Penultimatum degli schleiniani: Gazza tocca a te! O saran primarie e stridor di denti

L’area Schlein pone una specie di ultimatum gentile a quelli del patto anti-primarie. Uscite allo scoperto o tacete per sempre

Manca poco, pochissimo alla meta, ovvero le primarie del Pd reggiano alla disperata cerca del suo Santo Graal, più terra a terra uno straccio di candidato sindaco per il dopo Vecchi. Mancano 5 metri sì e no dalla linea.

“Tutto è compiuto”, avevamo titolato pochi giorni fa a proposito dello scaricamento definitivo dell’ultimo dei candidati che entrano “unitari” in conclave e ne fuoriescono più soli che pria, al secolo l’infettivologo Marco Massari. Tesi confermata anche dall’ultimo input giornalistico che quasi quotidianamente i colleghi del Carlino ci forniscono. E di cui noi, trismegisti chiozzotti atti a decifrare gli ascosi e criptici messaggi contenuti nelle interviste, tentiamo un’esegesi.

La Festa Pd, quando ancora fervevano le Consultazioni dei mille…

La fedelissima della Schlein (che l’ha pure voluta con sé nella segreteria nazionale, la stessa in cui un tempo sedevano tra gli altri Pajetta ed Amendola), ovvero Marwa Mahmoud, con la scusa di sfilarsi anch’ella dalla rosa dei papabili (era tra i 14 prescelti emersi dal gioco della Consultazione dei mille) e parlare politicamente del più e del meno (senza mai neanche degnare di uno straccio di citazione l’infettivologo Massari) ha lanciato un messaggio inequivocabile alle coriacee resistenze degli uomini del pattone ventennale (castagnettiani ed ex sinistra Pci) che governa Reggio a suon di incarichi e poltrone che contano.

Questa giovane donna col turbante, adeguato simbolo di una Reggio ove convivono cittadini di oltre cento nazionalità, che sa pure parlare con l’abilità e la saggezza di uno scafato democristiano, a nome di quell’area schleiniana che avrebbe pur sempre stravinto alle primarie nazionali, franato il pilone di sinistra del pacchetto di mischia Delrio-Vecchi, ovvero Marco Massari, si rivolge al piloncino più di destra, eterna carta di riserva del suddetto pattone, cioè il segretario provinciale del partito Massimo Gazza (che nel 2018 guidava entusiasta il treno dei renziani reggiani diretto alla Leopolda).

Walter Chiari e Carlo Campanini in “Vieni avanti cretino”

Caro Gazza and company, vi traduciamo noi, non le volete queste benedette primarie provinciali, lo strumento più democratico che il Pd si è dato quando non c’è unità di vedute, peraltro indicate con forza dalla “vostra” consultazione dei mille? Allora assumetevene tutta la responsabilità. E se Gazza resta l’unico candidato “unitario” alternativo alle primarie, esca allo scoperto e riveli il segreto di Pulcinella: o primarie o Gazza.

Le giuste rivendicazioni dell’area Schlein non sono campate per aria: la candidatura dello schleiniano della prim’ora Lanfranco de Franco, non nasce da smodate ambizioni personali. Il retroterra è anche quello di una maturata col tempo insofferenza di una parte della città che ha sempre votato a sinistra, per il pattone che dicevamo. Un’alleanza, poco santa e molto laica, oggi guidata dalla coppia Luca Vecchi-Graziano Delrio, che ha beneficiato politicamente ed economicamente una ristretta cerchia. Con tutti gli altri rimasti col cerino in mano e che oggi hanno pure la “scusa” di un progressivo deterioramento progettuale con poca o punto innovazione.

Per “trombare” Alessio Mammi, l’antesignano dei candidati “unitari”, all’origine di questa telenovela, si diceva che, essendo scandianese, non fosse adatto a guidare Reggio Emilia. Ora, se gli uomini del patto dovessero farcela anche stavolta, arriverebbe il borettese Gazza. E, dal nostro punto di vista ciò rappresenterebbe pure un’incredibile nemesi storica per i nostalgici di Lenin e Berlinguer. L’uomo che 5 anni fa organizzava i viaggi della speranza in direzione Firenze, a capo di una città rossa che ha speso gli ultimi anni dell’amministrazione Vecchi per ricordare quanto fosse bello, buono, bravo e pure illuminato il Partito Comunista Italiano.

Massimo Gazza con un fan: si sa quanto i cromatismi siano fondamentali nella storia politica

Soddisfazioni simboliche e metapolitiche a parte, ci sarebbe un “piccolo” problema. Con Gazza sindaco (sempre se dovessero vincere le amministrative, il che non è così scontato), il Pd potrebbe trasformarsi in Gaza (senza una “z” appunto). Con conflittualità perenne su tutte le cariche perché l’area Schlein vorrebbe naturalmente ampi risarcimenti avendo vinto a Roma ma restando esclusa a Reggio, con guerriglie urbane quotidiane. Pensiamo solo alle imminenti elezioni regionali: diventerebbero un Vietnam, con Bondavalli, Vecchi, Amico ed altri a darsi battaglia su ogni fronte.

Ci resterebbe una consolazione magra ancorché simbolica: con l’eventualità di Massimo Gazza sindaco di Reggio, che garantirebbe l’assoluta continuità del ventennio cattocomunista, e la moglie Ottavia Soncini consigliera regionale a Bologna, avremmo i nuovi Kennedy rivieraschi a Boretto, ad un tiro di schioppo dalla città.

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