento, la vicina del quarto piano anche lei si sta preparando ad una intensa giornata di vita vissuta al femminile, aprendo il guardaroba a cinque ante che cela la sua collezione di Loboutin, due, e di Manolo Blanhik, tre, mentre tutte le altre per la verità sono della famosa e notissima marca Zalando o anche Pittarello, sceglie quella in tinta col vestitino Max&Co. corredato da uno straccetto vero cinese da Euro 2,99 che sdrammatizza il nero del resto col suo painting animalier, controlla lo stato dei french che tende a smangiucchiarsi, quasi urla di piacere di fronte allo specchio dell’ingresso – alto e stretto, in modo da alzarla e restringerla – e finalmente esce camminando come Wanda Osiris; raggiunge la sua Mercedes Classe A, piccola ma costosa come tutte le utilitarie per le donne che non devono chiedere mai, parcheggia sulle strisce blu e segna la portiera della macchina a fianco, guadagna la porta del bar e ivi si rilassa tutta mattina controllando WhatsApp se le stanno arrivando offerte di lavoro, mentre l’ausiliario infila la contravvenzione sotto il suo stiloso tergicristallo: ed è subito sera, nel mondo reale quasi uguale a quello che ci rimanda la vita televisiva.
Nello stesso momento, il figlio dell’Ingegnere del secondo piano finisce di imbottirsi di proteine in offerta dopo una sessione particolarmente urlata di sollevamento ghisa nella palestra low cost, si riveste avendo cura di mettere bene in mostra la marca delle mutande, luma le massaie stanche che prima di andare a fare la spesa sgambettano sulle cyclette per ridurre a zeste la buccia d’arancia delle cosce un tempo tornite e guadagna la porta; sale sul suo motociclettino taccato come Valentino, non Rossi, proprio Valentino Valentino, scappa in edicola a comprare Wired per far vedere a tutti che lui legge di start-up e finalmente si reca al bar dell’Università, dove disserta con alcuni colleghi di studio della necessità di liberare democraticamente la rabbia sociale ormai sopita per trasferire tutti noi nel nuovo Millennio, e dell’imposponibilità di un rigurgito di disobbedienza civile nei confronti della Casta che non libera posti di lavoro vari, vasti, alternativi e ben pagati, aspettando che si faccia sera per poter andare a bere qualcosa di cool, in un mondo apparentemente uguale a quello che lui pensa sia la vita televisiva.
Nello stesso momento, la vicina del quarto piano anche lei si sta preparando ad una intensa giornata di vita vissuta al femminile, aprendo il guardaroba a cinque ante che cela la sua collezione di Loboutin, due, e di Manolo Blanhik, tre, mentre tutte le altre per la verità sono della famosa e notissima marca Zalando o anche Pittarello, sceglie quella in tinta col vestitino Max&Co. corredato da uno straccetto vero cinese da Euro 2,99 che sdrammatizza il nero del resto col suo painting animalier, controlla lo stato dei french che tende a smangiucchiarsi, quasi urla di piacere di fronte allo specchio dell’ingresso – alto e stretto, in modo da alzarla e restringerla – e finalmente esce camminando come Wanda Osiris; raggiunge la sua Mercedes Classe A, piccola ma costosa come tutte le utilitarie per le donne che non devono chiedere mai, parcheggia sulle strisce blu e segna la portiera della macchina a fianco, guadagna la porta del bar e ivi si rilassa tutta mattina controllando WhatsApp se le stanno arrivando offerte di lavoro, mentre l’ausiliario infila la contravvenzione sotto il suo stiloso tergicristallo: ed è subito sera, nel mondo reale quasi uguale a quello che ci rimanda la vita televisiva.
Nello stesso momento, il figlio dell’Ingegnere del secondo piano finisce di imbottirsi di proteine in offerta dopo una sessione particolarmente urlata di sollevamento ghisa nella palestra low cost, si riveste avendo cura di mettere bene in mostra la marca delle mutande, luma le massaie stanche che prima di andare a fare la spesa sgambettano sulle cyclette per ridurre a zeste la buccia d’arancia delle cosce un tempo tornite e guadagna la porta; sale sul suo motociclettino taccato come Valentino, non Rossi, proprio Valentino Valentino, scappa in edicola a comprare Wired per far vedere a tutti che lui legge di start-up e finalmente si reca al bar dell’Università, dove disserta con alcuni colleghi di studio della necessità di liberare democraticamente la rabbia sociale ormai sopita per trasferire tutti noi nel nuovo Millennio, e dell’imposponibilità di un rigurgito di disobbedienza civile nei confronti della Casta che non libera posti di lavoro vari, vasti, alternativi e ben pagati, aspettando che si faccia sera per poter andare a bere qualcosa di cool, in un mondo apparentemente uguale a quello che lui pensa sia la vita televisiva.