L’intervento è stato promosso da Stu Reggiane spa, società di trasformazione urbana pubblico-privata costituita dal Comune di Reggio Emilia e da Iren Rinnovabili, nell’ambito del Programma di riqualificazione urbana Area Reggiane-Quartiere Santa Croce.
Nel Capannone 18 si sono già insediate o si installeranno prossimamente, con i loro laboratori di ricerca, trasferimento tecnologico e uffici, cinque imprese importanti: Ask, Bema/Elettric80, Grasselli, Studio Alfa e Webranking. La struttura ospiterà complessivamente fino a 400 tecnici e addetti, spiega Luca Torri, ad di Stu Reggiane spa.
DA GRANDE ‘BASILICA’ DELLA MECCANICA DEL NOVECENTO... – Il Capannone 18 è un colosso di 8.600 metri quadrati di superficie al piano terra; con una lunghezza di 174 metri, costituisce la sponda nord del quadrante sud-est dell’area Reggiane: un segmento del tessuto urbano caratterizzato da quelle che vengono chiamate “grandi basiliche”, per la loro tipologia ‘a transetti laterali’.
E’ una cattedrale della meccanica, ed ora delle moderne tecnologie, composta da tre navate di altezza diversa: a sud la minore a falda unica di 8 metri, al centro la maggiore a doppia falda di 18 metri e a nord quella a due spioventi di 15 metri.
L’architettura è costruita su uno scheletro di 28 portali in acciaio chiodato, che compongono una prospettiva organizzata in piazze di lavoro, in cui si ospitavano differenti fasi della costruzione di enormi serbatoi, locomotive a vapore e altri componenti meccanici. Il Capannone 18, ai temi delle Officine meccaniche Reggiane era infatti chiamato “Caldareria”. Parte integrante della geografia delle Reggiane, questo edificio testimonia il periodo di massima estensione, sia operativa che commerciale.
Il ‘paesaggio’ interno è separato da quello esterno da murature in mattoni che, opportunamente collegate da archi (a sesto ribassato e paraste), sorreggono le capriate in acciaio. Finestre a nastro per tutta la lunghezza e ampi portali d’accesso filtrano la luce necessaria ai piazzali interni di lavoro, svelando quel rapporto reciproco tra paesaggio incluso ed escluso.
La grande fresa presente nell’ingresso ovest è il guardiano del Capannone 18. Depredato, spogliato e smontato in ogni parte, il macchinario-simbolo ha però resistito per consegnarsi alla comunità come testimone resiliente della cultura della fatica, del lavoro, del sacrificio. Ma anche dell’ingegno, della sapienza e dell’intelligenza. Una sfinge contemporanea, quasi impossibile da replicare, che continuerà a custodire la memoria di una intera comunità sotto lo sguardo vigile del carroponte.
Si recuperano e rendono leggibili i ‘segni del tempo’, vengono consolidati e trasformati in un insieme di informazioni, note, appunti e racconti, trasformando tali segni in una ‘narrazione del tempo’, del lavoro e della vita alle Reggiane.
“Il Capannone 18 – continua Oliva – rivela all’interno la sua storia, come una grande sala affrescata dove si moltiplicano le prospettive e i punti di vista. La fabbrica, dopo la bonifica dall’amianto e il consolidamento strutturale, ha ritrovato il suo aspetto originale; le prospettive interne, proprio per loro dimensione, appartengono alla più ampia scala urbana, a tratti persino paesaggistica. La struttura così riconfigurata richiama quella di un quartiere, di uno spazio urbano appunto, pur mantenendo l’identità e la postura dell’officina nei suoi elementi strutturali storici”.
La sostituzione per parti del manto di copertura hanno introdotto ampi scorci di luce naturale, che hanno permesso una reinterpretazione dello spazio: corti urbane su cui si attesteranno nuovi affacci, piazze e attraversamenti. I muri di cinta e dei grandi capannoni si ‘decostruiscono’, coagulando paesaggio interno ed esterno verso l’unica esperienza urbana della città.
