La festa della donna non è solo mimosa

Cento anni di lotte per i diritti

Enzo Fabbri

Nel marzo del 1908, a New York, durante uno sciopero di 20.000 donne, operaie tessili, vi furono 129 (per alcune fonti 146) camiciaie dipendenti dalla ditta americana Cotton che volevano abbandonare il proprio posto di lavoro, per aderire allo sciopero, a causa delle terribili condizioni nelle quali operavano (si pensi alle addette alla coltivazione e raccolta del baco da seta che per 12 ore al giorno tenevano le mani immerse in acqua ad 80 gradi, senza protezioni, con la pelle ormai cotta e piena di ustioni). L’ 8 marzo (per alcuni il 25 marzo) il “padrone” Mr. Johnson bloccò tutte le porte per non farle uscire e aderire allo sciopero nazionale. Un incendio di origine dolosa avvolse la fabbrica e le 129 operaie morirono bruciate fra enormi tormenti. Molte erano le immigrate e alcune erano italiane.

Da allora l’ 8 marzo è ricordato come data di lotta internazionale fatta dalle donne.

Nel 1910 a Copenaghen fu celebrata la giornata internazionale della donna per iniziativa di Clara Zetkin in occasione della conferenza internazionale delle donne socialiste. In Russia l’ 8 marzo 1917 ( 23 febbraio secondo il calendario giuliano) le donne sfilarono in corteo per rivendicare la fine della prima guerra mondiale dando inizio alla rivoluzione russa di febbraio. Nel 1921 la seconda conferenza internazionale delle donne comuniste fissò l’ 8 marzo come giornata internazionale dell’operaia.

In Italia l’Udi festeggiò per la prima volta l’ 8 marzo 1945 nell’Italia libera; la festa si ripeté nel 1946 (domenica 12 marzo) e per la prima volta si introdusse la mimosa come simbolo dell’emancipazione e lotta femminile. L’ 8 marzo 1975 l’ Onu proclamò ufficialmente la “giornata internazionale della donna” per assicurarne l’uguaglianza nei confronti dell’uomo in tutti gli aspetti della vita.

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