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E’ incredibile come l’umanità si affanni di fronte a misteri insondabili mentre ignora, sistematicamente, tutti quei quesiti altrettanto senza risposta i quali però, una volta risolti, potrebbero veramente portare un significativo miglioramento alle vite di noi tutti. E’ veramente avvenuto un Big Bang, o è stato invece un Grande Flop? I dinosauri si sono estinti a causa di un grande meteorite, o si sono ammazzati di noia a guardare le repliche di Ballando con le Stelle? Quella porcona di Giovanna sarà riuscita ad incastrare il suo padrone nella réclame della Saratoga? Tutte domande che resteranno, ahinoi, senza risposta, l’impatto della quale in ogni caso sulle nostre vite sarebbe risibile, per non dire nullo. Invece, dovremmo metterci di buzzo buono a chiederci: ma la gente che va a fare la spesa il sabato mattina, esiste nella realtà gli altri giorni della settimana, oppure è una razza silenziosa che vive nelle tenebre e spunta fuori solo nei prefestivi?
Voi arrivate al parcheggio dell’Iper Mega Super Store Market, e lo trovate pieno, parcheggiato in tripla fila fino a 50 metri dalle porte della struttura. Dal 51° metro in avanti, le strisce bianche dei posti auto urlano di solitudine come vacche abbandonate prima della mungitura, e i senegalesi sono disposti a pagarvi purché parcheggiate lì, per attutire il senso di abbandono. I carrelli sono tutti lì in attesa, i loro ricoveri traboccano; poi entrate nel punto vendita – schivando due o tre tentativi di investimento in prossimità delle porte – e all’interno ci sono circa 8 volte le persone che avrebbero potuto esserci a giudicare dalle auto in sosta. Non solo: sono tutte munite di carrello, alcuni ne hanno anche due, e sicuramente quelli se li sono portati da casa, personalizzati come le custodie dei cellulari.
L’edificio è in realtà un tesseratto che esiste su più piani di realtà contemporaneamente; nelle tre dimensioni che conosciamo non potrebbe mai contenere tutte le persone che ora vedete, l’equivalente di una piccola città. Tutti si aggirano tra le corsie e le file con occhi – e riflessi – da eroinomani appena svegli, mettendo nel carrello cose a casaccio. Meriterebbe un Nobel il primo direttore di punto vendita che inserisse tra le corsie la segnaletica orizzontale e un pratico sistema di semafori. I diritti di precedenza, i sorpassi, le soste andrebbero regolamentate; così come sono ora il flusso di vendita diventa una specie di moto browniano folle e privo di senso, nel quale si creano ingorghi nel momento in cui qualcuno parcheggia la vecchia in carrozzina davanti ai formaggi, un bimbo si immola sui sottaceti, ci si fissa affascinati sul girarrosto dei polli o si ritrova un amico che era sparito tra gli scaffali da lungo tempo. Non sono rari gli episodi di vera violenza di fronte ai 3×2 e gli accaparramenti stile allarme nucleare; e basta guardare negli occhi i commessi e le cassiere per capire che si sta vivendo una situazione potenzialmente esplosiva, con le code alle casse che si fanno via via più chilometriche mentre il vecchietto sceglie con cura le monetine meno ossidate e le conta una ad una.
Ed è questo, il mistero nel mistero: essendo la massa vociante composta al 90% da massaie casalinghe e vecchi pensionati, per quale motivo costoro vanno a fare la spesa solo di sabato? Il pensiero che siamo riusciti ad arrivare sulla Luna e a cavallo delle comete e ignoriamo tutto di questa strana fauna prefestiva ci riempie di amarezza.