Passa dal Duomo la guerra sotterranea che divide la Chiesa

A guidare la carica della Controriforma liturgica è l’architetto Stefano Maccarini Foscolo

Arrivano i “loro”, quelli della Controriforma; la cavalleria di Malta, i Cavalieri dell’ospedale di S.Giovanni di Gerusalemme, già Giovanniti o Ospitalieri, già Cavalieri di Rodi. A guidare la carica della Controriforma liturgica è l’architetto Stefano Maccarini Foscolo, nel doppio ruolo professionale e spirituale.

Proprio in questi giorni in cui la Cattedrale di Reggio chiude (circa un mese) per l’installazione del nuovo altare di marmo, della nuova cattedra episcopale e del nuovo candelabro che sorreggerà il cero pasquale, lo scontro sui recenti rinnovamenti liturgici è all’apice. E troverà il punto di non-ritorno nel libro di Maccarini, di imminente uscita, L’assassinio della Cattedrale, dove la semplice sostituzione di una preposizione articolata rispetto al capolavoro di T. S. Eliot (da “nella” a “della”) , getta una luce inequivocabile sull’intento dell’animoso libello.

Lo scontro che si sta consumando da mesi, un po’ in sordina, perlopiù tra le pagine di alcuni giornali e riviste specializzate, nei comunicati apparentemente poco significativi di alcuni esponenti di curia (la cui esegesi non è facile ma sempre estremamente interessante), potrebbe apparentemente non coinvolgere il ben più vasto popolo di Dio. Ma in realtà sottende una divisione di prospettiva pastorale (e dunque di fondamento teologico) che attraversa la Chiesa pressoché da sempre.

Da una parte una visione se vogliamo più dinamica e aperta alle novità e ai cambiamenti, dall’altra una più statica, conservatrice (sia detto senza allusioni necessariamente negative) e inamovibile sulle tradizioni. Gli ultimi anni di vita reggiana sono stati caratterizzati anche da quello che alcuni osservatori hanno definito un neo-Rinascimento (solo restaurativo ed architettonico, beninteso) e nel quale la “renovatio” dei principali templi cittadini (Ghiara, S.Prospero e da ultimo appunto il Duomo) l’ha fatta da padrone.

Ma quello che fino a ieri poteva essere un movimento di malumori che inevitabilmente accompagna importanti operazioni storico-economiche (causa esclusioni, personalismi, piccole o grandi differenze di vedute), è diventato precisa fazione oppositiva principalmente al lavoro di colui che ha guidato e traghettato, tra mille difficoltà, il grosso del lavoro: l’ufficio diocesano dei beni ecclesiastici retto da monsignor Tiziano Ghirelli. Proprio nell’affaire Cattedrale di Reggio, la Madre di tutte le chiese locali, il pulpito stesso da cui un Vescovo si esprime in tutta la sua autorevolezza, il centro stesso della cristianità locale.

Cosa ha mosso la vis contro-rinnovatrice dell’architetto Maccarini e dei suoi? Ufficialmente l’elenco sarebbe lungo e prevalentemente tecnico: sintetizziamo parlando della diatriba sul “dialogo” dei diversi spazi architettonici (a partire dall’altare) e della croce gloriosa (“zen” secondo i detrattori di Malta) del giapponese Nagasawa che dovrebbe pendere dall’alto. La battaglia sull’adeguamento liturgico o “stravolgimento” liturgico (sempre secondo gli architetti “ancien regime”) è destinata a riservare molti altri colpi di scena da qui a novembre, quando cioè, in occasione della Dedicazione della Cattedrale, si terrà l’inaugurazione delle nuove opere. E mentre il Cavaliere (di Malta) Stefano Maccarini Foscolo raccoglie proseliti sul sito www.soscattedrale.re.it, la battaglia della liturgia difficilmente potrà piacere al vescovo Adriano Caprioli non lontano dall’abbandonare la diocesi per raggiunti limiti d’età e sotto il cui episcopato peraltro molti degli innovativi lavori sono stati realizzati.

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