… E UN HUB TECNOLOGICO CONTEMPORANEO – Coniugare testimonianza e innovazione è stato possibile grazie a una nuova costruzione (l’interno nuovo) nel già costruito (l’edificio storico).
L’Esterno prosegue all’Interno mediante la sequenza di portali e squarci zenitali. Il paesaggio delle Reggiane, di piazzale Europa, del quartiere Santa Croce entra ovunque nel Capannone 18, dilatando il senso di appartenenza.
Gli spazi ad alta tecnologia dei laboratori sono stati realizzati mediante la giustapposizione di blocchi in legno, introducendo flessibilità e reversibilità degli spazi. “Le forme astratte, scorrevoli, disposte e sovrapposte, combinano un paesaggio di relazioni fisiche anche tra soggetti funzionali diversi, obbligandoli ad una necessaria contaminazione del sapere”, spiega ancora l’architetto Oliva.
Una contaminazione del sapere, scientifico-tecnologico e umanistico, che è filosofia del Parco Innovazione e matrice dell’Economia della conoscenza che nel Parco si va realizzando. “Un’architettura fisica per un modello di conoscenza, che promuove una comunità tecnologica, le cui radici ben si fondano nella Città delle Persone”.
Gli impianti, inseriti come residui del processo industriale, ricalcano le ‘geografie’ dei percorsi meccanici interni al fabbricato, riutilizzando passaggi, ‘forometrie’, mensole e travi.
Il Capannone 18 diviene così, oltre a un edificio novecentesco restaurato, recuperato e rifunzionalizzato, anche un elemento identitario, un segno forte del paesaggio urbano e del quartiere.
I volumi, inseriti all’interno del grande vuoto basilicale, sono adibiti prevalentemente ad uffici e laboratori e contribuiscono a mettere in relazione il rapporto di scala tra fabbrica e uomo.
Sul piano fisico e spaziane, nello stesso tempo, terrazze, sbalzi e ponti registrano il programma funzionale interdisciplinare a cui l’edificio è destinato, sottolineando il rapporto tra forma e funzione.
“Nei blocchi delle nuove architetture, prevale l’astrazione materica del legno e del policarbonato, per un dialogo mai competitivo con la sintesi costruttiva del Capannone 18”.
La configurazione dell’edificio si presenta all’interno a pianta semilibera, impostato su una maglia strutturale in acciaio con campate di circa 6 metri. Lo schema di layout, rispettoso del rigore della scansione della struttura, è tuttavia libero dal punto di vista distributivo, organizzativo e temporale. Il layout interno è un racconto sospeso tra passato e futuro, dove le aziende contribuiscono a determinarne la qualità relazionale e funzionale.
All’esterno sono stati realizzati i manufatti per servizi tecnologici, per accogliere parcheggi privati e spazi tecnici; tali elementi trovano coerenza formale, in chiave sintattica, con la tipologia basilicale dell’architettura storica.
“Nel patrimonio architettonico dell’area Reggiane, persiste una verità dinamica, poiché si tratta di un insieme aperto, non definitivo, in perenne mutamento – osserva l’architetto Oliva – La reciprocità tra uomo e macchina ha conquistato un ruolo determinante, d’influenza su qualsiasi elemento architettonico, per risolvere con la massima efficienza il concetto di funzionalità. Se il processo industriale è stato il principale elemento di mutazione morfologica della fabbrica, la visionarietà e l’avanguardia sono stati i principi ispiratori della trasformazione tipologica di ogni singolo capannone”.
