La breve vita del “sovversivo” futurista Umberto Boccioni

Il libro della storica dell’arte Rachele Ferrario

Rachele Ferrario, storica dell’arte specializzata in biografie di artisti figurativi, con il libro “Umberto Boccioni. Vita di un sovversivo”, Mondadori Editore, 2023, ricostruisce la storia di Boccioni, ribelle, malinconico e instabile, infervorato dell’arte come per le donne, caposcuola dell’Avanguardia Futurista.

Nato casualmente a Reggio Calabria nel 1882, perché suo padre cambiava spesso città come usciere alla Prefettura, vive a Padova e poi a Milano, pur viaggiando in Russia, Parigi, e altre città europee. Adora scrivere ma sarà l’arte la sua vera passione. Autodidatta, avrà un solo maestro: Giacomo Balla. Conosce tanti artisti come Picasso e i Cubisti, ha rapporti di grande amicizia con Marinetti, Mario Sironi e Gino Severini, ma anche Carrà, Sant’Elia, Russolo e Carlo Erba. A Bocconi si interessa Apollinaire che è affascinato dal Futurismo nonostante il suo legame con i Cubisti.

Dopo aver vissuto a Roma e conosciuto la nobile russa Augusta parte insieme a lei per la Russia. Lì conosce un nuovo ideale di bellezza, l’arte simbolista che affonda le sue radici nella cultura popolare. È a Parigi, dove Boccioni arriva a 24 anni, che germina il pensiero futurista. Lì si parla già di corpi tridimensionali, spazio e movimento. Ma sarà Milano che vedrà sbocciare la sua originalità.

Poligamo, il suo unico amore e la sua grande passione sarà dedicata solo all’arte. Boccioni ama molte donne, iniziando dalla madre Cecilia, una sarta, un rapporto unico di affetto e vicinanza. Poi ci saranno Ines, Armida, Augusta, Sibilla Aleramo, Margherita Sarfatti, con la quale ha anche un confronto artistico profondo e appassionato, e infine la principessa Vittoria Colonna, lo stesso nome dell’antenata musa di Michelangelo Buonarroti.

Nell’arte del passato Boccioni ha molti riferimenti, tra cui Michelangelo, Tintoretto, Durer, Gauguin, ma anche Seurat e Pellizza da Volpedo. Ma è un anticipatore. Anticipa la videoarte. Mario Merz riprende e rielabora il concetto di Boccioni: “Se la forma scompare la sua radice è eterna”. Oppure Ai Wei Wei che ha fatto del selfie una forma d’arte.

Nel libro è ben descritto lo storico scontro avvenuto a Firenze presso le Giubbe Rosse in Piazza della Repubblica tra Boccioni e i futuristi milanesi con i toscani Soffici, Prezzolini, Papini e gli altri.

Umberto Boccioni è stato una figura importante per l’arte, ma per certi versi destinata all’oblio per le sue idee che lo hanno legato al fascismo. Ha conosciuto D’Annunzio, attratto dal Futurismo e Benito Mussolini, si sosteneva  addirittura che Mussolini fosse partecipe delle stesse idee che animavano il movimento futurista.

Nel 1914 Boccioni viene imprigionato per aver manifestato in favore della guerra. I Futuristi sono interventisti. Pensano che la guerra sia l’unica strada da percorrere per liberarsi del passato. E Boccioni nonostante la salute precaria va al fronte.

Nella sua breve vita, muore a 33 anni per una caduta da cavallo, è un grande e talentuoso interprete dell’arte del suo tempo. Unisce tutto ciò che rappresenta il pensiero futurista, dalle sensazioni, il movimento e lo spazio, la velocità come pittura cosmica.

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