"Si era presentata come un'azienda etica, attenta alla formazione e all'innovazione: invece si è dimostrata come tutte le altre": alla NTV, che gestisce Italo, c'è aria di licenziamenti. I primi sono avvenuti proprio in Toscana tra il personale di terra, spiegano in conferenza stampa il segretario regionale FILT CGIL Andrea Gambacciani e il membro della segreteria Metello Borchi: tre ragazze tra i 25 e i 28 anni hanno visto sparire il proprio nome dalla lista dei turni senza una valida motivazione. "Avevano ottenuto ottime valutazioni e non c'erano mai state lamentele", afferma Gambacciani.
I dipendenti di Italo – un migliaio a livello nazionale e 35 in Toscana – sono stati selezionati in modo accurato e complesso: alcuni hanno persino lasciato lavori precedenti, nella speranza di un contratto duraturo e di una posizione stabile all'avvio della nuova azienda. L'assunzione prevedeva un contratto di apprendistato, di durata massima di 18 mesi, e la successiva riconferma a tempo indeterminato. Invece tutti i dipendenti sono stati costretti ad accettare un contratto di solidarietà con la riduzione dell'8% del monte ore e – di conseguenza – dello stipendio. Le ragazze sono state licenziate due il 27 Febbraio scorso e una il 23 Marzo con un preavviso telefonico di 48 ore, mentre le regole prevedrebbero un preavviso di 45 giorni.
"Il contratto di solidarietà è un ammortizzatore sociale di tipo inclusivo, per cui tutti ci dovrebbero rientrare" – osservano i sindacalisti. Quindi, perché questa distinzione? E soprattutto, perché questa fretta?
Sembra che l'azienda sia in crisi: il periodo di startup è stato prolungato e i contratti di solidarietà mirano a un risparmio sul personale. Ma i dirigenti non hanno mai voluto ammettere ufficialmente di trovarsi in un periodo di difficoltà, nemmeno nelle lettere di licenziamento.