La pubblicazione di un rapporto CIA del 1949 che descrive l’esistenza di un esercito clandestino pronto a prendere il potere in Emilia e più diffusamente in Italia del nord allo scopo di istituire un regime comunista sul modello dei Soviet conferma una verità storica già riconosciuta ed analizzata più volte da alcuni storici del dopoguerra nonostante le accuse di faziosità e revisionismo a loro mosse dall’allora PCI.
Il primo autore che voglio ricordare è l’amico e maestro Marco Pirina, scomparso nel maggio del 2011, fondatore e Presidente del centro Studi Silentes Loquimur di Pordenone del quale io ho sempre curato le ricerche nelle province dell’Emilia Occidentale. Scrisse il libro “LA RIVOLUZIONE ROSSA”, che anticipa e precisa il vero obiettivo di buona parte dei partigiani comunisti.
Le bande Partigiane infatti non si sono dissolte all’alba della liberazione ma hanno assunto una modalità clandestina “dormiente” pronte a risorgere armi in mano qualora se ne fosse verificata l’occasione. Gli alleati e il CLN nel Maggio 1945 hanno effettivamente ordinato la consegna delle armi alle bande Partigiane ma non tutti hanno risposto all’ordine. Migliaia di partigiani aderendo agli ordini dei vertici PCI hanno nascosto armi, munizioni ed esplosivi, creando dei veri arsenali illegali utili all’eventuale proseguimento della rivolta per sovvertire l’ordine repubblicano costituitosi nell’immediato dopoguerra.
I più facinorosi e ideologizzati ovviamente hanno creduto alla Rivoluzione Socialista rimanendo delusi e amareggiati dal pragmatismo di Togliatti che, dopo anni di promesse, accettò poi il compromesso politico con le forze da lui stesso considerate reazionarie rinunciando ai propositi di rivoluzione popolare.
Nasce quindi il mito della ‘rivoluzione tradita’ che affascinerà tanti giovani portandoli all’estremo della lotta armata con la nascita delle Brigate Rosse non a caso proprio a Reggio Emilia. Come riconosciuto dallo stesso Franceschini , uno dei fondatori del Partito Armato (Brigate Rosse), molte armi utilizzate dalle stesse Br provenivano appunto dagli arsenali clandestini creati dai Partigiani anni prima.
L’esistenza dei depositi di armi e di una milizia comunista pronta eventualmente ad attuare un piano rivoluzionario è uno dei tanti segreti di pulcinella del dopoguerra che la propaganda di sinistra ha sempre tentato di celare tacciando di bieco revisionismo i tentativi attuati da chi cercava di affermare la verità.