La guerra dei 20 anni: epilogo

Da 20 anni Silvio Berlusconi le chiama “toghe rosse”; da 20 anni all’incirca la metà delle Magistrature italiane lo insegue notte e giorno per coglierlo in castagna. E lui, Silvio I da Arcore, in castagna si fa cogliere spesso e volentieri. Perché non è uno stinco di santo, come scrivono i suoi prezzolati agiografi, né l’Unto del Signore come lui dice di se stesso. Era sceso in politica per evitare di finire in galera. Ora rischia di finirci proprio per averlo fatto. Nonostante le numerose leggi ad personam che i suoi Governi hanno varato per evitare lo scontato epilogo.

Eppure c’è qualcosa di comico, se non si trattasse di democrazia e del corretto rapporto tra i poteri, nella pervicacia con cui Berlusconi è stato regolarmente colpito, e fino a ieri non affondato, da una quantità di inchieste i soldi pubblici delle quali, spesi in riti e intercettazioni, oggi basterebbero eccome a trovare gli euro per non aumentare l’Iva. Esiste in sostanza un problema Magistratura? C’è un problema della sua “politicizzazione”? Esiste eccome; se ne sono accorti ormai anche al Fatto Quotidiano.

Berlusconi è stato il primo uomo italiano a subire certi tipi di condanne; si badi bene per reati esistenti ma insomma caduti in circostanze quantomeno discutibili. Il processo Ruby Rubacuori è il primo della storia, di uno Stato moderno, in cui le presunte vittime dichiarano di non essere tali. Per non parlare della violazione del segreto istruttorio mentre il quotidiano La Repubblica ha passato anni a pubblicare ogni sospiro emesso nella camera da letto del Cavaliere, cui hanno scandagliato financo le mutande.

Ma questo è quanto; la decisa anomalia di un personaggio quale Berlusconi ripetutamente a capo di un Governo di un Paese occidentale evoluto come il nostro, ha generato altre stranezze. Ed ora? Non ci saranno conseguenze politiche? Ci saranno eccome; in una nazione di scarso spessore culturale, nessuno dimentica e la vendetta prima o poi arriva. Chi esulta per la condanna di Berlusconi siamo sicuri abbia a cuore le sorti del Paese? O piuttosto non scarichi inconsapevolmente una crescente tensione caricata da anni di campagne d’odio?

Conclusione? Berlusconi adesso dovrebbe abbandonare e terminare serenamente i suoi giorni in gattabuia? Paradossalmente sì; sperando (ma ci si crede poco) che la situazione possa tornare normale.

 

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