Prato – A Prato il corteo per la XXII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, organizzata a livello regionale a Prato dall’associazione Libera e da Avviso Pubblico, con la delegazione ANPI rappresentata dal partigiano Fiorello Fabbri.
La giornata che ricorda le vittime innocenti delle mafie
Un manifestazione per ricordare chi è stato ucciso per mano mafiosa, ma soprattutto per aiutare attraverso la memoria, le generazioni presenti e future a creare un futuro libero dalla violenza e dall’oppressione per costruire una società solidale, giusta e pacifica.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, primo presidente della Repubblica a visitare la Locride dopo Saragat, con la sua presenza a Locri, ha voluto dare un forte segnale di vicinanza a chi si dà da fare per preservare la memoria, ma soprattutto nell’ impegno e nella resistenza alle mafie.
Una terra – dice – così ferita dalla presenza rapace delle mafie”. E dove a chi come lui si è visto strappare qualcuno dice “tutta l’Italia vi deve solidarietà per il vostro dolore, rispetto per la vostra dignità, riconoscenza per la vostra compostezza, sostegno per la vostra richiesta di verità e giustizia. Date la testimonianza di come la violenza, la morte e la paura non possano piegare il desiderio di giustizia e di riscatto. Le vostre ferite sono inferte al corpo di tutta la società, di tutta l’Italia e che il ricordo dei vostri familiari, martiri della mafia, rappresenta la base su cui costruiamo, giorno dopo giorno, una società più giusta, più solidale, più integra, più pacifica”.
Don Ciotti Presidente di Libera dal palco:“Lavoro e scuola antidoti alla peste mafiosa”, e “il noi’ è fondamentale e importante. La lotta alla mafia non può essere un percorso solitario… “Insieme alle mafie, il male principale del nostro paese resta la corruzione. E corruzione significa che tra criminalità organizzata, criminalità politica e criminalità economica è sempre più difficile distinguere. Ce lo dicono anche quelle inchieste dove i magistrati faticano a individuare la fattispecie del reato. Hanno in mano strumenti giuridici istituiti prima che quest’intreccio criminale emergesse con forza. Dobbiamo rompere questo intreccio”.
Le parole del giornalista Giancarlo Siani ucciso a Napoli il 23 settembre del 1985 :”la criminalità non si combatte solo con i carabinieri,la gente deve sapere i fatti,quello che deve fate un giornalista è informare”