La morte dei cigni: clamorosa protesta dei lavoratori della Fondazione Nazionale della Danza. Muro contro muro sul rinnovo del contratto integrativo

Mentre si ciancia e riciancia di cultura, bla bla bla, ballerini e tecnico-amministrativi della Fondazione Nazionale Danza, inscenano in Fonderia una clamorosa protesta prima di uno spettacolo (tra lo scrosciare degli applausi del pubblico in sala come al termine di uno show di epocale bellezza) perché la Direzione rifiuta il confronto sull’accordo integrativo (e migliorare così almeno di un po’ le condizioni economiche di artisti e impiegati). Intanto al Valli tutto tace in vista del debutto lirico della prossima stagione quando nel Don Carlos dovrebbe esibirsi pure Vasily Ladyuk, il “baritono della Lubyanka”, noto per la sua costante partecipazione ad eventi aziendali chiusi dell’Fsb, il famigerato servizio segreto del Kgb direttamente agli ordini del criminale Putin ricercato a livello internazionale. Il nazicomunista che anche oggi ha lanciato una quantità impressionante di missili su Kiev, la capitale ucraina che accoglie la Presidente Ue Ursula von der Leyen. Ai Teatri fan finta di niente ma tra poco il caso esplode, eccome se esplode…
Ballerini e tecnico-amministrativi sul palco della Fonderia

Sono stati i ballerini, i tecnici e gli amministrativi della Fondazione Nazionale della Danza a comparire in Fonderia a reggio, nel momento in cui sarebbero dovute andare in scena le performances create da Eyal Dadon e Diego Tortelli Yeled e Shoot me, per leggere un comunicato sindacale al numeroso pubblico in sala in cui si esprimeva la delusione per il rigetto da parte della Direzione di portare avanti la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo e giungere ad un miglioramento delle condizioni economiche e normative di chi, con il proprio lavoro, ha contribuito alla creazione del primo ed unico Centro Coreografico Nazionale.

La protesta, che ha visto posticipare di 30 minuti gli spettacoli, nasce infatti dallo stallo in cui verte la trattativa per il rinnovo del contratto aziendale che riguarda tutti i circa cinquanta dipendenti della Fondazione. “La trattativa si è arenata su tre temi principali: salario, inquadramenti, stabilizzazioni – spiega la SLC CGIL di Reggio Emilia che segue la vertenza – . Temi di cruciale importanza per un settore il cui assetto è fortemente precario e per la qualità dell’organizzazione del lavoro e il raggiungimento di retribuzioni eque e proporzionate alla mansione svolta”.

Grandissima solidarietà è arrivata da parte del pubblico in sala che ha reagito all’inattesa protesta con lunghi applausi. “Si è trattato di un’iniziativa che si è resa necessaria a fronte della totale mancanza di risposte alle richieste avanzate per il raggiungimento del contratto integrativo – spiega Natale Scebba, Segretario Slc Cgil Reggio Emilia – I lavoratori sono molto determinati a far sentire le loro ragioni. Per questo è stato proclamato lo stato di agitazione che nei prossimi giorni vedrà nuovi sviluppi”.

Al momento infatti lavoratori e sindacati sono in contatto e prevedono di riunirsi in assemblea per decidere quali iniziative adottare per sbloccare la trattativa e riaprire un tavolo dialogico che possa portare ad un accordo tra le Parti.

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