Letta-Renzi, l’opaco passaggio nella notte della Repubblica

Via alle consultazioni senza passaggio parlamentare. Renzi terzo premier nominato dal Capo dello Stato senza mandato popolare. Prodi pronto per il Quirinale

Non sarà “parlamentarizzata” la crisi di governo aperta ufficialmente con le dimissioni del premier Enrico Letta, rassegnate venerdì alle 13 nelle mani del Capo dello Stato. Di fronte alle richieste di un passaggio in parlamento da parte dell’opposizione, il Quirinale ha replicato che non sarà necessario in quanto lo stesso Letta si è subito detto indisponibile ad un eventuale nuovo mandato esplorativo e un dibattito in aula non avrebbe aggiunto ulteriori elementi ad una crisi giudicata non reversibile. Dunque, al netto di consultazioni che appaiono più che altro come una formalità, la strada verso palazzo Chigi sembra spianata per Matteo Renzi dopo la sfiducia della direzione Pd nei confronti del governo. A questo punto si apre più di un problema di forma e di sostanza per il nascituro esecutivo guidato dal sindaco di Firenze. Renzi sarebbe il terzo premier nominato dal Presidente della Repubblica dal 2011 senza la legittimazione di un voto popolare, incoronato dalla direzione del partito che ha sfrattato Enrico Letta. Da più parti si è sottolineata l’anomalia di una designazione che invece si passare dalle urne è stata decisa al Nazareno, con il placet del Quirinale. E non a caso anche analisti politici che in questi mesi hanno avuto un occhio di riguardo per il rottamatore oggi parlano di governo che nasce sotto una cattiva stella e di passaggio opaco della storia repubblicana. Un passaggio talmente opaco da risultare di difficile comprensione, tanti sono i repentini cambi di campo e i fatti che smentiscono parole pronunciate solo pochi giorni fa, a cominciare da quelle del premier in pectore, che aveva fatto della sua forza il consenso popolare. Che dietro l’operazione ci sia solo la “smisurata ambizione” del fiorentino si fa fatica a crederlo, considerati fatti che hanno portato alla caduta di Letta. La crisi non riguarda infatti solo l’esecutivo, ma anche e soprattutto il Presidente della Repubblica, che da punto di stabilità nel mare agitato della crisi è diventato un bersaglio politico. Non è un caso che l’attacco più violento sia giunto dal solitamente prudente Corriere della Sera che ha pubblicato lo “scoop” del giornalista Alan Friedman, secondo cui il presidente Napolitano avvertì Mario Monti di prepararsi a guidare l’Italia molti mesi prima delle dimissioni di Berlusconi. Così è probabile che nei prossimi giorni si aprirà una crisi nella crisi. E il Quirinale diventerà nuovo terreno di scontro, rischiando di portare alla paralisi il nuovo governo fin dai primi momenti. Pare che da più parti ci sia la spinta di portare Romano Prodi al Colle. C’è da fare gli scongiuri, visto come è andata a finire l’ultima volta. E i franchi tiratori sono ancora tutti al loro posto.

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