AVANZAMENTO DEL PRU – Il Programma di riqualificazione urbana Area Reggiane-Quartiere Santa Croce, realizzato da Stu Reggiane spa, raggiunge una dimensione di investimento pubblico-privato stimabile in circa 50 milioni di euro, costituita principalmente dal contributo ottenuto attraverso il Bando nazionale aree urbane e periferie, del valore di 17,8 milioni di euro, dalla partecipazione di Iren Rinnovabili e dal cofinanziamento da parte di soggetti pubblici e privati per un importo di circa 29 milioni di euro: esso rappresenta uno dei maggiori investimenti sul territorio reggiano degli ultimi decenni, funzionale ad un nuovo modello di sviluppo produttivo e tecnologico, al passo con gli hub europei.
Quello ottenuto con il Bando nazionale aree urbane e periferie è il secondo finanziamento governativo per l’area Reggiane-Parco Innovazione e il quartiere Santa Croce, dopo quello di circa 10,9 milioni di euro, erogato attraverso il Piano nazionale Città, a cui si sono aggiunti 2 milioni di euro finanziati dalla Regione Emilia-Romagna attraverso il Documento unico di programmazione e 3,5 milioni di euro da parte del Comune.
L’investimento per la riqualificazione del Capannone 18 è stato pari a 15.240.000 euro, Iva inclusa.
La superficie complessiva del Parco Innovazione è di 148.000 metri quadrati, l’ambito oggetto di rigenerazione urbana da parte della Stu Reggiane spa è infatti pari a circa il 50% dell’intera area delle Officine meccaniche Reggiane.
In tema di avanzamento dei lavori del Pru, dopo la conclusa riqualificazione del piazzale Europa (primo stralcio) nei mesi scorsi, oggi è appunto da registrare il compimento dei lavori di recupero del Capannone 18 delle Reggiane, quale sede di uffici e centri di ricerca e progettazione tecnologica.
Prossimi step sono l’avvio dei lavori di: riqualificazione del Capannone 17; riapertura del braccio storico di viale Ramazzini ora intercluso nell’area Reggiane; del secondo stralcio di piazzale Europa. E’ stato altresì messo a gara l’intervento per la riapertura di viale Ramazzini, lato ovest, finalizzato alla riapertura di questo tratto oggi chiuso. Si tratta di opere di rilevanza pubblica a servizio sia del Parco Innovazione sia del quartiere Santa Croce.
Sono ricompresi nel Pru Reggiane-Santa Croce gli interventi di recupero dei Capannoni 15A (l’edificio parallelo alla ferrovia storica, ben visibile dalla stazione centrale, con la scritta ‘Reggiane’), 15B e 15C (sistemati perpendicolarmente al primo, formando una cortina continua a est dell’area del Parco Innovazione), che saranno oggetto di rigenerazione, con riqualificazione architettonica e funzionale ed ospiteranno fra l’altro l’Archivio storico delle Officine Reggiane, l’Academy aziendale di Iren, nonché nuove aziende e servizi alle imprese e alle persone.
E’ inoltre ricompreso nel piano degli interventi l’ambito di riqualificazione di Santa Croce per il quale sono stati individuati immobili oggetto di Riuso su viale Ramazzini, via Gioia, via Veneri, riqualificazioni di strade del quartiere.
– il Centro internazionale dell’infanzia Loris Malaguzzi, sede fisica del ‘Reggio Emilia approach’, luogo di ricerca pedagogica ed educativa, ‘simbolo’ dell’apporto umanistico all’Economia della conoscenza basata sulle Competenze distintive di Reggio Emilia (Educazione, Meccanica-Meccatronica, Agrifood, Energie rinnovabili). Il Centro internazionale si trova negli antichi stabilimenti reggiani della Locatelli, acquisiti e completamente riqualificati dal Comune;
– il Capannone 19, sede del Tecnopolo, acquisito e riqualificato a sua volta dal Comune insieme con la Regione Emilia-Romagna ed operativo da alcuni anni, quale polo di ricerca industriale e trasferimento tecnologico del Parco Innovazione, con sedi e laboratori fra l’altro di Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Crpa-Centro ricerche produzioni animali e Fondazione Rei-Reggio Emilia Innovazione. Il Tecnopolo di Reggio Emilia è parte della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna.