Dall’analisi risulta che nei primi cinque mesi del 2015 le assunzioni sono aumentate del 2,3% rispetto alle attivazioni registrate nello stesso periodo di un anno prima, mentre nel periodo di entrata in vigore del contratto a tutele crescenti, le assunzioni sono aumentate addirittura del 5,2%.
Significativo (+8,8%) il balzo compiuto dai rapporti a tempo indeterminato, ora fortemente incentivati, la cui quota sul totale sale dal 34,9 al 37,1%. Mentre la quota dei contratti a tempo determinato cala dal 65,1 al 62,9%.
In calo rispetto al 2014 il numero delle cessazioni dei rapporti di lavoro: 530 contro 1.761.
Più nel dettaglio, i contratti di lavoro attivati dal 1° gennaio di quest’anno al 31 maggio, che hanno usufruito della decontribuzione triennale prevista dalla normativa, sono stati 259 su un totale di 698 assunzioni, mentre i contratti a tutele crescenti, attivati dall’entrata in vigore del Jobs Act lo scorso 7 marzo, al 31 maggio 2015 sono stati 306.
Significativo anche il dato delle trasformazioni della tipologia dei contratti, che segnala un miglioramento della qualità del lavoro: a fine maggio sono state infatti 93 le trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato, di cui 85 per effetto dell’esonero contributivo.
I primi effetti del Jobs Act si traducono quindi in assunzioni, con contratto a tutele crescenti, da parte di piccole e grandi imprese reggiane. L’incremento dei contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato è legato in parte alla stabilizzazione degli attuali precari (tempo determinato), ma principalmente a nuove assunzioni in senso stretto, derivanti da incremento di produzione e prospettive di crescita delle aziende.
“I primi dati che emergono sugli effetti della riforma del lavoro sono incoraggianti – commenta Mauro Severi, Presidente di Unindustria Reggio Emilia – Si tratta di un monitoraggio effettuato dai nostri uffici e si riferisce ad un campione di aziende del sistema Confindustria, da cui emerge un trend complessivamente favorevole con un saldo positivo di nuova occupazione. Il Jobs Act, dunque, sta mostrando i primi effetti, anche se è presto per parlare di un cambio di passo dell’occupazione. Certo è che si tratta di una nuova dimostrazione che ogni dose di flessibilità nel mercato del lavoro produce effetti positivi. La prosecuzione del trend – continua Severi – dipenderà soprattutto dal consolidarsi di una vera ripresa economica. Gli sgravi contributivi rendono vantaggioso il nuovo contratto a tempo indeterminato, ma certamente il governo deve mettere il piede sull’acceleratore per migliorare le condizioni in cui operano le imprese italiane, a cominciare dalla riduzione del carico fiscale per poi passare allo snellimento della burocrazia e al miglioramento delle infrastrutture. Rimane ora da capire – conclude – fino in fondo quale sarà l’impatto che avrà la situazione greca sui mercati finanziari mondiali e sull’economia reale”.