La lettura è un esercizio creativo lento, il digitale è un aiuto da tenere a bada

Il progetto della Fondazione Francis Bacon presieduta da Alessandro Pagnini

Quel dito appoggiato inconsciamente per qualche secondo su un punto della pagina, una parola, un pensiero, una sensazione che poi magari ricorderai improvvisamente in qualunque momento nella vita. Quel giorno, in quella stanza, a quell’ora, un dito rimasto un attimo fermo su quel punto di quel tal libro, fatto di quella carta con quell’odore che ti torna alle narici e ti fissa un’emozione, un pensiero, un riconoscerti o riconoscere altro. Non ci sarà mai lo stesso dito su una parola delle quattro o cinque righe di un whatsapp, di un post e neanche sullo schermo del peraltro comodo kindle, fosse anche che stai leggendo Anna Karenina. È, in soldoni, la premessa della lunga e articolata riflessione sulla lettura che è arrivata nei giorni scorsi al Salone del libro di Torino tramite la pistoiese Fondazione Francis Bacon, nata, per iniziativa del filosofo e docente di storia della filosofia contemporanea Alessandro Pagnini, come una community internazionale di studiosi e di operatori avente al  centro l’educazione come bene comune globale. 

Al Lingotto la Fondazione è stata portata, come varie altre realtà, dalla Regione Toscana a corredo della sua proposta di legge “Leggere liberi”, per introdurre nelle scuole quindici o venti minuti al giorno di lettura libera, silenziosa e individuale. In quell’occasione Pagnini ha presentato, insieme all’editore, il volume  Biblioteche domestiche di Mario Cenci edito da Metilene e il progetto della Fondazione Francis Bacon, “Leggere sentire vivere”, che prevede l’inverno prossimo un convegno sulla lettura da tenersi in varie città , partendo dalla Biblioteca San Giorgio di Pistoia. Con l’obiettivo, dice il filosofo, “di tornare a un’idea di educazione come esperienza formativa globale, che metta al centro valori e competenze che non siano quelli ‘aziendali’ e dettati dal mercato, ma quelli che consentano di dialogare con una tradizione e servano a far vivere una vita degna di essere vissuta, nella conoscenza e nella co-scienza”. Permettano, dunque, anche di costruirsi un’educazione sociale e di relazioni come un’educazione sentimentale.

Ecco la lettura, secondo Pagnini. Quella fatta di carta e di intelligenza umana e non solo di schermi e di Intelligenza Artificiale, ma che tuttavia dagli schermi e dalla AI potrebbe venire sostenuta e facilitata piuttosto che cancellata. Basterebbe lavorarci e rifondare un’abitudine partendo dalla scuola “per arrivare a possedere i big data e non esserne posseduti”. Ricorda, il filosofo, che la lettura è una acquisizione relativamente  giovane per l’umanità , non esisteva prima di seimila anni fa, e che non è neanche un episodio isolato ma un processo di formazione assai complesso.  “La psicobiologia e le neuroscienze cognitive ci dicono che la lettura è un ‘miracolo’ della storia evolutiva umana, la quale, grazie alla plasticità del nostro cervello e al modo in cui leggendo si strutturano incessantemente le reti neuronali tra le aree della visione e del linguaggio, ha fatto sì che noi tutti noi diventiamo ciò che leggiamo. La lettura è una tecnologia che richiede al cervello di ogni lettore di costruire ex novo un proprio circuito cerebrale, un circuito che rimane plastico per tutta la vita, ma che cambierà, si svilupperà o si atrofizzerà, secondo i mezzi utilizzati”.

Se però la lettura non è un episodio ma un complesso processo di modifica e costruzione del nostro cervello che modifica la nostra identità nei confronti degli altri e di noi stessi, allo stesso modo in cui si parla di sviluppo, l’atrofia può anche essere irreversibile nel caso prevalga un’ educazione in cui “ il mezzo dominante favorisca processi veloci, orientati al multitasking e adatti a ingenti quantità di informazioni, come accade con il digitale, in modo tale che minor tempo e attenzione venganodestinati alle funzioni cognitive e riflessive più lente, compromettendo così i processi della cosiddetta lettura profonda”. 

Profonda, sottolinea Pagnini,  perché della lettura stessa esistono vari tipi: da quelli che cercano di trarre rapidamente il senso di un testo scorrendone le parole che sembrano più significative o i titoli, i sottotitoli, i paragrafi (si dice skimming o scanning), e poi la lettura lineare, la lettura profonda, l’iperlettura. Come esistono anche diversi tipi di lettori: “Chi legge per passare il tempo, chi per ricerca, chi per studio, chi per un piacere ‘autotelico’ che non ha altro fine della propria realizzazione”. Tuttavia c’è un filo rosso tra queste diverse sfumature: “Leggere non è mai una forma di consumo passivo, bensì un esercizio creativo di facoltà combinatorie essenziali tanto per la comprensione di un testo, quanto per la vita relazionale: pensare, immaginare, desiderare, conoscere, giocare, empatizzare, costruire trame, dare forma a orizzonti di senso per la vita”.

