La manovra “del popolo” e le lacrime di coccodrillo

Firenze – Le reazioni delle ex forze politiche di maggioranza e della stampa alla manovra economica approntata dal Governo, si sono manifestate con una generalizzata levata di scudi, motivata dal terrore che il nostro paese, grazie ad essa, sprofondi nella più cupa incertezza, mettendo in pericolo il nostro futuro e quello delle generazioni a venire. Oltre a scatenare una reazione aggressiva degli investitori che sempre più potrebbero abbandonare il nostro paese. Dalle pagine di Repubblica si è sottolineata la presenza di una Dittatura di fatto nel nostro paese, laddove la manovra economica sarebbe un ulteriore passo verso essa.

La BCE, la Commissione europea per gli affari economici, il Partito Democratico e Forza Italia si sono quindi scandalizzati per chi ha inteso sovvertire un ordine di spesa.

Personalmente mi trovo spesso in conflitto con le scelte politiche dell’attuale maggioranza, poiché espressione di una cultura della restaurazione che guarda allo Stato come fine piuttosto che come mezzo. In un’ottica che richiama una visione neopositivista e materialista che nega qualunque valore etico alla politica come strumento per la realizzazione dell’uguaglianza tra gli uomini, la difesa della libertà e la tutela della dignità dell’uomo, e che deve essere surrogata con la ricerca di una “individualità collettiva” che si rispecchia nella “nazione”motivando il popolo con la semplificazione degli schemi politici. Una semplificazione che sacrifica il valore pluralista della democrazia, come partecipazione del cittadino alla cosa pubblica, per rendersi partecipe e attivo nel vivere sociale. Una sostituzione che predilige una visione di assoluto e di aggressione violenta.

Un nuovo vento culturale che per potersi affermare necessita della individuazione di un nemico, renderlo chiaro e visibile, scagliando contro di esso il risentimento del popolo per farlo sentire un “unico” soggetto attivo.

Ed è proprio la concentrazione degli attacchi contro una stanca, burocratizzata e finanziarizzata Europa  e contro i migranti, a fornire al nuovo pensiero gli obbiettivi che riescono a trascinare il popolo nella sua unicità indistinta verso il rafforzamento dello Stato, non agendo come scopo ma come mezzo per esso. Pare di tornare alle teorie della restaurazione del Maurras, allorché concentrò gli attacchi contro i massoni, gli Ebrei e la cristianità che aveva “insozzato il mondo”, per mobilitare il risentimento delle masse per farle sentire un unico soggetto attivo per dare loro la percezione di una grande forza d’attacco contro la repubblica (“la pezzente”). Creare una identità collettiva indistinta da contrapporsi all’individualità politica come generatrice di idealità distinte e plurali capaci di generare analisi e scelte personale. Battere la strada per l'”età positiva” in cui le masse acritiche generano uno “spostamento”, laddove invece la coscienza etico – politica dell’individuo genera solo forze contrapposte che causano lo stallo. Le stesse teorie che avevano dato la stura alla destrutturazione dello Stato per la “salvezza” del mondo operaio e per l’affermazione della “violenza” come etica del successo. Il pensiero unico.

Ebbene quelli che oggi paventano il ritorno a forme autoritarie dittatoriali, nella moderna forma dei sovranismi, sono gli stessi che hanno distrutto il patrimonio etico, ideale e umanistico che ci aveva condotto verso una umanità migliore.

Sono gli stessi che hanno praticato la semplificazione degli schemi politici in nome della governabilità e che hanno privato le nuove generazioni di riferimenti  ideali e spirituali.

Sono gli stessi che hanno perduto il senso ed il significato di Europa dei popoli, celebrando ipocritamente gli Altiero Spinelli ed i Carlo Cattaneo, per poi appiattirsi sulla logica del mercato della speculazione finanziaria che, adocchiata la via della disgregazione ideale e spirituale e del ripudio dell’etica politica, ne ha approfittato per generare un vortice capace di inghiottire ogni forma vivente di individualità, solidarietà e spiritualità.

Sono gli stessi che hanno perso il senso etico-religioso del rispetto del dovere da parte di ogni individuo, quale condizione per la fruizione dei diritti.

Sono gli stessi che hanno negato la centralità etica, politica e giuridica dell’individuo, inteso come fine e non come mezzo.

Sono gli stessi che hanno negato l’affermazione del primato della politica sul sociale e sull’economia per renderli attuabili.

Il berlusconismo ed il renzismo, spinti da forze che prima di loro avevano celebrato il de profundis del valore dell’individuo come patrimonio ideale, si sono resi partecipi di tale opera di disgregazione in favore del “pensiero unico”.

Piuttosto che generare sintesi di idealità per fecondare le idee  di democrazia, libertà, coesione sociale e di Europa, generando nuovi modelli di società che guardassero al mondo che stava cambiando, hanno fagocitato con l’inganno ogni diversità per farsi portatori del pensiero “lineare”, abbandonando la complessità della democrazia che tanta strada aveva fatto nei secoli.

Penso alla costruzione del Partito Democratico che seppe persino scomodare pensatori come Salvatorelli per affermare un’idea di sinistra egemonica e profondamente massimalista che mal ha sempre sopportato il pluralismo, mantenendo una struttura gerarchica e poco incline al pluralismo ideale.

Penso a Forza Italia che nel nome della “libertà” e del “miracolo economico del successo” ha instillato , con l’inganno pubblicitario, il pensiero unico della rincorsa all’utile ed al profitto.

E’ stata così aperta definitivamente la porta alla barbarie di un modello di società non più governato dagli uomini, ma dalla asfittica speculazione nella sua espressione più positivista e materialista.

Dov’è quella spiritualità civile e religiosa che rende consapevoli gli uomini del fatto che ogni individuo è libero con la coscienza di adempiere ai doveri sociali.

Dov’è quel sentimento religioso di solidarietà che guarda alle difficoltà umane per sorreggerle e superarle.

Dov’è quel sentimento di superamento dei conflitti sociali e di classe che avrebbe dovuto guardare alla costruzione di uno Stato inteso come mezzo piuttosto che come fine per la realizzazione dell’individuo.

Dov’è quell’idea di “mercato” e di “economia” in cui il lavoro e l’impresa si riconoscono l’un l’altro come strumenti di vitalità di un paese che aiuta a migliorare l’esistenza e dare dignità al lavoro.

Dov’è quell’idea di Europa come sintesi di etica e di sentire umano in cui si fondono gli individui con le loro idealità distinte nella piena espressione di sé.

Dov’è quello “Stato di diritto” capace di regolare il vivere sociale nel nome della giustizia, ormai divenuto guardiano muto di una società che si è abbandonata al solipsismo.

E’ necessario che le forze vive della società non si lascino trascinare nel vortice della disgregazione, riappropiandosi del valore etico della politica e del pensiero per generare modelli di società che guardino ai nostri figli come la speranza di una ricostruzione del valore etico e spirituale dell’individuo.

E mi facciano il piacere questi soloni da teatro dell’assurdo che immaginando di fornire la soluzione ai mali del nostro paese, hanno abbattuto ogni forma di spiritualità per scambiarla con i nuovi strumenti di misura dell’uomo e del mondo. Ovvero, gli switch, gli swap e gli spread.

Sono loro che ci hanno portato dritti nella bocca dei populisti e sovranisti e oggi piangono come coccodrilli.

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