La Francia al voto: i sondaggi vedono ancora in testa l’estrema destra

Dalle urne può uscire un rompicapo che preoccupa non solo i francesi

Un salto nel buio : a poche ore dal primo turno delle elezioni  nessuno è in grado di prevedere dove porterà la sorprendente decisione del presidente Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale  sull’onda della sua cocente sconfitta alle europee. Certo, alla vigilia del voto, i sondaggi mostrano tutti unanimi che il Rassemblement national, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen,  dovrebbe confermare di essere il primo partito  del paese,  con una quota che si aggira tra il 35e il 37%, che il NFP, il fronte popolare che miracolosamente raccoglie un’assai divisa sinistra, seguirebbe con poco meno del 30% dei vori mentre la compagine « moderata » che appoggia Macron si dovrebbe accontentare del terzo posto  con circa il 20% dei voti, un risultato che dimezzerebbe la sua attuale minoranza relativa in Parlamento.  

Intenzioni di voto che , se confermate, porterebbero a quella che al momento sembra l’ipotesi più probabile: nessuna compagine otterrebbe una maggioranza assoluta con gravi rischi per la stabilità del paese. Il tasso di partecipanti all elezioni , che si prevede assai alto e superiore al 60%, farà lievitare il numero delle ‘triangolari », cioé del ballottaggio con tre candidati, che potrebbe favorire il RN  tanto da avvicinarlo alla maggioranza assoluta. Un risultato che potrebbe portare a Matignon Jordan Bardella, il trentenne leader che ha portato al successo di RN alle elezioni europee.

Ma Macron, che apena eletto nel 2017 aveva promesso ai francesi di eliminare dalla scena politica la famiglia lepenista, lo farà a rischio di passare alla storia come il presidente che ha infranto quel « barrage » al’estrema destra ?  Al momento nessuno è in grado di predire quali potranno essere le sue intenzioni, a parte quelle di trovare un marchingegno per restare in sella. Al momento i suoi interventi, tutti imperniati a dimostrare che sia la destra che la sinistra non porterebbero che al caos con rischio di guerra civile, non hanno convinto né hanno avuto effetto sulle intenzioni d voto.

Nel segreto dell’urna è possibile che quel filo rosso che finora ha impedito a Jean Marie Le Pen prima e a sua figlia Marine poi di arrivare al potere si riveli un potente deterrente per sbarrare nuovamente il passo a questo partito che metà del paese aborre perché continua a considerarlo razzista e antiimmigrati e contrario ai valori di universalismo che hanno fatto grande la Francia.  Sul fronte opposto, anche il NFP è stato preso di petto dai fulmini  macroniani e accusato di portare il paese alla rovina con le sue  politiche assistenziali destinate a ridurre le ingiustizie sociali e ad aumentare il potere d’acquisto. Quest’ultimo cavallo di battaglia anche dell’estrema destra assieme  ala sicurezza e la lotta alla delinquenza. Il fronte, che ha nella France Insoumise di Jean Luc Mélanchon il suo  nucleo più estremo, ha dovuto in questi giorni rispondere a continue accusse d antisemitismo per il suo deciso schieramento a favore dei palestinesi.

Al momento, secondo i sondaggi, il RN è quello che ottiene la più alta percentuale di decisi al voto, seguiti dal NFP, con percentuali che so aggirano all’80% .Restano però 8 milioni di indecisi, un numero che però difficilmente potrà consentire a Renaissance e ai suoi alleati di conquistare quella maggioranza assoluta in parlamento che potrebbe ridare vita al quinquennio di Macron. Che, secondo le norme in vigore,  non potrebbe sciogliere la camera prima di un anno, cioé sarebbe condannato ad andare avanti con la maggioranza che emergerà il 7 luglio.

A meno che, come da qualche parte viene accennato, non decida di dare lui le dimissioni, ipotesi poco accreditata dal momento che il suo modo di governare accentratore e verticale viene ormai considerato come un uomo che pensa più al suo potere che al bene del paese.  La sua decisione di sciogliere la camera, presa senza neanche avvertire il suo primo ministro, è stata stroncata anche all’interno della sua stessa maggioranza e considerata nel suo insieme una follia che avrebbe solo aumentato i rischi di instabilità in un paese profondamente diviso, come si é visto in questa breve campagna elettorale in cui due campi, a destra e sinistra, si sono vieppiù polarizzati con un appello al moderato centro che é sembrato inaudibile soprattuto a causa della scarsa considerazione di cui gode attualmente il suo capofila Macron.

Cui, secondo i commentatori, nel caso i sondaggi venissero confermati, sarà difficile creare un centro allargato che includa anche quei Repubblicani che hanno deciso di non allearsi con l’estrema destra da far guidare da un politico dai consensi trasversali . Altra ipotesi presa in considerazione è quella di un governo di tecnici o infine quella di andare avanti alla belga, cioè un governo che si occupa solo di affari correnti, senza prendere nessuna iniziativa o riforma. Insomma dalle urne potrà uscire un vero rompicapo che preoccupa e non soltato i francesi.

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