La morte di Chavez e ciò che resta del sogno bolivariano

L’America Latina dopo la morte del presidente del Venezuela tra voglia di riscatto e rischio caos: l’analisi della nostra corrispondente

Soledad Bassante Herrera*

QUITO – Il 5 marzo è morto Hugo Chavez Frìas, per 14 anni presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela. Se n’è andato un leader che ha cambiato la storia. Dotato di una forte personalità, si è ribellato agli Stati Uniti, ha incarnato il sogno di una America Latina unita e di una politica sociale mai vista prima. Chavez ha sempre dato di sé l’immagine di un uomo che ha sempre alzato la voce, di un leader coraggioso, un innovatore radicale. Determinato fino all’ostinazione.

Se un uomo passa la vita a fare tanto rumore è inevitabile che si formi un’opposizione altrettanto forte. Chavez è stato accusato da più parti di avere diviso il popolo venezuelano. Se la vita di Chavez ha creato tanti contrasti, altrettanto lo sta facendo la sua morte. E non solo in Venezuela. Gli omaggi sono iniziati subito: per le strade di molte città dell’America Latina si sentono canti di dolore, si organizzano fiaccolate durante le quali vengono scanditi gli slogan della rivoluzione. Le donne mostrano l’immagine di Chavez come l’esempio di un leader insostituibile. I suoi seguaci lo hanno seguito con un’intensità che sfiora il fanatismo anche nel momento della morte.

Intanto il successore eredita problemi gravi, a cominciare dalla disoccupazione e dalla criminalità. L’immediato futuro del Paese è nelle mani del vicepresidente, Nicolas Maduro, e del presidente dell’Assemblea nazionale Diosdado Cabello. Secondo la Costituzione il titolare del potere legislativo deve assumere la presidenza ad interim e indire le elezioni entro 30 giorni. Se le cose andranno effettivamente così, entro poco tempo ci sarà un nuovo leader che raccoglierà il testimone di Chavez. Se è vero che il defunto presidente ha indicato come suo erede Maduro, bisogna tenere conto del fatto che alle ultime elezioni il leader dell’opposizione Henrique Capriles ha ottenuto molti consensi.

Con gli occhi ben aperti, i governi del blocco bolivariano vedono nel Venezuela un pioniere di numerose iniziative: l’opposizione all’imperialismo, il cambio radicale della legislazione, la chiusura di numerosi mezzi di comunicazione e la loro sostituzione con media governativi, la nazionalizzazione del petrolio, la ricerca di mercati alternativi e nuove alleanze commerciali, la cooperazione con Cuba. Oggi si imita il Venezuela esattamente come decenni fa si imitava tutto ciò che veniva dal Nord.

Cosa accadrà al socialismo del XXI secolo? E che sarà delle relazioni costruite con la Cina, la Russia e l’Iran? Faremo progressi con l’integrazione tra Stati come Bolívar sognava? Non ci resta che conservare la speranza di preservare ciò che c’è di buono di questa epoca

Tutti i Paesi che fanno parte del Mercosur, dell’Unasur e dell’Alba hanno manifestato la solidarietà al Venezuela, tutti i leader politici hanno reso omaggio al Comandante con discorsi solenni sulla “perdita” di Chavez. Ma il popolo latinoamericano sa cosa significa perdere. E’ il sapore di una “democrazia” giusta con qualcuno, ingiusta con molti altri. Alla fine la morte è ciò che di più democratico esiste: arriva per tutti, presto o tardi. Ciò che deve sopravvivere agli uomini è la speranza.
*Blogger e giornalista
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