Cascina – Tu chiamale, se vuoi, esternazioni. “Sono i social, bellezza!”, direbbe forse oggi il grande Bogart, tante volte dovesse ripetere, aggiornandola a una versione 2.0, quella famosa battuta che profferì nel ’52, nel bel mezzo del film “L’ultima minaccia”, un titolo che, visto ciò di cui si parla, è tutto un programma.
Sui profili online dei rappresentanti delle istituzioni è da tempo che volano gli stracci tra i supporter degli schieramenti avversi. Sfottò, stilettate, affondi, offese che sovente hanno il cattivo gusto di scivolare sul personale, contumelie rese ancora più roboanti da un tagliente vernacolo. Tutta una ridda di improperi che si annidano in special modo negli spazi riservati ai commenti degli utenti. In Valdera, il fenomeno sta attraversando una fase acuta soprattutto (ma non solo) dalle parti di Cascina.
Susanna Ceccardi, primo cittadino cascinese, primo sindaco leghista a guidare un’amministrazione della rossa Toscana, il cui motto, “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci” (Gandhi), troneggia sul lato sinistro del profilo personale Facebook, ha recentemente esorcizzato le cattive vibrazioni provenienti dagli oppositori, virtuali e non, con l’ironia. “Fare il sindaco controcorrente è un po’ faticoso – scrive l’8 agosto – E non gli va bene che non vuoi i profughi, e non gli va bene che non vuoi gli abusivi, e non gli va bene che non vuoi i campi rom, e non gli va bene che esci dall’Anci, e non gli va bene che mandi a casa gli incompetenti, e non gli va bene che non celebri le unioni lgbt… cavolo, ma se non vi va bene niente, 101 voti in più al Pd potevate trovarli!!!”
Parole che in breve calamitano valanghe di like e condivisioni. I commenti contro i “comunisti”/ “sinistri” / “sinistrati” non si contano (“Vai avanti per la tua strada, se non gli va bene la prossima volta rivoteranno il servo di turno!”, “Se i comunisti criticano e sbraitano, significa che le cose vanno per il verso giusto e nell’interesse del popolo ITALIANO! Lo sai che per loro gli italiani dovrebbero venire dopo rom, immigrati e clandestini”, “Ho seguito con piacere la campagna della Lega a Cascina – scrive Alessandro – non mancava giorno che Antonelli ed i suoi adepti pigliassero letteralmente per il c… (puntini nostri, Ndr) la nostra Susanna Ceccardi. Ben gli sta!”). Come non si contano i dileggi realizzati coi programmi di grafica – gettonatissimo quello che vede il simbolo del Pd decorato con la scritta “Poltrone & Divani”.
Inevitabilmente citatissimo, da parte dei sostenitori del sindaco di Cascina, l’ex primo cittadino Alessio Antonelli, che nei giorni dei duri scontri della campagna elettorale si rivolse alla candidata Ceccardi chiamandola “la ragazzetta” e “Susanna tutta panna”. Mal gliene incolse: sui quei polemici vezzeggiativi Ceccardi issò la propria bandiera (tra l’altro varando, su Twitter, l’hashtag #giocodaragazzetta). 101 voti: il guizzo vincente del “sorpasso storico”, quello che ha permesso alla giovane (29 anni) leghista di compiere “il miracolo” in una città che da settant’anni, dal Pci in poi, era in mano al centrosinistra. E Stefano, sempre in risposta allo pseudo-sfogo di Ceccardi: “Poverini, sono nati Pd, anche loro sono nella storia: dopo 70 anni sono a casa”. Probabilmente è anche per sfuggire alla tentazione di leggere simili commenti che Antonelli, a pochi minuti dal verdetto delle urne (19 giugno), ha deciso di allontanarsi, chissà se per sempre, da Fb, cancellando i propri account.
