Cascina – Jan Garbarek, vera e propria leggenda che da 50 anni detta lo stile del jazz europeo, sarà in concerto giovedì 13 aprile ore 21.15 alla Città del Teatro di Cascina (via Tosco Romagnola 656, Pisa) nell’ambito di “This is jazz!” la nuova rassegna promossa da Toscana Produzione Musica e Fondazione Sipario Toscana con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana, Fondazione Pisa e Fondazione CR Firenze.
Già parte dell’European Quartetto di Keith Jarrett oltre che una tra le bandiere della prestigiosa etichetta ECM, il maestro norvegese del sax sarà accompagnato dalla sua band: il pianista e tastierista tedesco Rainer Brüninghaus, parte del gruppo da trent’anni, il bassista brasiliano Yuri Daniel, e uno special guest d’eccezione: il percussionista indiano Trilok Gurtu, musicista in grado di abbattere, col suo stile eclettico, le barriere tra le tradizioni del mondo occidentale e orientale, già a fianco di stelle del firmamento jazz come Don Cherry, John McLaughlin, Ralph Towner, Pat Metheny, Larry Coryell, Joe Zawinul (info e prezzi: www.cittadelteatro.com, prevendite in teatro e su TicketOne).
Forte di una carriera pluridecennale, alla soglia dei 76 anni Garbarek continua a battersi per esperienze musicali nuove, preferibilmente live. “Cerco suonare ciò che io stesso vorrei ascoltare”, dice, e continua: “quando i musicisti sentono che sono dentro al ritmo è un incantevole momento di pura felicità. Quella sensazione è assoluta euforia”.
Nato nel 1963, il padre un ex prigioniero di guerra polacco e la madre figlia di un contadino norvegese, Garbarek è stato ispirato più da John Coltrane che dai Beatles. Proprio nella sua città, Oslo, assiste a un concerto con il musicista indiano Ravi Shankar, all’epoca non ancora celebre, e rimane incantato. Ma ha anche a cuore le canzoni norvegesi, la musica elettronica di sua figlia Anna, le sonorità africane e la musica contemporanea.
“Durante gli anni sono diventato una specie di spugna – spiega – si può dire che la musica che facciamo sia un vero ibrido imbastardito. Non si tratta di raggiungere un qualsiasi tipo di perfezione o rimanere fedele a una certa tradizione. In effetti, è proprio l’opposto. Può essere di gran lunga più interessante lasciare alcune cose nell’area dell’ignoto. Dobbiamo piuttosto curare e andare avanti con le nostre imperfezioni, che fuggire da esse”.
In foto Jan Garbarek