La civiltà contadina di Romagna raccontata dalla gente di Mirabello

Mirabello (Ferrara) – A guardarlo dall’alto Mirabello  quasi assomiglia a uno di quei  villaggi del vecchio West: due serpentoni di edifici ai lati della strada che da Ferrara porta a Modena. Ma fareste un grande errore se non vi fermaste un po’ di tempo. Per due motivi: il primo legato alla storia recentissima del terremoto del 2012 che lo ha colpito duramente; il secondo riguarda la presenza di uno dei più creativi musei della civiltà contadina fra quelli che allestiti negli ultimi anni un  po’ dappertutto nell’Italia che non vuole dimenticare il suo passato rurale.

Pur trovandosi al limite dell’epicentro del sisma, Mirabello (che da domenica scorsa, grazie a un referendum approvato con 8 voti di scarto, sta andando incontro alla futura fusione con San Agostino costituendo così il Comune di Terre di Reno) ha subito gravi danni ben visibili ancora nella chiesa di San Paolo. Ma il resto del paese mostra con orgoglio la capacità di resilienza (come si dice oggi) cioè di reazione positiva della sua gente di fronte alla sventura. Spettacolari sono le opere di ricostruzione e stabilizzazione del Palazzo Sessa – Aldrovandi e degli altri edifici agricoli di una fattoria diventata azienda che nel settecento apparteneva al cardinale Pompeo Aldrovandi concorrente del cardinale Lambertini per il soglio pontificio nel lungo conclave del 1740. Vinse il secondo, che prese il nome di Benedetto XIV, e che nominò il rivale “legato pontificio” in Romagna.

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Nelle grandi e luminose cantine del palazzo Aldrovandi si trova appunto il Museo della Civiltà Contadina Rodolfo e Luigi Sessa che sabato 22 e domenica 23 ottobre,  attirerà alcune centinaia di visitatori in occasione della festa annuale del paese.

Diciamo subito che si tratta di un museo in progress realizzato prima di tutto dalle comunità locali. In pochi anni Rodolfo e Carola Soncini Sessa, il primo ingegnere milanese titolare dell’azienda, ha raccolto più di 2mila pezzi  con un metodo di acquisizione che ha avuto un grande successo: le famiglie che depositano nel  museo gli oggetto, i ricordi, gli antichi attrezzi agricoli, gli strumenti dei mestieri di una volta, ne restano proprietari e li possono ritirare in qualunque momento. I loro nomi sono incisi su targhette metalliche, il che offre ai donatori la soddisfazione di essere protagonisti di questa raccolta della memoria di cultura concreta.

 

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Nel sito del museo c’è la pagina “Cercasi”: “cerchiamo ancora oggetti e strumenti, soprattutto quelli da cui meglio traspare la fantasia e la creatività dei loro autori”. Oggetti ma anche canti popolari, immagini, racconti. Così, spiega Soncini, “si scoprono tante cose, come ad esempio le fiabe che circolavano in tutte le comunità contadine d’Europa e che per esempio in questo territorio avevano alcune varianti interessanti per gli studiosi delle culture popolari”.

Il Museo di Mirabello è suddiviso in quattro sezioni: il Territorio, l’Uomo, i suoi Strumenti e Tradizioni: “Le prime due – è scritto nella pagina di presentazione del percorso museale – descrivono la storia, le ultime due la cultura di quella piccola porzione di mondo, compreso tra il Panaro, Ferrara e Poggio Renatico, al cui centro si trova Mirabello: a prima vista un nulla, ma quale ricchezza e complessità si rivela se  ci soffermiamo a guardarlo con curiosità”.

 

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L’aspetto più sorprendente è la ricostruzione minuziosa, il più possibile fedele, degli ambienti domestici e di lavoro delle famiglie contadine a cavallo fra l’800 e il ‘900. Si percepisce chiaramente come l’invito a realizzare tutti insieme il museo della loro storia abbia suscitato entusiasmo e impegno da parte di tanti a cercare nelle vecchie soffitte, nelle cantine, nei casolari inutilizzati, nelle madie dei nonni tutto ciò che faceva parte della realtà fisica quotidiana: gli attrezzi, ma anche le stoviglie, le tovaglie, i grandi cuscini riempiti di piante di mais essiccate.

 

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Per chi vuole entrare fino in fondo nella storia del territorio, le prime due sezioni raccontano di tutte le trasformazioni  del sistema idrogeologico della zona, tra il Reno e il Po, in parte provocato da cambiamenti naturali e in parte dall’intervento non sempre felice dell’uomo (per esempio dello stesso cardinale Aldrovandi) in una zona da sempre caratterizzata dalla lotta per sottrarre terre da lavorare alle lagune e alle paludi. Le due sezioni sono una riedizione della mostra Mirabello: il territorio e l’uomo che fu realizzata da Franco Rinaldi.

Da qui comincia la visita al museo che è ormai inserita stabilmente nei programmi delle scuole del territorio. Nel sito https://ilmuseodimirabello.com/ ci si può preparare con una “visita virtuale”. Poi per entrare nel palazzo Aldrovandi basta una telefonata.

 

Le foto sono tratte dal sito del Museo

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