“La terribile lingua tedesca” (“The awful German language”). Così si intitola un saggio dello scrittore americano Mark Twain pubblicato nel 1880. “Deutsche Sprache, schwere Sprache” (“lingua tedesca, lingua difficile”) è invece la giustificazione più ricorrente tra gli studenti di Germanistica che non hanno passato lo scritto su Kant. Insomma sembra proprio che lo spettro della lingua tedesca si aggiri per l’Europa (e non solo) terrorizzando coloro che avrebbero voluto salutare i vicini di ombrellone con i calzini bianchi e le Birkenstock alle terme die Baden-Baden.
In realtà la presenza degli attuali 158 Goethe Institut in 98 paesi, di cui 7 in Italia, testimonia una storia ben diversa nel segno del successo glotto-pedagogico. “Il Goethe”, così lo chiamano gli studenti di DaF/DaZ (“Deutsch als Fremdsprache”/”Deutsch als Zweitsprache”-tedesco come lingua straniera/seconda lingua) è un istituto di cultura della Repubblica Federale di Germania fondato nel 1951 sulle ceneri della precedente “Deutsche Akademie”.
Il problema è che entro Gennaio 2024 dopo ben 70 anni saranno chiusi i centri Goethe di Torino, Trieste e Genova. Si tratta di una notevole perdita per il dialogo culturale fra Italia e Germania.
Il primo istituto fu fondato ad Atene nel 1952 ed i primi corsi di lingua in Germania si tennero nelle pittoresche Bad Reichenhall, Murnau e Kochel, inaugurando quella tendenza particolare dell’istituto a fondare i suoi centri in Germania lontano dalle grandi metropoli.
In linea con il Ministero Federale degli Affari Esteri Tedesco il “Goethe Institut” eroga corsi di tedesco, corsi di formazioni per insegnanti di DaF/DaZ e sostiene le oltre 100.000 scuole in tutto il mondo che offrono corsi di tedesco. Aiuta inoltre studenti e professionisti stranieri nella creazione del loro percorso verso la Germania ed offre la possibilità di certificare il proprio livello linguistico con i “Goethe Zertifikate”. L’istituto organizza ugualmente programmi di scambio e per i giovani, festival internazionali.
Il Goethe però è molto di più di una scuola di lingua: le sue 95 biblioteche, i suoi 20.000 eventi culturali l’anno, le sue cooperazioni e coproduzioni culturali, e le sue attività orientate “ai valori di un ordine sociale democratico, liberale e rispondente allo Stato di diritto” all’insegna della democrazia testimoniano la volontà di affermarsi come istituto polivalente.
In Italia, il Goethe-Institut, la cui sede di coordinazione si trova a Roma, si occupa della collaborazione pedagogico-culturale italo-tedesca cercando di suscitare simpatia e interesse per la Germania e per la cultura tedesca contemporanea, stimolando il dialogo a livello europeo.
La rubrica “Società ed attualità” sul sito ufficiale offre interessanti spunti di riflessione sul panorama socio-politico e culturale tedesco attuale. Ad esempio “Nati dopo l’89” offre un ritratto della generazione post-cortina di ferro italiana e tedesca attraverso reportages e mostre organizzate in vari Goethe Institut nei due paesi e mostra come la caduta del muro e la seguente unificazione di “due Germanie” in un’unica entità seguita poi dalla creazione di un’Unione Europea abbia influenzato le loro vite.
Attuale è anche il dibattito sul “Postcolonialismo tedesco”. Gli articoli ed i podcast proposti in questa sezione, come quello di Sarah Imani e Karina Theurer sull’“accordo di riconciliazione” del giugno 2021 fra Germania e Namibia nel quadro del genocidio delle etnie Ovaherero e Nama durante la guerra coloniale del 1904-1908, sottolineano il ruolo di primo piano delle pratiche decoloniali, della restituzione museale e più ampiamente della “transcultural attentiveness”.
Gli articoli della sezione “Cultura della memoria” incitano all’esercizio della rimemorazione: Si ricordano le “Stolpersteine”: lastre quadrate di ottone incastonate nel marciapiede davanti all’ultimo domicilio delle vittime del nazismo sulle quali sono incise la scritta standard “qui viveva” (“hier wohnte”) nome, cognome, data e luogo di nascita e di deportazione, ideate nel 1992 dall’artista berlinese Gunter Demnig per commemorare le vittime di deportazione del Terzo Reich; e si ricordano anche le storie individuali che si celano dietro alcune di queste. Esemplare è la biografia di Ludwig Pollak, donatore del braccio mancante della statua del Laocoonte al Vaticano e deportato ad Auschwitz assieme alla famiglia nell’Ottobre 1943,
Sotto la rubrica “Letteratura” si possono trovare ottimi consigli di lettura in lingua originale e non per coloro che vorrebbero cimentarsi con la letteratura tedescofona: Tra questi si trovano “Il collezionista di mondi” (“Der Weltensammler”-2006) del bulgaro tedescofono Ilja Trojanow o “I piatti più piccanti della cucina tatara” (“Die schärfsten Gerichte der tartarischen Küche”-2010) della russa tedescofona Alina Bronsky.
La sezione “Arti” orientandosi spesso in base agli anniversari delle “grandi anime” tedesche, quali il centenario della fondazione del Bauhaus nel 2019 e il centenario della nascita del “performer artist” renano Joseph Beuys nel 2021, propone articoli sull’attuale “stato dell’arte”.
nella foto l’ingresso del Goethe Institut di Napoli