La fine dei Templari: esposto al pubblico il rotolo del processo farsa

Un documento di 22 metri contenente gli interrogatori condotti sotto tortura

Il processo che portò alla violenta fine dell’Ordine dei Templari è tornato d’attualità  con l’esposizione a Parigi, nel bell’Hotel de Soubise che nel Marais ospita gli Archivi Nazionali, del rotolo di pergamena che riporta gli interrogatori dei Cavalieri che, persa la Terra Santa, erano stati presi di mira dal sovrano francese Filppo il Bello. Nel prezioso documento di 22 metri datato nel 1307, raramente accessibile ai non studiosi, si può seguire lo svolgimento di un processo dal profilo altamente politico che si inserisce in uno dei numerosi episodi di contrasto tra potere spirituale e temporale.

I ricchissimi templari, che secondo il loro statuto dovevano rispondere solo al papa, erano come una spina nel fianco del monarca francese che aspirava a rafforzare il suo potere in modo autonomo dalla chiesa, come gli predicava il suo cancelliere Guglielmo di Nogaret che nel 1304 per difendere gli interessi della corona francese era passato alle maniere forti facendo imprigionare il papa Bonifacio VIII ad Anangni.  Filippo il Bello,  che ora tra l’altro temeva la scomunica per il suo ruolo nello « schiaffo » di Anagni, fece, sempre su consiglio di Nogaret, un rapido voltafaccia nei confronti dei Templari cui proprio  nel 1303,  aveva addirittura affidato la gestione del tesoro reale all’Ordine, confermandone l’incarico ancora nel giugno del 1304.

Mentre i rapporti con il papa, che era allora Clemente V, erano sempre più tesi, Filippo il Bello aveva decisio di affermare il suo potere colpendo il pontefice attraverso l’Ordine dei Templari, un ordine che era ancora potentissimo nonostante il ruolo per cui era stato creato, e cioé la protezione dei luoghi santi e dei pellegrini cristiani in Terra Santa appartenesse ormai alla storia. Così, dopo aver preparato per mesi l’offensiva in gran segreto, all’alba del 13 settembre del 1307 scatta l’arresto dei Templari in tutta la Francia. Con la retata, circa un migliaio di Cavalieri cade nel « tranello » del re, che pur di liberarsi di questa potente « antenna » papale sul suo territorio, non esita ad accusarli di eresia e di comportamente sacrilego. Posti tutti subito in isolamento, i Templari dovranno ora affrontare un processo all’insegna della tortura. Gli interrogatori, avvenuti tra il  19 ottobre e il 24 novembre del 1307 nella sala bassa del Temple, a Parigi, per odine del re vengono registrati in latino. Il rotolo non registra  la trascrizione integrale ma le minute riformulate in modo più conciso dagli ufficiali reali.

Ai Cavalieri, appartenenti all’Ordine  religioso e militare creato nel 1127da Ugo de Payns sotto l’impulso di Bernardo di Chiaravalle , non viene data tregua. Le accuse sono numerose, dall’eresia appunto, all’aver sputato  sulla croce, aver ricevuto baci anche sul pene o aver compiuto atti di sodomia, un atto ritenuto tra i più gravi in quell’epoca. « Poiché le torture sono immediate e praticate senza tregua, molti confessano di aver praticato tali atti » spiega lo storico Philippe Josserand. Lo faranno 134 sui 138 sotto processo e tra questi anche il Gran Maestro, Jacques de Molay, le cui confessioni figurano sul rullo di pergamena. Su incitamento del papato a difendersi da queste accuse, molti ritratteranno, pur sapendo di andare incontro alla morte: nel 1310 54 di loro periranno infatti in un immenso rogo fatto allestire da Filippo il Bello a Parigi. Chi non ha ritrattato si sottre alla morte ma non ritroverà la lbertà. Jacque de Molay sarà , assieme a Geoffroy de Charnay, gli ultimi  a salire su un rogo, nel 1314, dopo una lunga detenzione. In quell’anno dunque del potente Ordine, che aveva anche ramificaioni in altri paesi europei tra cui l’Italia, non vi era più traccia.

Doveva continuare a vivere e a interessare gli storici perché la sua violenta fine continua a destare interrogativi anche se ormai si ritiene l’Ordine vittima di un processo eminentemente politico nella lotta di potere tra Papato e potere temporale. Il rotolo potrebbe ora portare l’acqua al mulino a chi non crede che queste confessioni, estorte con la violenza, siano la prova dell’eresia dei Templari, eresia per cui la Chiesa, l’unica  giudice in materia, non li ha mai condannati.

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