Prato – Anche quest’anno non si arresta la lunga scia di sangue che purtroppo da gennaio ha visto uccise tante, troppe donne, per mano violenta di mariti, conviventi, fidanzati,
Infatti la donna, nella sua incessante ricerca, per dare a sé stessa un ruolo che la soddisfi pienamente a livello economico e che la appaghi professionalmente, senza volere, ha “invaso”gli spazi tradizionalmente di appartenenza agli uomini, facendo scattare in alcune menti, quelle più fragili, un’insana passione, che lo psichiatra e filosofo francese Jacqes Lacan,definì nella sue teorie “odio puro e semplice”, che si nutre di gelosia e di amore malato.
La donna diviene così, a sua insaputa, l’oggetto dell’odio o perché sottrae qualcosa che appartiene all’identità maschile o perché si ribella e decide di non farsi trovare là dove l’uomo la vuole, diventando così il “nemico da abbattere a tutti i costi e con tutti i mezzi”.
Ne parliamo oggi, alla luce dell’ultimo tragico delitto che ha visto una giovane donna, brutalmente ammazzata dall’ex fidanzato, con la giudice presso il Tribunale di Pistoia, Jacqueline Monica Magi, Presidente Onoraria della Associazione no profit Anna Maria Marino di Prato per SvSL, che si è occupata in passato anche della violenza sulle donne (la dottoressa ha all’attivo diverse pubblicazioni sulla violenza di genere, grazie al suo lavoro che l’ha vista testimone di non pochi casi in cui le donne erano vittime di oltraggi e soprusi).
“A proposito dell’omicidio di Sara e su tutti gli altri omicidi di genere”, la giudice spiega a Stamp che “la morte di Sara è sconvolgente anche e non solo per le modalità cruente e orrende con la quale essa è avvenuta. È uno degli ennesimi episodi con il quale il maschio lasciato termina la relazione a suo modo, non accettando l’onta di essere lasciato”.
“Dietro” continua la giudice “c’è molto di più di una vendetta per un’onta, ma c’è quel vuoto incommensurabile che la perdita di una donna lascia in un uomo, essere fragile. Per l’uomo, la donna costituisce il centro dell’universo, anche se non lo ammette e la folla reazione alla sua perdita ne dimostra tutta la fragilità.”
“Occorre intervenire a livello sociale” afferma la dottoressa Magi “perché gli uomini imparino a gestire la loro enorme sofferenza e le donne imparino a capire che nel lasciare un uomo inconsapevole dei propri sentimenti e del dolore vi è insito un pericolo, quello della sua reazione. “Mia madre mi parlava” così conclude,”di atroci femminicidi nella Lucca degli anni cinquanta, insegnandomi a difendermi e a non fidarmi mai degli uomini delusi in amore e questo già cinquant’anni fa. Le donne devono difendersi, non andare al macello come agnelli sacrificali.”
Foo: Jacqueline Magi