Se la lettura struttura il nostro cervello e costruisce la nostra identità, esiste, al contrario, la possibilità che, privandosi di lettura, l’umanità si privi definitivamente di capacità fondamentali per vivere tra gli altri e con se stessi, avverte Pagnini, “giacché la lettura fa parte di quei comportamenti attraverso i quali quotidianamente riusciamo a dare una forma, un gusto e, per così dire, uno stile alla nostra esistenza”. In questo quadro, spiega il filosofo, “Il nostro impegno a lato della lettura nasce anche dal fatto che ormai sempre più spesso arrivano appelli che riguardano aspetti della cosiddetta ‘emergenza educativa’, a partire dalla preoccupante crisi del consumo di letture, in particolare in Italia”.  Il 50 per cento dei giovani sui 15 o 16 anni non sono capaci di leggere una pagina di giornale, avverte, e  “ ormai il problema sta estendendosi anche all’estero”. 

Il fenomeno dei giovani che non leggono allarma perché “la lettura ha a che fare con la nostra identità, come sapiens, come persone, come appartenenti ad una comunità di parlanti alfabetizzati. Il libro è nato come tecnologia con la quale abbiamo potuto dare un senso al mondo e grazie alla quale abbiamo memoria di chi siamo” . Oggi, spiega il filosofo, se ancora si usa la parola leggere tra i ragazzi, significa solo qualcosa di molto semplice, poche parole al massimo , riassunti invece di testi, oppure le tre righe sul telefonino. Il risultato è che non sanno non più leggere: “E poi ci si lamenta che non sappiano comportarsi in pubblico. Ma come possono fare se non sono stati formati da quell’educazione umanistica che è alla base del vivere sociale? Come la matematica aiuta a avere una razionalità veloce e a risolvere i  problemi e organizza il cervello in una certa maniera, così la narrativa lo organizza  in un’altra e la lettura aiuta a sentire la vita”. Non leggi, non hai neanche un’educazione sentimentale perché anche l’amore, i sentimenti, le passioni e le fascinazioni si imparano sii libri: “Come conosci la vendetta e l’odio se non leggi l’Odissea e i  grandi libri?”. 

Continua Pagnini: “La mancanza di lettura  porta a un impoverimento della persona visto che il nostro cervello non nasce già compiuto e, non leggendo, perde tutta una possibilità di incroci. Non valorizziamo tutte le capacità umane se l’educazione è interamente finalizzata a un mestiere e se la finalizzazione  a da’ il mercato. Abbiamo perso ogni attività fine a se stessa, come  leggere per leggere e studiare per amore dello studio”. Abbiamo molti schermi, ma è profonda la differenza tra carta e schermo anche se leggi la stessa cosa: “Sulla carta fai un’esperienza  sinestetica, ovvero fondi percezioni di sensi distinti in un’unica  esperienza sensoriale, la tocchi, ne senti la consistenza, mentre se sei sul tablet l’esperienza è diversa”. Un rimpianto, un ritorno indietro nel passato? Buttiamo via digitale, schermi, online? “Figuriamoci”,  reagisce vigorosamente Pagnini:  “Si tratta piuttosto di non buttare via la lettura e agire in modo che, invece di depauperare le nostre competenze,  le tecnologie digitali e l’ AI incrementino le nostre capacità e il valore della lettura, come possono di fatto  fare molto bene”.

Ovvero si può non perdersi nelle tre righe di un messaggio online punto e basta  e capire invece quanto online e AI ti possano offrire in più per rafforzare i processi di lettura, per esempio non doversi alzare per trovare un vocabolario se non capisci una parola, o  scoprite cosa c’è nel back stage di una storia o di un autore, solo per fare pochi esempi. “Ora abbiamo a disposizione strumenti preziosissimi che possiamo utilizzare come facilitazione della nostra vita ma non come soluzione – è la conclusione –  Il nostro cervello è ancora quello del pleistocene non lo possiamo cambiare in un secondo e per capire la fisica quantistica ci vuole lavoro. Oggi tramite la AI puoi arrivare alle soluzioni in meno di un secondo, bisogna approfittare di quella sveltezza ma non far sì che ci impedisca la lentezza della lettura. La chiave è sapere cosa stai facendo per avere la possibilità di scegliere e assumersi responsabilità sapendo e conoscendo . Così utilizzeremo i big data e non c’è ne faremo fagocitare”.

In foto Alessandro Pagnini

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