Una flessione fisiologica (almeno quando si hanno numeri come questi) di circa 190 persone ma una sostanziale tenuta di iscritti, quasi 111mila e 300. Significa che, più o meno, un reggiano su cinque, attivo o no nel mondo del lavoro, è iscritto al sindacato “rosso”. L’unico che sembra fare un’opposizione non di facciata alle riforme del lavoro del Governo Renzi. E che si prepara infatti ad un referendum abrogativo del Jobs Act.
I cui presunti dati fruttuosi sono quotidiano oggetto di contenzioso politico; il Governo ne proclama il decuplo rispetto ai numeri forniti dall’Istat (ma sarebbe un problema di come si leggono).
Sono i numeri forniti dal segretario provinciale reggiano Guido Mora nel presentare il consuntivo 2015; la sorpresa è che quasi il 52% degli iscritti sono donne attive, nel lavoro o pensionate, il che significa che sono loro il genere ancor oggi più svantaggiato nel mercato e più bisognoso di tutele.
Nello specifico, in sensibile aumento è il settore del commercio (uno di quelli che ha più risentito della “liberalizzazione” degli orari) mentre in flessione sono sia i pensionati che le tute-blu, cioè i metalmeccanici.