Italia più povera, crescono le rinunce agli asili nido

Firenze – L’area più interessata è il Centro-Nord: crescono le rinunce per motivi economici negli asili nido, secondo i dati emersi dall’indagne nazionale “Nidi e/in crisi”, realizzata dall’Istituto degli Innocenti per il quarto anno consecutivo. I dati sono quelli reòativi all’anno scolastico 2015/2016 in 50 comuni italiani.

Le rinunce per motivi economici sono passate dal 12,91% del 2014/2015 al 14,71% dell’ultimo anno analizzato. Un aumento che si accomagna alla morosità, passata dal 10,41% all’11,23%. E sono soprattutto le regioni centrali a incidere su questi dati. In media per 100 posti disponibili al nido, sono 106 le famiglie che fanno domanda. Di quelle che vengono inserite in graduatoria, però, 13,3 rinunciano ancor prima di entrare. La quota di bambini che comincia ilpercorso è pari allì’86,7, ma quelli tra loro che lo interrompono nei primi tre emsi dell’anno ecucativo sono sei, principalmente per motivi economici. I dati sono stati presentati nel corso di un seminario dedicato ai servizi per l’infanzia a cui  hanno preso parte il vicesindaco del Comune di Firenze Cristina Giachi, nonché presidente della Commissione istruzione Anci e un gruppo  di assessori all’istruzione provenienti da tutta Italia.

Fra i cittadini che proseguono nel percorso scolastico dei loro bambini,  3,5 famiglie hanno difficoltà a pagare la retta. Il risultato è che solo poco più del 70% dei bambini chiamati frequenta regolarmente il nido. Ciò avviene maggiormente al centro-nord piuttosto che nel sud Italia, nonostante una sostanziale disparità di posti disponibili nei nidi in favore delle famiglie che vivono nelle regioni settentrionali.

Ed ecco i numeri: al centro-nord quasi un terzo delle famiglie fa domanda per iscrivere il figlio al nido (27,6%) e quasi tutte vengono soddisfatte (27,1%), mentre la percentuale di bambini accolti è del 26%. Al sud la percentuale di chi fa domanda è del 10,8% e il tasso di copertura è pari all’8%, mentre i bambini accolti rappresentano il 5,4%. Ebbene,  le rinunce sono maggiori nelle regioni centrali e settentrionali, rispetto a quelle meridionali, mentre i fenomeni di morosità sono il triplo al centro-nord piuttosto che al sud. Al nord le rinunce passano in un anno dall’11,97% al 13,43%; al centro dal 14,17% al 18,02%; mentre al sud e nelle isole calano dal 9,53% al 7,64%. Il tasso di morosità al nord cala dal 12,21% all’11,91%, mentre cresce al centro passando dal 10,32% al 14,04% e scende al sud, dal 3,91 al 3,03%.

In sintesi, ecco la conclusione di Aldo Fortunati, responsabile Area Educativa Istituto degli Innocenti : “La maggiore diffusione dei servizi non garantisce di per sé la loro reale accessibilità se ci si mette di mezzo una retta da pagare. Non è possibile parlare dell’educazione in fascia 0-6 come di un diritto e poi dire che questo diritto si paga”.

 

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