Grosseto – I romanzi di Dianora Tinti si distinguono per la trama sempre avvincente, per uno stile narrativo che riesce sapientemente a dosare i ritmi, i sentimenti, le emozioni e un’ambientazione che non è un mero sfondo ma ha un ruolo coinvolgente. Nell’intervista che abbiamo qui realizzato è stato approfondito soprattutto quest’ultimo aspetto che ci aiuta a comprendere appieno la struttura narrativa e anche gli stilemi delle opere della scrittrice grossetana.
Anzitutto, quanta Toscana c’è nei tuoi romanzi e nei tuoi racconti?
Tanta. Con un occhio particolare alla Maremma, la terra dove vivo. Una terra capace di sprigionare ancora oscure alchimie e strani poteri. Magica, insomma.
Quali località?
Nei miei racconti e romanzi ho parlato di molti luoghi toscani. A partire da Grosseto, la città dove sono nata e dove ho vissuto fino a ventisei anni, cioè prima di trasferirmi a Magliano in Toscana, a circa trenta chilometri di distanza. Grosseto rimane comunque parte della mia vita, è qui che lavoro, che ho fratello e sorella, nipoti e amici. Ammetto di provare ancora un grande senso di appartenenza per questa città, Grosseto o Grossetto come si legge nella vecchia geografia granducale, che nonostante l’inevitabile tramutarsi della realtà, è rimasta la capitale, geografica e mitica, di una Maremma ancora capace di intersecare mito, terra e uomini.
Naturalmente ho dedicato tanto spazio anche a Magliano in Toscana che mi ha accolta con calore fin dal primo momento. Il romanzo ‘Storia di un manoscritto’ (Pagliai editore) è in parte ambientato lì, come anche il racconto ‘Il destino’ inserito nella raccolta ‘Amori sui generis’ (Moroni editore) dedicato al Monastero di San Bruzio, uno dei luoghi della Maremma che amo di più. Distante non più di tre chilometri dal borgo, nella campagna deserta, questa gigantesca rovina è un angolo di paradiso sospeso tra gli ulivi e il mare. Per me, fin dalla prima volta che ci sono stata, è stato impossibile sfuggire al suo fascino. Alla suggestione delle mura diroccate, delle pietre sconnesse sulle quali salgono arbusti tenaci ed erbe dure e taglienti, della cupola sfondata dalla quale si può ammirare il cielo e le stelle nelle più belle notti estive.
Ma c’è anche un altro luogo dove vado spesso e del quale parlo nei miei scritti: l’ultrabimillenario Olivo della strega. Situato a pochi passi dal centro del paese e da casa mia, è considerato a ragione, un residuo di medioevo, di streghe e prodigi. Una leggenda antichissima è infatti legata al suo nome e a quello di Magliano. Si racconta che l’olivo, ogni volta che il sacerdote della chiesa accanto concludeva l’invocazione rituale, si contorcesse in modo spaventoso e questo fatto venne subito attribuito all’opera di una strega. Molti, infatti, furono pronti a giurare che ogni venerdì un gatto dagli occhi di fuoco si aggirasse intorno all’albero con lugubri miagolii e così gli abitanti del luogo, dopo il tramonto, si tenevano ben lontano da lì. Anche io prediligo visitare la pianta con il sole che lo dipinge di mille colori e non verso sera quando con la penombra gli regala contorni vagamente inquietanti che rievocano riti pagani, fauni, centauri o strane figure.
La Toscana è comunque presente nei miei scritti anche con Firenze e lo splendido Monte Argentario, dove si snodano parte delle vicende del mio romanzo ‘Vite sbeccate’ (Pegasus edition).