Ma non ha aspettato di vincere le elezioni, Ceccardi, per agitare le acque di Facebook e Twitter e creare scompiglio tra i naviganti. L’8 gennaio, da consigliera comunale, sferra un puntuto post contro la decisione del sindaco Antonelli di far cantare a un coro di bambini la canzone di John Lennon Imagine: “300 bambini hanno cantato Imagine di John Lennon sotto al Comune di Cascina. Idea del sindaco. Cosa dice la canzone? Dice immagina…Immagina un mondo senza religione, senza paradiso, senza proprietà privata. Qualcuno lo ha immaginato davvero questo mondo, e lo ha realizzato. Si chiama Comunismo e ha fatto milioni di morti. La musica sarà anche carina, ma le parole sono aberranti. Un mondo senza fede, senza valori, senza proprietà privata guadagnata col frutto del proprio lavoro è un mondo non umano. Andrebbe spiegato ai bambini che sono stati usati per questa ennesima pagliacciata”.
Cosa? Le parole di Lennon aberranti? Comunista quel testo universalmente riconosciuto come un emblema di pace e fratellanza? Apriti cielo. Ceccardi non fa a tempo a indossare la fascia tricolore che gli internauti vanno a ripescare quell’improvvida uscita e gliela sbattono virtualmente in faccia. “Abusare del nome di Lennon che cantava la pace nel mondo per politicizzare un messaggio distorcendolo in malo modo. Non vedo l’ora che tu ti dimetta” (Daniela). “È una delle canzoni più belle mai scritte, non è un inno al comunismo, strumentalizzare un testo così bello a fini politici e da stupidi e parla una che non ha mai votato a sinistra” (Silvia). “Imagine è un inno alla pace. TRISTEZZA per il nuovo sindaco leghista di Cascina” (Giovanni). Per non citare che quelli più politically correct. Bacheca invasa, un’inondazione.
Ma era solo l’inizio. Alla giunta “controcorrente” capitanata da Ceccardi, i temi adatti a scaldare gli animi non mancano. Tra i molti post recentemente pubblicati da Edoardo Ziello, suo assessore al Welfare e alle Politiche giovanili (“Pisa e la sua provincia prima di tutto” il suo motto), quello che detiene il record dei like è dedicato allo sgombero del campo rom abusivo di San Prospero. Ziello lo affida a Facebook il 27 luglio: “Stiamo sgomberando il bivacco di San Prospero. L’aria è cambiata! #Ruspa”. Giubilo da parte dei tantissimi sostenitori. “Edo, c’è anche il campo di via del Nugolaio”, scrive Tullio. “A breve…”, risponde l’assessore. E Tullio: “Ruspa anche per loro”. Andrea rincara: “Io aggiungerei per coloro che sicuramente contesteranno questo tipo di politica che li potranno ospitare nelle loro abitazioni!!! Noi ragazzi siamo tutti con voi ruspe a tutto gas!!!”.
In molti inneggiano agli attributi del sindaco Ceccardi. “Finalmente un Sindaco con le P…E… brava Susanna!” (Antonella). E Massimo: “Bene perfetto ok avanti così se c’è bisogno di un braccio in più per dare cazzotti o mandare un camion io sono sempre disponibile 24/24 ore basta un fischio ed arrivo con un caterpillar a buttà giù que troiai di rulot delli zingari vagabondi”. Sandro azzarda un pacato quesito: “Edoardo, se mi permetti, vorrei fare una domanda: qual è la politica dell’amministrazione per i ROM residenti nel comune di Cascina?”. Gli risponde prima Marco: “SEMPRE MEGLIO DI QUELLA DELLA PASSATA AMMINISTRAZIONE QUALUNQUE ESSA SIA!!!!!”; poi Ziello, tranchant: “La linea è chiara: #Ruspa”.
