Firenze – I grandi pensatori, i maestri ai quali ci si rivolge per trovare una bussola per orientarsi nel grande caos di questo millennio “bislacco e inquietante” secondo la definizione di Walter Veltroni, hanno anche la capacità di stimolare emozioni e profondità di pensiero quando è il momento di evocarli. E’ accaduto oggi 9 aprile 2022 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio in occasione dell’apertura ufficiale delle manifestazioni a cento anni dalla nascita di padre Ernesto Balducci e a trent’anni dalla sua morte avvenuta il 25 aprile 1992.
E’ stata tutt’altro che una semplice celebrazione quella voluta da Andrea Cecconi, presidente della Fondazione Balducci e da Severino Saccardi, direttore della rivista Testimonianze che il padre scolopio fondò nel 1958. I tempi che stiamo vivendo non tollerano formalismo e ufficialità, ma idee, prospettive, speranze per il futuro. Abbiamo vissuto più di un ventennio all’insegna della paura, fra attentati terroristici all’insegna del fondamentalismo religioso, crisi economica e sociale e pandemia, e ora ci troviamo di fronte a una guerra alle porte di casa che ci ha riportato indietro di più di mezzo secolo.
Ecco perché è indispensabile ripensare all’eredità di Balducci, ai suoi messaggi di pace, fraternità, riconciliazione con la natura, al suo “uomo planetario metafora dell’uomo inedito”, concetto che sviluppò negli anni 80 ben prima dell’avvio di una globalizzazione giocata solo sullo sviluppo economico e non anche sul rendere le comunità umane più vicine e solidali. “Ci vuole un pensiero capace di tirare un filo fra la paura e la speranza. La capacità di far coincidere la coscienza della propria identità con l’apertura all’altro”, ha ammonito Veltroni che insieme con il teologo Vito Mancuso, il vescovo di Siena Paolo Lojudice, l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, il provinciale degli scolopi Sergio Sereni e i rappresentanti delle comunità nelle quali Balducci ha vissuto e operato: Firenze con la vicesindaca Alessia Bettini, Santa Fiora con il sindaco Federico Balocchi e Fiesole con la vicesindaca Stefania Iacomi.
La posta in gioco nei mesi della guerra in Ucraina è dunque molto alta perché rischiamo “ciò che a fatica abbiamo conquistato, la libertà di essere ciascuno se stesso”, ha detto ancora lo scrittore ex segretario del Pd al quale si è associato Mancuso, secondo il quale il conflitto è “fra religione nazionale rappresentata dal patriarca di Mosca Kyrill e spirito universale rappresentato da Papa Francesco“. E’ un momento nel quale si gioca la partita fra queste due prospettive, fra sovranismo e l’abbattimento delle barriere che impediscono all’uomo di essere fratello dell’uomo. I due fronti spaccano all’interno anche la Chiesa.
Il pensiero di Ernesto Balducci è una guida importante per non lasciarsi travolgere dal ritorno imperioso della storia e dal suo strumento principale, la guerra, che sembrava messo in soffitta. “Balducci ha contribuito a rendere la Chiesa sempre più esperta di umanità e attenta a scrutare i segni dei tempi”, ha detto i cardinale Betori. L’uomo soffre per mancanza di visione e il filosofo, pensatore e uomo di fede “invita a trovare insieme un dialogo con il mondo accessibile a tutti”.
Per il cardinale Lojudice, Balducci è “figura profetica ma inserito nel suo tempo e nella sua storia“. Le prospettive da lui indicate di fronte alle sfide della storia sono quelle di un mondo pacificato e fraterno. Egli ha delineato “atteggiamenti con cui collocarci di fronte al futuro dell’umanità. La responsabilizzazione delle coscienze non può non andare avanti”. Affrontando la tematica dell’accoglienza e della cittadinanza, tema dell’incontro fiorentino, Lojudice ha invitato a “ripensare a una casa comune di Italia e di Europa”: “Non basta più il diritto d’asilo, ma sulle parole di Papa Francesco occorre accogliere, proteggere, promuovere e integrare condividere un cammino valorizzando le differenze nel segno della fratellanza umana.
Il padre Sergio Sereni ha sottolineato lo stretto rapporto fra cultura e fede nel pensiero e il suo rapporto con i giovani, “dai quali sapeva cogliere proposte e speranze nuove. Il sindaco di Santa Fiora ha messo in evidenza “l’attualità e la forza intrinseca del suo messaggio” e la sua capacità di essere “continua fonte di ispirazione” grazie alla sua visione “profetica più che prospettica”. La vicesindaca di Fiesole ha ricordato le grandi omelie alla Badia fiesolana dove parlava “la voce della pace” che richiamava all’assunzione individuale della responsabilità. Quella di Firenze, infine, ha messo in evidenza “il paradigma del noi, la cooperazione per diffondere la cultura della pace”, che Balducci trasmetteva attraverso i suoi scritti e i suoi interventi.
Il presidente della Fondazione, che ha dedicato le manifestazioni e David Sassoli amico e frequentatore della comunità della Badia, ha spiegato che Balducci era un prete “né del dissenso né del consenso, ma alla ricerca di un nuovo senso della Chiesa, testimone di una Fede non identitaria ma fondata sul noi.
Nella foto da sinistra: Walter Veltroni, Paolo Lojudice, Giuseppe Betori