Un altro erede della insipienza umana fu certamente Joseph Lister, chirurgo scozzese, l’inventore e il più autorevole divulgatore del metodo di antisepsi che prese il suo nome.
Nacque il 5 aprile 1827 in un’agiata famiglia quacchera a Upton, nell’Essex, figlio di Joseph Jackson Lister, pioniere nell’utilizzo del microscopio composto, fu il primo che misurò accuratamente il diametro dei globuli rossi. Joseph alle scuole quacchere imparò a parlare fluentemente francese e tedesco, che erano a quel tempo le lingue principali della ricerca medica. Frequentò l’Università di Londra, una delle poche permesse ai quaccheri in quel tempo.
Inizialmente studiò nella facoltà di Lettere, ma all’età di 25 anni si laureò con lode in medicina ed entrò nel “Royal College of Surgeons”. Nel 1854 Lister divenne primo assistente e amico del chirurgo James Syme di Edimburgo, considerato allora il miglior chirurgo di Inghilterra
Grazie al sacrificio di Semmelweis e ai lavori di Pasteur che avevano mostrato come i germi patogeni siano presenti ovunque, Lister pensò che si dovevano usare disinfettanti sia nella pratica della medicina che in sala operatoria. Basandosi sui lavori dell’insigne medico francese che aveva inaugurato l’era batteriologica, Lister si mise alla ricerca di una sostanza chimica che, senza danneggiare i tessuti organici, fosse in grado di distruggere i microrganismi responsabili delle infezioni chirurgiche. L’acido fenico o fenolo rispondeva a tali requisiti e la sostanza venne generosamente impiegata nella disinfezione delle sale operatorie, dello strumentario chirurgico, delle mani e dei camici degli operatori.
“La chirurgia è del tutto cambiata” scrisse Lister al padre nell’ottobre 1867. Lo stesso principio di antisepsi viene praticato in notevole anticipo, ma con minore pubblicità, nel 1866 a Novara dal medico Enrico Bottini (Stradella 7 settembre 1835 – Sanremo 11 marzo 1903) senza suscitare alcun entusiasmo. Al metodo di antisepsi si andò gradualmente affiancando il metodo “asettico”, ossia quello della più rigorosa pulizia e sterilizzazione di tutti gli oggetti destinati a venire a contatto con il campo operatorio. Anche qui è doveroso ricordare che Lister fu a lungo osteggiato e deriso per le sue idee, ma lentamente la sua celebrità si diffuse in patria e all’estero.
I colleghi pensarono che fosse matto da legare perché prima di operare si lavava le mani, si toglieva la giacca e si rimboccava le maniche. A quei tempi i chirurghi indossavano una lunga veste nera che veniva utilizzata per anni e anni, fino a quando acquistava una bella patina di sporco con decorative macchie di sangue che erano l’orgoglio di colui che le poteva mostrare. Nelle asole della giacca poi, i chirurghi infilavano alcuni fili di seta che potevano tirare e usare come legature quando se ne presentava l’occasione.
Nel reparto di Lister i camici divennero bianchi, i ferri chirurgici venivano bolliti e le corsie puzzavano di acido fenico, ma nessuno moriva più per suppurazioni delle ferite. Nelle altre corsie, invece, era diffuso l’odore di carne putrefatta dovuta alla mortale cancrena. Ci volle tempo perché il metodo di Lister conquistasse il mondo della chirurgia e vincesse il pregiudizio, ma alla fine l’antisepsi e l’asepsi furono adottate in tutte le sale chirurgiche del mondo, così come il sistema di legatura con catgut per i punti interni, altra scoperta di Lister. Il suo metodo consentì le più clamorose conquiste della chirurgia moderna.