Molti dei post più recenti di Ziello prendono di mira il progetto di costruzione di una moschea a Pisa, quartiere Porta a Lucca, tema su cui la Lega, nei giorni scorsi, per scongiurare la minaccia, ha promosso una raccolta firme: “Il Sindaco Filippeschi al posto di fotografarsi con l’Imam della città, scenda nelle periferie e si faccia fotografare con tutte le famiglie pisane in emergenza abitativa” (31 luglio). Gli strali contro il primo cittadino pisano non si fanno attendere: “Ditegli al sindaco Filippeschi che invece di investire soldi pubblici nelle moschee pensi a riparare le strade di Pisa che sono tutte piene di buche!!” (Monica); “Oramai Filippeschi è da t.s.o. Prezzo di partenza è quattro milioni poi si sa come vanno queste cose diventerà un pozzo senza fine costerà minimo per tre volte !!!!” (Andrea). “Aibbo …..una secchiata di letame anche a Filippeschi” (Eleonora).
Palese il maleodorante riferimento: Eleonora chiama in causa il recente assalto a base di sterco perpetrato dall’allevatore ovino Giovanni Cialdini ai danni del presidente della Regione Enrico Rossi, bersagliato con escrementi di pecora durante la presentazione del suo ultimo libro, “Rivoluzione socialista. Idee e proposte per cambiare l’Italia”, alla festa provinciale dell’Unità a San Miniato Basso. Alla guerriglia sui social il presidente della Regione sarà ormai abituato: sulla sua pagina Fb i contestatori sono sempre in agguato, e tempestano a ogni piè sospinto, senz’alcun riguardo – anzi, il mirare a un bersaglio tanto alto li galvanizza, li ubriaca d’ardire – al suo importante ruolo istituzionale. A ogni intervento, a ogni commento, a ogni riflessione, plausi e livori, entusiasmi e scossoni atrabiliari, like e dislike l’un contro l’altro armati, folate di faccine sorridenti rincorse da emoticon che sbuffano ringhiose tipo tori davanti al drappo rosso, e giù mazzate tra le opposte curve.
Un esempio del 12 agosto. Volendo speronare i grillini, il governatore scrive: “Non tutto, ma dice qualcosa. Onesta, onestà, tà tà tà! Il mio capo di gabinetto, Ledo Gori, guadagna 93.000 euro lordi all’anno, senza premi. Carla Ranieri, il capo di gabinetto della sindaca di Roma, Virginia Raggi, guadagna invece 193000 euro all’anno. Così vanno le cose con i moralizzatori del M5S”. Riapriti cielo. Tra le opposte fazioni volano in un baleno gli schiaffi. “Se è del Pd sono anche troppi” (Marco). “Graaaaande Ledo! E sicuramente lavora di più e con competenza!” (un altro Marco). “Giusto”, scrive Enrico Rossi. E Riccardo: “Auuuuuuuuuu!! Diamoglieli allora…quanto vale il lavoro del dottor Ledo?? 200000? 300000? Ma facciamo 350000 così magari fa pure qualche straordinario! Ma della povera gente??? Qui ci starebbe bene un bel vaffffffff”.
Un altro Riccardo: “Grande Ledo come li ruba lui nemmeno Enricone in persona!! Mi vergogno di essere un contribuente toscano accidenti a voi maledetti!!”. David: “Per il grandissimo lavoro che fa Ledo si meriterebbe molto di più”. Enrico Rossi: “E questo è sicuramente vero. Lavora per tre. Almeno”. Santino: “Se lavora per tre, due si grattano”. Niccolò: “Ledo è un mito!!! Si sveglia alle 6,30 e parte col treno da Pontedera alle 8,00 è in ufficio fino alle 19,00 poi torna a Pontedera col treno! Riceve tutti, ascolta tutti , risolve problemi con una pazienza stoica, è un esempio unico, e serve lo stato con un senso di responsabilità incredibile !!! Ledo non gradirà le mie parole ma meriterebbe un monumento anche nelle frazioni di tutta la toscana!”. E Paolo, lapidario: “Guardi, per la metà del suo stipendio lo faccio anch’io. Anzi sa cosa Le dico…mi sveglio pure mezz’ora prima”. Riccardo: “Quelli che si fanno i complimenti sono tutti impelagati tra di loro.. Tutti stipendiati da noi imbecilli.. Ma vi finisce prima o poi il giochino, la gente che lavora per davvero si sta svegliando”.
