La notizia era arcinota da tempo, ovvero che la struttura diventata col tempo luogo di preghiera non era nata per quelle funzioni; c’è voluta invece un’interpellanza del forzista Giuseppe Pagliani per costringere l’assessore alla rigenerazione urbana Alex Pratissoli a rendere noto che il Tar ha recentemente ingiunto all’amministrazione di ripristinare lo stato delle cose. Cioè sulla moschea di via Gioia, uno dei tre luoghi di culto islamici nel comune capoluogo, deve essere ripristinata la destinazione d’uso originaria dopo la bocciatura del ricorso. Ora alla comunità islamica che utilizza quella struttura non resta che il Consiglio di Stato.
L’ha dovuto ammettere l’assessore Pratissoli che nell’occasione ha assicurato “un censimento dei luoghi di culto” per garantire il rispetto delle regole, insindacabili per gli altri ma anche garantire il più possibile la sicurezza e la convivenza tra diverse culture.
C’è poi da segnalare una nota dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche italiane, che ha chiesto, vista la presenza nei luoghi di culto di molte persone di origine non araba, che il sermone dell’imam ma anche più in generale i riti della preghiera siano il più possibile tenuti in italiano per permettere a tutti la comprensione. In questa direzione era andata una recente nota del Vescovo Massimo Camisasca che aveva chiesto, dopo gli attentati di Parigi, che nei luoghi di culto islamici si predicasse in italiano. Staremo a vedere se e quanto saranno accolte queste indicazioni dalle comunità islamiche reggiane che secondo le amministrazioni sono ben inserite nel contesto sociale del nostro territorio.