Firenze – Il motto di Seneca per aspera ad astra potrebbe essere il logo per la preziosissima mostra in corso al Bargello, “Medioevo in viaggio”, che raccoglie testimonianze da tutti i musei d’arte medievale d’Europa, dandoci, ancora una volta, il senso dell’unità culturale del vecchio Continente. I viaggi di cui la mostra rende conto potevano essere fatti per tanti scopi: affari, eventi privati importanti, come matrimoni (per le classi alte), missioni diplomatiche, guerre e spedizioni come le Crociate .-di cui ormai si sa bene quello che furono in realtà.
Il rischio c’era, a cui si era abituati, forse più di oggi, per il senso della vita più esposta e più breve, ma c’era, come sempre, il tornaconto, da tutti i punti di vista . Perché i viaggi intrapresi, per necessità o per scelta, fossero importanti, basta guardare le carte e le piante geografiche di allora, i tracciati dei percorsi.-.specie di guide turistiche.-. taluni con indicazioni di punti d’appoggio, monasteri , ospizi, luoghi santi con relative reliquie , ecc . I corredi dei ricchi comprendevano altarini di preghiera, giochi da tavolo per i lunghi trasbordi, scarselle per denaro e preziosi inchiavardate addosso al proprietario. E poi, dopo il ritorno, pitture celebrative o arazzi predisposti per il felice esito del viaggio, di nozze o quant’altro. E fin qui tutto comprensibile per l’uomo di oggi. Anche in questo caso, ma nel senso più materiale, per aspera ad astra o per angusta ad augusta, magari al raggiungimento di una un corona o di una favolosa ricchezza.
C’è da domandarsi, invece, che cosa spingesse veramente migliaia e migliaia di uomini comuni, poveri o benestanti, ad intraprendere pellegrinaggi così rischiosi e pieni di sofferenze, per voto e devozione, per arrivare a Roma o a Santiago. In mostra abbiamo testimonianze materiali (attrezzature per il viaggio) o colte, ma popolareggianti, come quelle degli ‘schizzi’ nel manoscritto delle “Croniche” di Giovanni Sercambi, per il giubileo del 1300.
Qui davvero si misura la distanza fra l’uomo del Medioevo, e l’uomo di oggi: il forte, diffusissimo sentimento di Fede. Fede in qualcosa che non si vede, secondo San Paolo, per un ‘Aldilà’ lontano e ipotetico, ma per cui si è disposti al sacrificio e all’abnegazione. Qui sta la differenza con l’uomo occidentale di oggi, tutto preso dalla difesa del proprio io individuale e fisico, al fine di evitare sofferenze e perfino scomodità. Verrebbe fatto di dire che ci siamo abbassati dal cielo alla terra. Non per niente la “Divina Commedia” è , invece, il viaggio più emblematico dell’umanità medievale. Oggi la scienza ci ha abituato a considerare questo universo bastevole a noi, alle nostre indagini e a tutto quello che la nostra vita può darci.
Il Medioevo ci rimanda a un’ umanità profondamente difforme nel giudicare il valore della vita: ai posteri l’ardua sentenza su chi, alla fine.-.se ci sarà una fine.-. potrà aver avuto ragione. Intanto continuiamo a guardare incantati quei percorsi dell’anima (e dei corpi!),quello sprezzo delle difficoltà, e restiamo ammirati per l’arte e la poesia che tutto questo ha prodotto .