E così via, e così via, e così via. Senza filtri, senza remore, senza freni, con la virtualità della Rete a creare varchi ghiotti, invitanti quanto scivolosi, capaci di annullare in tempo reale il diaframma che una volta separava il cittadino dai titolari di cariche pubbliche, di trascinare tutti nella stessa arena, nello stesso polverone. La fenomenologia liquida dei social che cortocircuita con gli umori al calor bianco della tenzone politica, del contrasto ideologico: hai voglia di scintille.
Ma è fatale tornare alle rive virtuali – quant’altre mai burrascose, soprattutto in questi giorni – degli amministratori di Cascina. Tra i post di Ceccardi più dirompenti, quello dell’8 agosto: il suo “no” ai matrimoni omosessuali, immediatamente ripreso dalla stampa: “Non mi piacciono, e non mi sono mai piaciute, le invasioni di campo da parte dello Stato nella vita privata, in questo caso affettiva e sessuale. Di solito sono tentativi di cambiare il costume e le convinzioni personali, con metodologie estremamente illiberali. In questo Paese esiste l’istituto matrimoniale, funzionale a regolare e tutelare innanzitutto i diritti dei bambini, direttamente o indirettamente attraverso l’individuazione del contesto in cui il bambino ha da nascere e crescere. Contesto che, riconosciuto, può quindi essere favorito e tutelato anche attraverso specifiche e conseguenti politiche di favore fiscale, considerando che la generazione e l’educazione dei figli è un bene erogato dalla famiglia di cui gode l’intera società, per il qual motivo è ragionevole che lo Stato corrisponda attraverso una minore imposizione fiscale. Al di fuori di questo particolare contesto naturale, che ha rilevanza pubblica e deve quindi essere individuabile per le erogazioni e le tutele dette, ogni cittadino è padrone dell’esercizio dei propri diritti individuali”.
“Credo quindi che – continua il sindaco di Cascina – una volta individuati i diritti che si ritiene un soggetto debba poter esercitare, quei diritti gli vadano riconosciuti in quanto individuo, attraverso il Codice Civile, senza costringerlo a mettere per iscritto con chi va a letto per poterli esercitare. La pensione uno la lasci a chi gli pare, l’assistenza carceraria e sanitaria uno la gestisca con chi gli pare, uno deleghi chi vuole a decidere per lui in caso di morte sulla donazione degli organi. Non serve un nuovo istituto giuridico di coppia, siano regolati come diritti dell’individuo. Questo Stato guardone, tutto sommato moralista mentre gioca a fare il libertino LGBT, che pretende di conoscere preventivamente la vita privata delle persone per decidere quali diritti riconoscere loro, è una vergognosa violazione del diritto di natura, secondo quello statalismo collettivista che la sinistra ha sempre supportato e mai abbandonerà. Si riconoscano le coppie eterosessuali che si impegnano agli oneri matrimoniali, in particolare in relazione alla generazione ed educazione dei figli: tanto dai, tanto ricevi. Per il resto, ognuno è individuo e gli si devono riconoscere i conseguenti diritti: il registrucolo degli amanti omosessuali è un’invasione di campo che ha ragioni di progettualità ideologica, in vista del mutamento del concetto di famiglia e dell’aberrante adozione al di fuori dal contesto della famiglia naturale, contro cui anche gli omosessuali dovrebbero indignarsi. Alcuni vorrebbero un Sindaco semplicemente esecutore delle volontà dello Stato: ci dispiace per chi concepisce l’amministrazione di un Comune in modo così servile: a noi invece lo Stato piace poco e, laddove legalmente possibile, agiamo e agiremo in autonomia e indipendenza. Il team di legali messosi gratuitamente a disposizione per studiare soluzioni e possibilità sta lavorando per difendere quanto più possibile il diritto all’obiezione di coscienza. Cascina e i cascinesi meritano di più che l’esecuzione delle volontà di questo Stato patrigno”.