Ho poi il piacere di essere fra i 55 scrittori, artisti e personaggi che con i propri scritti sono stati scelti per arricchire ‘Toscana ovunque bella’ un progetto della Regione Toscana che offre percorsi narrativi più ampi, che raccolgono storie affini per identità geografica, tematica o narrativa. È qui che ho raccontato le straordinarie leggende legate a luoghi magici vicino a Magliano in Toscana. Un progetto che ha ottenuto ottimi risultati anche sui social. L’hashtag #ToscanaOvunqueBella è stato usato ad oggi in oltre 45.000 post su Instagram e nel 2018 la campagna è stata inserita tra le Top Social Campaigns di Blogmeter.
La location ha un ruolo importante, praticamente da coprotagonista …
Indubbiamente. L’ambientazione non è mai cornice, ma parte integrante e valore aggiunto delle mie storie. I luoghi partecipano alle emozioni e ai sentimenti dei protagonisti.
Ho padre fiorentino e madre leccese per cui, oltre alla Maremma, sono molto legata al Salento dove torno appena posso e dove ho ancora amici e parenti. Il Mediterraneo ha sempre esercitato su di me un grande fascino e nei miei romanzi ne parlo spesso. Il mio primo romanzo si intitola ‘Il Pizzo dell’aspide’, un toponimo che indica un luogo ben preciso: uno scoglio a forma di serpente vicino a Gallipoli. Proprio su questo sfondo splendido, fatto di insenature naturali e piccoli isolotti di scogli plasmati dalle onde e dal vento, nel Salento assolato negli anni ’50, inizia la storia (vera) adolescenziale dei protagonisti che si trasformerà negli anni in un sentimento capace di resistere e rafforzarsi, a dispetto della lontananza, dei figli e dei rispettivi matrimoni.
Per ‘Il giardino delle esperidi’ cercavo invece un’ambientazione particolare, un luogo/non luogo dove la protagonista potesse ritrovarsi. E l’ho trovato in Marettimo, la minuscola isola delle Egadi posta al centro esatto del Mediterraneo, detta anche ‘Isola sacra’. Ne ho scritto senza esserci mai stata. Quando poi l’ho visitata, invitata dal presidente dell’associazione culturale ‘Marettimo’ Vito Vaccaro che ne era venuto a conoscenza, l’emozione è stata fortissima. Come ci fosse stato un legame antichissimo fra me, quella popolazione e impervia natura.
Vicende le tue che hanno anche una dimensione temporale. Presente/passato…
A volte la vita è resa possibile dal coraggio di ripercorrere il passato. Ne ho parlato sia in ‘Storia di un manoscritto’ che in ‘Il giardino delle esperidi’ dove la protagonista, tra le pieghe del tempo, scopre un segreto di famiglia e grazie a questo prende contatto con le parti profonde di sé, riappacificandosi con le fragilità e debolezze proprie e degli altri. Il passato si ripresenta sempre nella nostra vita, anche quando meno ce lo aspettiamo. Un’immagine, un sapore ed ecco riaffiorare il ricordo legato a quella sensazione.
Hai in cantiere un nuovo romanzo? Possiamo dare qualche anticipazione?
Ho già un romanzo pronto per la pubblicazione da alcuni mesi. Un progetto che mi sta molto a cuore, perché è la prima volta che mi cimento in un romanzo a sfondo storico. Due episodi della Seconda guerra mondiale poco conosciuti ma, credetemi, molto interessanti. Incrociamo le dita!
Dianora Tinti (foto) nasce e lavora a Grosseto presso la Provincia dove si occupa di Istruzione e Pari Opportunità. Scrittrice, giornalista e blogger, cura il blog ‘Letteratura e dintorni’ (www.dianoratinti.it) ed è presidente dell’omonima associazione culturale. Organizza Concorsi letterari, fra cui CIttà di Grosseto ‘Amori sui generis’ tra i più seguiti a livello nazionale. Scrive su riviste e da dieci anni co-conduce su TV9Italia la trasmissione culturale ‘Quante storie vuoi’. Negli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti per i suoi meriti culturali. L’ultimo, il Premio Lucio Colletti, nel 2022 al Campidoglio di Roma dove sono stati premiati con lei anche la giornalista Giovanna Botteri e il filosofo Lorenzo Infantino.