Il Governo ha emanato a fine aprile un decreto che dovrebbe consentire una correzione dei conti pubblici pari a circa 3,4 miliardi di euro e che contiene novità fiscali che impattano pesantemente sulle imprese soprattutto su quelle piccole e medie. Alcune delle misure introdotte – seppur con il condivisibile intento di contrastare le frodi sul mancato versamento dell’IVA sulle forniture nei confronti soprattutto degli enti pubblici – tolgono liquidità alle imprese e incrementano la formazione di crediti verso l’erario che vengono poi rimborsati in tempi molto lunghi.
La situazione è aggravata dal limitatissimo lasso di tempo previsto dalla norma (pubblicata il 24 aprile) per ottemperare alla stessa (dal 1° luglio prossimo). La manovra correttiva in esame riduce inoltre sensibilmente l’arco temporale entro cui può essere spesata l’IVA pagata sull’acquisto di beni e servizi.
Le modifiche previste, esigendo l’aggiornamento dei sistemi gestionali e contabili, comportano, fra l’altro, elevati costi di adeguamento. Come abbiamo più volte dichiarato l’obiettivo di contrastare in modo efficace l’evasione fiscale incontra il nostro pieno apprezzamento perché essa – penalizzando l’equità, distorcendo la concorrenza, violando il patto sociale, peggiorando il rapporto tra cittadini e Stato e riducendo la solidarietà – ostacola lo sviluppo economico e civile. Non possiamo tuttavia ignorare la circostanza che gli obblighi introdotti comportano adempimenti complessi ed eccessivamente costosi per le imprese.