I like, nella mattina del 14 agosto, sono quasi 550. Tra le voci critiche, quella di Andrea: “Ok, Susanna. Allora perché non ti rifiuti di celebrare anche i matrimoni eterosessuali? Anche in quel caso c’è un’invasione di campo da parte dello Stato”. Gli risponde Stefano: “Esatto. Eliminare il matrimonio civile”. Andrea: “Quello no, perché perché la famigghia va tutelata e bla bla bla bla. Ditelo che vi stan sul c…. (puntini nostri, Ndr) i finocchi e basta”. Stefano: “A me sta sul c…. (puntini nostri, Ndr) solo lo stato. Gli altri liberi tutti”. Poi Andrea domanda: “Siccome il diritto naturale non c’entra con lo stato, mi spieghi perché i matrimoni etero si e gay no? Non voglio fare polemica inutile, tanto meno con te, voglio solo capire”. Risponde Ceccardi: “Guarda che fosse per me terrei solo il matrimonio religioso ed abolirei quello civile”.
Andrea: “Perfetto, allora perché la tua ribellione non la metti in pratica contro ogni tipo di unione regolamentata e riconosciuta dallo stato? Farlo solamente contro le unioni gay mi sa tanto di discriminazione bella e buona. Poi liberissima di discriminare, sai come la penso, ma sappi almeno che lo stai facendo”. Ceccardi: “Perché alla fine se una coppia si vuole sposare e farsi mettere il cappello dallo stato sono affari suoi”. Andrea: “Appunto. Ma se è omosessuale no?”. Ceccardi: “Può andare a Pisa o Pontedera. Il mondo è bello perché è vario”. Andrea: “Sì, ma non mi hai risposto ”. E Simona: “Riguardo alle unioni civili e alle parole invece poco civili in merito. Il Consiglio di Stato ha escluso alla radice la possibilità di fare ricorso all’obiezione di coscienza poiché “una questione di coscienza può derivare solo dal riconoscimento che di tale questione faccia una norma”. Solo la legge può autorizzare all’obiezione di coscienza e se la legge istitutiva delle unioni civili non contempla tale possibilità è perché il diritto di unirsi civilmente viene ritenuto prevalente su qualunque ragione di coscienza”.
Ma sono le parole dell’assessore alla Cultura del Comune di Cascina Luca Nannipieri a sintetizzare al meglio la fase barricadera che la giunta Ceccardi sta vivendo sui social. Su Facebook, il 13 agosto, Nannipieri scrive: “Oddio!! Ma cosa dirà Luca Nannipieri, l’assessore “nazista, fascista, sessista, colonialista, xenofobo, ignorante, arretrato, che vuole distruggere la cultura, il teatro, l’arte, che scrive sui giornali spazzatura del nano mafioso” nella sua conferenza a San Miniato? Ho parlato per 2 ore di bellezza e di patrimonio artistico e sempre più città o borghi mi chiedono di fare conferenze e occuparmi di cultura nei loro luoghi. Oddio, arriva l’assessore nazista, fascista, arretrato….!!!”.
L’assessore cita la parola “teatro” non a caso. La Fondazione della Città del Teatro di Cascina ha da poco rinnovato il Cda. Nannipieri annunciò il cambio di rotta con un post pubblicato il 5 agosto: “Si parte. Intanto, nel Cda della Fondazione della Città del Teatro, al posto di un funzionario di partito, come era prima, ci abbiamo messo un regista e attore riconosciuto in Italia, Andrea Buscemi, e al posto di un altro funzionario di partito ci abbiamo messo un esperto di management e gestione aziendale, Matteo Arcenni. Con noi la competenza conta davvero, non a chiacchiere, come prima”.
