La Nona di Beethoven e gli 80 anni di Mehta

Firenze – Sono pochi i capolavori che, nelle singole forme artistiche, esprimono grandiosi percorsi iniziatici. Nell’architettura la via della spiritualità e della redenzione nel percorso del vescovo Fulberto costruttore della cattedrale di Chartres, per esempio. Nella letteratura la Divina Commedia di Dante, nella cultura antica i Misteri eleusini. Nella filosofia l’Itinerarium Mentis in Deum di San Bonaventura.

Nella musica l’esperienza dell’itinerario della mente verso la consapevolezza della meravigliosa essenza dell’umanità è contenuta nell’ultima sinfonia di Beethoven eseguita domenica 24 aprile  dall’Orchestra e dal Coro del Maggio musicale fiorentino sotto la direzione del direttore principale a vita Zubin Mehta che il 29 aprile compirà 80 anni.

L’itinerario è chiaro: dal ritmo al canto, dal minore al maggiore, dalle tenebre alla luce, come ricorda Daniele Spini in programma. Il punto d’arrivo dell’iniziazione non è solo il raggiungimento della piena maturità individuale con l’accettazione di ciò che di bene e di male, di piacere e di dolore produce l’esistenza.

Nell’universo beethoveniano la luce, il contatto con il divino, è soprattutto “la gioia il cui magico potere riunisce ciò che la consuetudine ha diviso e tutti gli uomini diventano fratelli”, secondo quanto propongono i versi dell’ode di Friedrich Schiller “An die Freude”. Qui la conoscenza del Creatore parte dall’incontro e dalla solidarietà di tutti gli esseri umani che si riconoscono fratelli e dunque la finiscono con il farsi del male.

La Nona Sinfonia, vero e proprio testamento spirituale lasciato dal compositore di Bonn all’umanità,  è un’esperienza dell’anima che emoziona e addirittura fa venire i brividi ogni volta che si ha la fortuna di ascoltarla in concerto. E soprattutto se ti capita, come è accaduto ai fortunati che hanno assistito al concerto che ha inaugurato la 79° edizione del Maggio musicale fiorentino, che la sua esecuzione coincida con una manifestazione di affetto e di stima come quella che tutti i musicisti del Maggio e tutto il pubblico in piedi hanno manifestato al Maestro che non solo li ha fatti crescere artisticamente ma li ha anche guidati con la sua forza e il suo entusiasmo attraverso i marosi della crisi dell’ente musicale fiorentino.

 

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