La battaglia di Papa Francesco per far luce sul caso Marcinkus

Prato – Per la serie Misteri Italiani, la collana della casa editrice Chiara Lettere, Fabio Marchese Ragona giornalista vaticanista,è stato ospite a Prato all’iniziativa “Incontri con l’autore”, promosso dal Comune di Prato in collaborazione con la Biblioteca Lazzerini.

Il suo ultimo libro ”Marcinkus il banchiere di Dio e la lotta di Papa Francesco alla finanze maledette”, ha gettato una nuova luce su  fatti relativamente recenti di casa nostra e che ruotano intorno al Vaticano. Al centro la discussa figura dello statunitense monsignor Marcinkus di origine lituane, voluto da Papa Paolo VI alla guida della banca vaticana, lo IOR, lui un uomo di Chiesa che per sua stessa ammissione,di finanze non capiva niente.
Intanto quella posizione di prestigio e di potere gli consentì di intrecciare rapporti importanti con gli uomini più famosi e potenti del mondo al fine di risollevare le sorti di quell’istituto di credito che nuotava in acque agitate. Tutto ebbe inizio nel 1982 quando il Banco Ambrosiano fu liquidato e il banchiere Roberto Calvi fu trovato morto impiccato a Londra sotto un ponte (suicidio?) e Marcinkus venne accusato di aver avuto un ruolo di primo piano nel fallimento del Banco Ambrosiano.
Scattarono le indagine sullo Ior di Marcinkus, sul crack della Banca e fu istituita una commissione mista italo-vaticana. Ma quando cinque anni dopo i magistrati italiani con il giudice Dall’Osso spiccarono un mandato di cattura internazionale contro Marcinkus e due dei suoi più fidati collaboratori con l’accusa di bancarotta fraudolenta, essi non riuscirono mai ad interrogarli.
Infatti Marcinkus e i suoi fedelissimi  si erano rifugiati tra le mure oltretevere e godendo dell’immunità diplomatica concessa dallo Stato Vaticano sfuggirono alla maglie della giustizia italiana. Il lavoro fatto dal giornalista e vaticanista Ragona che ha avuto accesso ai documenti inediti e all’archivio privato di Giulio Andreotti, ha permesso delineare in maniera chiara la complessa figura  di monsignor Marcinkus un uomo dal carattere distaccato e burbero, almeno stando alle testimonianze di chi ebbe modo di conoscerlo.

Godette delle  simpatie di due Santi Papi: Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II (fu grazie all’interessamento di Marcinkus che il sindacato di Solidarnosh ebbe dallo Ior  importanti somme di denaro), mentre Papa Luciani ne avrebbe voluto l’allontanamento perché anni prima, a causa dei suoi modi spregiudicati, Marcinkus aveva venduto la Banca cattolica del Veneto e il piccolo Banco San Marco senza che ne informasse il patriarca di Venezia, che allora era proprio Albino Luciani e l’episcopato veneto. E quando andò a Roma per chiedergli spiegazioni: “Sono stato trattato come un bidello!”.

Amico di Andreotti ebbe con lui anche un “rapporto singolare fatto di lettere e di telefonate, scambi di doni e cortesie” e a far da tramite a questi due personaggi fu il monsignor Donato De Bonis, un “importante pezzo grosso dello Ior” che aveva,come si evince dalle ritrovate lettere, una vera e propria adorazione per il politico democristiano.

Mentre chi presentò Robero Calvi a Marcinkus  fu il siciliano Michele Sindona e il figlio Carlo Calvi contattato telefonicamente in Canada dove vive tutt’ora, ha descritto che quello che intercorreva tra il monsignore, suo padre e la sua famiglia andava al di là di un semplice rapporto di lavoro: “Non nascondo che eravamo in imbarazzo quando nostro padre ci disse che Monsignore quella sera avrebbe dormito in casa da noi”.

Peccato però che Marcinkus, dopo l’arresto del banchiere nel 1981 e la sua morte a Londra l’anno successivo, abbia sempre negato in maniera categorica qualsiasi contatto con la famiglia Calvi, negandosi più volte persino alla moglie Clara che gli chiedeva udienza.
Da allora sono passati trent’anni e gli sforzi di Papa Francesco che già nel 2013 ha avviato una commissione pontificia che doveva riferire sullo Ior formulando delle proposte di riforma, sono state vane se ancora non si è giunti ad alcuna soluzione: “Santo Padre nonostante la nostra insistenza lo Ior non ci ha mai fornito i documenti richiesti”. E circa il nuovo statuto che attualmente è ancora fermo al 1990 e non più in linea con i dettami richiesti dall’AIF (l’authority vaticana), il tentativo di riformarlo è caduto praticamente nel vuoto.
A nulla sono serviti i contatti con l’attuale presidente dello Ior il francese Jean Baptiste de Fransu per meglio comprendere la nuova linea di condotta di quell’Istituto. Interpellato diverse volte sull’argomento egli ha risposto con un secco, “No grazie!”
Foto: Fabio Marchese Ragona con il Papa
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