Un cambio di rotta salutato con piogge torrenziali di Mi piace e complimenti vivissimi e inviti a continuare così. Ma ecco che a scatenare la bagarre ci pensa un altro post dell’assessore (11 agosto). Nannipieri si scatta un selfie con alle spalle ciuffi d’erba incolta e un tendone da circo: “Campo rom? No, Città del Teatro di Cascina. Circa 1 milione di euro di soldi pubblici all’anno. Vi va bene così? A noi no e la cambieremo”. Un altro Luca commenta: “Mi permetto di evidenziare che anche l’interno della Città del Teatro non versa in migliori condizioni. Basta leggere il messaggio di ringraziamento che è presente sulla home page del sito internet. L’uso degli asterischi nella parole “Car* spettator*…” deriva dal linguaggio della neo lingua gender. Allego anche un link dove viene spiegata questa neolingua, per mettere a conoscenza genitori e non di questa stortura ideologica in atto”. Pippo: “Io pensavo che l’asterisco fosse una trovata goliardica di queste pagine di satira nei confronti della Boldrini. Accidenti!”. Elisabetta apre una breccia: “È un circo!”. Ma Pippo: “Forse nemmeno”. Mentore: “Forse nemmeno? È la scuola di circo “Chez nous le cirque”, Cooperativa Onlus, una scuola di formazione di alto livello…”. Andrea: “Che bel teatrino. Chi l’ha montato, il Pd? Le giostre non ci sono?”. Mentore: “Noto con piacere che lei non ha capito una parola di ciò di cui si sta parlando”.
Daniele pubblica una foto dei tendoni dall’alto: “Questa è una foto fatta da Me allo stesso tendone da circo, ma da un’altra angolazione e durante un evento. Come vedete la realtà (per quanto riguarda almeno il circo) è un’altra. E comunque le attività circensi, pur ospitate negli spazi del teatro, sono scollegate dalla direzione artistica della Città del Teatro. Così, tanto per tenere tutti un po’ più informati… Per quanto riguarda i frigoriferi (Nannipieri ha pubblicato una foto con dei frigo riversi al suolo, Ndr) e le altre cose invece non mi sbilancio, perché io tendo a parlare solo delle cose che conosco… buona serata a tutti”. Nannipieri: “Capisco l’impulsività, ma io parlo della Città del Teatro e dei suoi spazi. E poi dalle foto aeree, tutto diventa bello, anche le rovine”. Daniele: “Se vuole Le posso girare un album intero di foto fatte da vicino con persone e eventi che attraversano gli spazi del circo. Di questo Le parlo perché conosco Chez nous le cirque, e cliccando sul link (Daniele mette il relativo link, Ndr) può vederlo Lei stesso. Se l’erba era lunga è perché siamo in agosto e le attività si fermano, provi a passare già domani e troverà dei cambiamenti in preparazione delle attività di settembre. Non entro invece nel merito della Città del Teatro perché davvero non sono informato. Grazie comunque dell’attenzione”.
Ma la miccia della scuola di circo ormai è accesa. Le polveri detonano in un attimo. Nannipieri: “Pieno rispetto per le attività, ma come spazi fanno schifo e sono mesi che sono tenuti così. Non abitiamo a New York, la condizione indecorosa della Città è davanti agli occhi di tutti”. Martina: “Ci sono stata una settimana fa, e ci avrei potuto camminare scalza da quanto era pulito. Verificate pure che non ho alcun legame con lo spazio, mentre lo ho con l’amministrazione, visto che sono cittadina di Cascina. E la cultura mi interessa molto, infatti non ho votato questa amministrazione”. Giada: “Mi scusi…ma prima di dire certe cose…come minimo dovrebbe entrare in quel tendone magico…stupendo…ricco di cultura…ricco di rispetto per l’altro…là dentro siamo tutti uguali…siamo tutti artisti…io ringrazio ogni giorno quei ragazzi e ciò che fanno…dentro e fuori…Sono quei clown che troviamo in corsia a far ridere i nostri figli nel momento del bisogno…Sono quei ragazzi artisti con il cuore enorme che prendono x mano tutti”. Filippo: “Se poi qualcuno dei “ruspisti” fosse interessato a conoscere davvero cosa si fa nel tendone degradato…”, e posta un link alla pagina di Chez nous le cirque. Paolo: “Grazie Cristiano e teniamo duro con questi barbari in casa”.
Cristiano è Cristiano Masi (Clown Rufus), amministratore delegato di Chez nous le cirque. La cui risposta ai commenti dell’assessore non si fa attendere troppo “Mi pare doveroso ed onesto chiarire alcune cose al neo Assessore alla Cultura del Comune di Cascina Luca Nannipieri, oltre ad invitarlo ad una maggiore prudenza nelle sue esternazioni pubbliche. “Chez nous, …le cirque!” nasce nel 2005 come Associazione Culturale, Sportiva Dilettantistica e di Promozione Sociale e diventa Cooperativa nel settembre del 2014. Una Scuola di Circo per bambini ed adulti, progetti di Clown di Corsia negli ospedali, un Museo, l’unico in Italia interamente dedicato al mondo del Circo, conferenze, seminari, progetti scolastici, corsi di formazione, team building aziendali, spettacoli ed eventi in genere sono gli strumenti di cui ci serviamo per avvicinare il grande pubblico ad una realtà immensa, profonda e gioiosa, convinti che il mondo del circo racchiuda in sé un grande patrimonio artistico e culturale che merita senza dubbio di essere tutelato e diffuso. Siamo una realtà completamente indipendente dalla Fondazione Sipario Toscana ONLUS, dal punto di vista organizzativo e soprattutto dal punto di vista dei finanziamenti. Ho intenzione di scendere nel dettaglio, per far comprendere la gravità del post pubblicato oggi su Facebook dall’Assessore. Ogni mattina, i Clown Dottori della nostra Cooperativa, visitano i bambini ricoverati nelle Pediatrie degli Ospedali di Pontedera, Empoli, Lucca e Massa”.
“Gli artisti della nostra Cooperativa – continua il post di Masi – da oltre dieci anni, si esibiscono su importanti palcoscenici italiani come clown, giocolieri, prestigiatori, illusionisti, equilibristi, acrobati e comici. I due tendoni ospitati all’interno de La Città del Teatro di Cascina (di nostra proprietà, acquistati senza un soldo pubblico, ma con difficoltà e sacrifici), sono le sedi della nostra Scuola di Circo, l’unica in Toscana sotto un vero chapiteu e frequentata da circa 90 famiglie del territorio e non solo”.
E infine: “Abbiamo un regolare contratto d’affitto e soprattutto paghiamo un canone mensile, contribuendo così, seppur in piccola parte, al milione di Euro citato dall’Assessore. Le attività della nostra Cooperativa, non trovano assolutamente spazio tra i “costi” nel bilancio della Fondazione Sipario Toscana ONLUS. Il milione di Euro, non finanzia nessuna delle nostre attività”.
Le parole di Masi sono seguite a ruota da quelle di Nicola, che con Nannipieri non usa circonlocuzioni: “Un ber vaffa’ un te lo scanza nemmeno Flash!!!”. Enza, più pacata ma non meno battagliera: “Io vado quasi settimanalmente alla Città del Teatro, mangio bene, guardo spettacoli interessanti nel fresco della sera, parlo con gli amici dell’università, del mondo dello spettacolo e con persone tutte accomunate da una certa attitudine alla Cultura: quelle che non fanno differenza tra genti e non chiamano un proprio modo di Essere una “ideologia”. E ci sto parecchio bene. Non mi pare di stare tra macerie e sporcizia, ma in tavolini all’aperto tra gli alberi davanti a un palco in grande piacevolezza. Mi spiace constatare come si usi il linguaggio sui social per fare manipolazione di massa, inserendo apposta terminologia con accezione negativa per strumentalizzare le scelte (con cui poi si dovrà convivere).
Si prosegue così, lungo bellicosi fiumi d’inchiostro digitale che scavalcano le ore, i giorni, dando la stura a eco livide che rimbalzano da un argomento all’altro, da un post all’altro, da un commento all’altro, e sembrano non spegnersi mai. Le parole di Alessia, di pochi minuti fa, ne sintetizzano l’atmosfera: “Santo cielo, sembra un libro di Kafka”. Macché Kafka: sono i social, bellezza!
Andrea Lanini